Comunali a Melito Porto Salvo: lì, dove vincono sempre i Gattopardi

melitocambiadi Claudio Cordova - C'è un po' di tutto. C'è un medico che in passato è stato sospettato di aver favorito la latitanza di Vincenzo Iamonte, c'è la figlia di un politico pizzicato a chiedere l'appoggio elettorale alla cosca Pelle e ci sono anche membri delle passate amministrazioni targate Peppe Iaria e Gesualdo Costantino che, per la Dda di Reggio Calabria, sarebbero state, a vario titolo, al servizio della potente cosca Iamonte.

Così, con questi e molti altri soggetti, Melito Porto Salvo torna al voto per eleggere il proprio consiglio comunale.

Lo fa dopo gli anni di commissariamento per 'ndrangheta, scattato all'indomani dell'operazione "Ada-Sipario", che porterà in carcere il sindaco in carica, Gesualdo Costantino, e a processo il suo predecessore, Peppe Iaria. Il terzo scioglimento per 'ndrangheta, dopo quelli operati nel 1991 e nel 1996. Un terzo possibile scioglimento, a metà degli anni 2000, sarebbe stato invece evitato grazie ai buoni uffici romani di Peppe Iaria, considerato da tanti, a Melito, la vera mente politica, anche nei mesi di amministrazione Costantino.

Torna al voto, Melito Porto Salvo, comune più grande e popoloso dell'area grecanica. Lì, dove la cosca Iamonte controlla ogni singolo respiro della vita, non solo sotto il profilo politico, ma anche sotto quello sociale ed economico. Lì dove la 'ndrangheta ha dimostrato, negli anni, di gradire maggiormente la sinistra. Una certa sinistra, massonica e dedita agli intrallazzi, come quella calabrese sa esserlo più di ogni altra: sarà, come unica voce isolata, l'allora deputata di Alleanza Nazionale, Angela Napoli, a chiedere – siamo nel 2008 – nuove procedure antimafia nel Comune di Melito Porto Salvo, dopo l'esecuzione dell'operazione "Onorata Sanità" che porterà all'arresto, tra gli altri, del consigliere regionale Domenico Crea, svelando pesanti collusioni tra politica e 'ndrangheta, facendo emergere favoritismi tra il Comune di Melito Porto Salvo ed il consigliere regionale Domenico Crea, relativamente al periodo dell'istruttoria per l'autorizzazione e l'accreditamento della "Villa Anya" (clinica privata sequestrata dai Carabinieri nell'ambito dell'operazione in questione).

Il Comune retto da Iaria non sarà sciolto, ma gli effetti della gestione targata centrosinistra verranno scoperti solo nel 2013, con l'esecuzione dell'operazione "Ada", scaturita dall'indagine del pm della Dda, Antonio De Bernardo.

Ora Melito Porto Salvo prova a tornare alla democrazia e alla normalità. E il super favorito sembra ai più essere l'ingegner Giovanni Marino, con la lista "Melito cambia", sostenuto da i colonnelli del Partito Democratico reggino. Per lui, negli scorsi giorni, si sono mossi gli onnipresenti Sebi Romeo e Nino De Gaetano, ma non solo. Una parata che - seppur con molto meno sfarzo e magniloquenza – ricorda molto le sfilate illustri (tra gli altri il deputato Marco Minniti e il senatore Luigi De Sena) che il Partito Democratico farà a sostegno di Gesualdo Costantino.

Un convegno, quello organizzato lo scorso 22 maggio, in cui Marino, Romeo e De Gaetano, parlando di sviluppo sostenibile, lanceranno un secco "no" al progetto di centrale a carbone di Saline Joniche. Dimenticando un po' tutti, però, cosa affermava, lo stesso Marino nel 2011, da vice presidente del Co.Re.Svi.T. : "[...] non può affermarsi aprioristicamente che la presenza di una centrale a carbone è un ostacolo ad un progetto di sviluppo turistico seppure molto remoto e non si può fare una scelta consapevole se prima non si conoscono le regole [...] Di centrali a carbone il nostro Paese è pieno e l'esperienza dei territori circostanti a quegli impianti non è affatto negativa [...] Il territorio potrà, tuttavia, trarre un notevole vantaggio economico, in termini di occupazione; sociale, in termini di cultura, di lavoro e di professionalità ; finanziario, in termini di minore costo dell'energia per l'utente e di milioni di euro di entrate per le disastrate casse comunali. In tal modo, gli enti locali beneficiari di queste rilevanti entrate, stimate in milioni di euro/anno, potranno impiegarli per potenziare le infrastrutture che mancano e rimodulare la rete idrica, organizzare efficienti sistemi di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani, mantenere efficiente il funzionamento dei depuratori, così ripristinando le premesse di uno sviluppo turistico che riscontra unanimi consensi [...]E' pertanto doverosa una scelta responsabile per il futuro di questo territorio da sempre abbandonato e sfruttato, che possa favorire l'occupazione ed il reperimento di risorse indispensabili per il suo sviluppo economico e sociale".

Da Minniti e De Sena si è passati a Romeo e De Gaetano.

Questo passa il convento, ma la sostanza sarebbe la medesima: l'appoggio incondizionato del Pd verso un candidato che, secondo molti, si muoverebbe in piena continuità politica rispetto alle amministrazioni precedenti, sospettate di 'ndrangheta dalla Dda. Ne è convinto, per esempio, l'ex presidente del consiglio comunale di Melito Porto Salvo, Giuseppe Salvatore Minniti, che, in una conferenza stampa, ha definito la lista e l'azione di Marino "la continuità fattiva con le amministrazioni Iaria e Costantino". L'ex esponente politico melitese parlerà di "riunioni carbonare", in cui, a fare da padrone sarebbe, tra gli altri, quell'Annunziato Nastasi già esponente della Giunta Iaria e vicesindaco con Costantino. Un soggetto, Nastasi, che apparirà anche nelle carte d'indagine dell'inchiesta "Ultima spiaggia", che andrà a colpire la cosca Paviglianiti di San Lorenzo.

"Melito cambia" si chiama la lista. Forse non troppo, però. Melito Porto Salvo ha già dimostrato, negli anni di essere restia al cambiamento, ma, anzi, di saper rigenerare i sistemi di potere di sempre, anche a dispetto di nuovi nomi e nuovi volti, in pieno stile gattopardesco. Si ha l'impressione di assistere ad una sorta di recita a soggetto, sulla falsariga dell'intuizione del principe di Salina: "Tutto deve cambiare, perché tutto resti uguale".

E nel corso di una delle ultime convention, in platea sarebbe stato avvistato anche Antonio Crea, figlio dell'ex consigliere regionale, Mimmo Crea, politico condannato per 'ndrangheta nel processo "Onorata sanità".