"Caso Cacciola": chiesti 9 anni e 6 mesi per l'avvocato Gregorio Cacciola

cacciolagregoriodi Claudio Cordova - "Questo processo deve ridare dignità a Maria Concetta Cacciola, che non era una squilibrata come si è voluto far credere". Sono le parole del pubblico ministero Giovanni Musarò, che al termine di una lunga requisitoria ha invocato 9 anni e 6 mesi di reclusione per l'avvocato Gregorio Cacciola, imputato di violenza privata aggravata dalle modalità mafiose proprio per le pressioni che porteranno la giovane testimone di giustizia a rientrare a Rosarno e ritrattare le importanti dichiarazioni rilasciate alla Dda di Reggio Calabria nel 2011, quando deciderà di troncare con il contesto mafioso di appartenenza per rifarsi una vita.

Pressioni che costringeranno la giovane a rientrare in Calabria, fino alla tragica fine, in agosto, allorquando verrà ritrovata morta (quasi certamente uccisa) dopo l'ingestione di acido muriatico.

Il pm Musarò, trasferito da alcuni mesi a Roma ma applicato al processo, ha ripercorso la tragica vicenda di Cetta Cacciola, contestando all'imputato condotte, intercettazioni, documenti e dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Una lunga requisitoria che si è conclusa con la pesante richiesta di 9 anni e 6 mesi di reclusione: "L'avvocato Cacciola coordina tutto anche se non compare mai" dice il pm Musarò. Cacciola è l'unico ad aver scelto di essere giudicato con rito ordinario, dopo che gli altri personaggi coinvolti nel procedimento "Onta" hanno scelto il rito abbreviato, rimediando condanne da parte del Gup di Reggio Calabria.

Tra questi l'avvocato Vittorio Pisani, nel frattempo divenuto collaboratore di giustizia. Il pm Musarò, dunque, ripercorrerà le dichiarazioni di Pisani, ma anche quelle di un altro collaboratore, il medico-imprenditore della cosca Molè, Marcello Fondacaro: "Le dichiarazioni dei due non ci servivano nemmeno, il quadro era già solidissimo, ma ogni affermazione di Pisani e Fondacaro è pienamente riscontrata" dice il rappresentante dell'accusa.

Richiesta dura nei confronti dell'avvocato Cacciola, per cui il pm Musarò ha chiesto anche l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e quella dalla professione di avvocato per cinque anni. La sentenza è prevista per la fine del mese.

La famiglia Cacciola, dunque, si sarebbe impegnata per smacchiare la reputazione, l'onta, appunto, della collaborazione della giovane Cetta: "Sapeva molte cose e stava parlando dei Bellocco" afferma il pm Musarò. Da qui, dunque, la nomina di Vittorio Pisani, storico legale del clan di Rosarno, che avrebbe dovuto garantire la regolarità delle operazioni. Il dominus di tutto, però, sarebbe stato l'avvocato Gregorio Cacciola: "E' lui il vero consigliori, un consigliori di tutte le cosche della Piana: Pisani era solo un pupo" afferma Musarò. Tra i due, dunque, il rappresentante dell'accusa fa nette distinzioni: "Quando ha deciso di collaborare, Pisani non si è smarcato dalle proprie responsabilità, ma, anzi, ha dimostrato di essere davvero pentito".

Maria Concetta Cacciola, dunque, sarebbe stata ammazzata il 20 agosto perché stava per rientrare nel programma di protezione: "Gli avvocati non rappresentavano i suoi interessi" dice il pm Musarò.

Il pm Musarò si concentrerà infine anche sul ruolo della stampa e, in particolare, del giornale "Calabria Ora", che sposerà la causa dei Cacciola: "La vicenda è stata strumentalizzata per bloccare la Dda: la 'ndrangheta, infatti, era preoccupata e voleva disincentivare le varie collaborazioni di donne che stavano sorgendo, come quella di Giuseppina Pesce. Fino a quel momento, infatti, le donne erano rimaste impunite. Il fine, dunque, era quello di rendere impopolari le collaborazioni per recuperare il danno d'immagine subito. E qualcuno è stato il megafono della 'ndrangheta, inconsapevolmente, ovviamente...".