Sbarco migranti a Reggio: tra loro 12 donne incinte, fermati sospetti scafisti

Settecentosettantanove sono i migranti sbarcati stamani dalla nave militare "Bersagliere" al porto di Reggio Calabria.

sbarchireggio311014bisSi tratta di 633 uomini e 114 donne e di diversi minori, anche non accompagnati, quasi tutti provenienti dall'Africa centrale.

Tra le donne ve ne sono 12 in stato interessante.

Due presunti scafisti sono stati individuati dalla Polizia. Le operazioni di accoglienza sono state eseguite sotto il coordinamento della Prefettura di Reggio Calabria.

Tra i migranti sbarcati, solo una parte resterà in città, ospitata presso le strutture di accoglienza predisposte, mentre gran parte dei soggetti verrà trasferita nelle regioni del centro Italia.

"Dobbiamo renderci conto che quello dell'emigrazione è un fenomeno che l'Italia non può affrontare da sola". Lo ha detto il direttore della Caritas diocesana di Reggio Calabria, don Antonio Pangallo, dopo l'arrivo dei 779 migranti con la nave militare Bersagliere.

"Il mio augurio - ha aggiunto - è che non ci si interessi al problema soltanto quando assisteremo nuovamente, mi auguro di no, ad un nuovo genocidio nelle acque del Mediterraneo. L'Italia ha bisogno di aiuto. Ci sono altre alte responsabilità; l'Onu e l'Unione Europea hanno il dovere di intervenire. Un realtà fragile e debole come la nostra non può andare oltre il possibile. C'è una grande sensibilità da parte degli organi della Prefettura, di tutte le istituzioni civili, del volontariato che stiamo cercando di mettere in rete. Non siamo nelle condizioni di accogliere migliaia di persone. Però abbiamo dimostrato che si può fare. Il fatto stesso che il Porto di Reggio sia stato individuato come porto di attracco e che qui si possa offrire un servizio immediato di prima accoglienza a chi a rischiato la vita per cercare condizioni di vita migliori, è già tanto. Davanti a numeri come quelli di oggi - ha proseguito Pangallo - c'è da avere attenzione soprattutto per le categorie più deboli: neonati, solo questi sono 14, 100 donne, minori non accompagnati, ma contemporaneamente bisogna attrezzarci per organizzare la prima e la seconda accoglienza. Teniamo conto che il sistema dell'accoglienza è già in grosse difficoltà. Ci troviamo di fronte ad un fenomeno epocale davanti al quale non possiamo chiudere gli occhi. Davanti a questo mondo che cambia dobbiamo tutti insieme sentirci coinvolti. Come Caritas diocesana siamo di supporto e di sostegno alla rete istituzionale, al quale offriamo la collaborazione del coordinamento delle Associazioni cattoliche: una dozzina di realtà di volontariato impegnate ad offrire prima accoglienza, soprattutto ai più deboli".