- di Alessia Candito - Svolgono un lavoro di pubblica utilità ma lavorano solo tre giorni a settimana. In una regione come la Calabria devastata dal dissesto idrogeologico, sovrintendono al fondamentale monitoraggio di fiumi e fiumare, censiscono scarichi e sversamenti abusivi, segnalano le criticità e gli interventi necessari a tutela delle coste e delle acque marine, eppure lavorano part -time. Hanno segnalato fusti abbandonati nei torrenti, discariche abusive, l'abbandono nei corsi d'acqua piccoli e grandi della regione di rifiuti, spesso speciali o pericolosi, ma l'allarme lanciato è rimasto lettera morta. Quello dei sorveglianti idraulici è un paradosso tutto calabrese di cui adesso anche il prefetto Valerio Piscitelli – su sollecitazione dei sindacati - ha deciso di interessarsi. E non solo per risolvere gli annosi – ma comuni a tutti i lavoratori del pubblico o para-pubblico – problemi di stipendi non pagati o arretrati, ma per cercare una via d'uscita nel ginepraio della normativa che ha trasformato i trecento sorveglianti calabresi in notai del dissesto, privi di qualsiasi potere e - praticamente per contratto – assenti.
"Un servizio di questo genere va fatto tutti i giorni, non come questa Giunta ha voluto fare – denuncia Antonino Zema, della Fai Cisl - un servizio h24, che va fatto su sette giorni viene fatto tre volte la settimana. Se dovesse succedere qualcosa di giovedì, venerdì, sabato o domenica, nessuno della sorveglianza idraulica sarebbe deputato a operare. Le alluvioni sono consentite in Calabria a giorni alterni o questa Giunta ha un accordo diretto con il padreterno quindi sa che in quei giorni per contratto non ci saranno problemi".
Un rebus che domani mattina alle 11 il Prefetto Piscitelli si è impegnato quanto meno a cercare di interpretare. Oltre ai rappresentanti sindacali al tavolo convocato in Prefettura ci saranno gli Assessori regionali all'Agricoltura, Michele Trematerra, alle Infrastrutture e ai Lavori Pubblici, Giuseppe Gentile e al Bilancio, Giacomo Mancini, e il commissario Afor. Ma soprattutto – promettono i sorveglianti idraulici calabresi – ci saranno i lavoratori determinati a far pesare la propria presenza fuori dal palazzo, come già hanno fatto lo scorso venerdì scorso, quando hanno portato in piazza le loro rimostranze insieme ai "colleghi" della Afor. È sotto il grande ombrello dell'ente strumentale calabrese che si occupa di forestazione che è stato creato il dipartimento di sorveglianza idraulica, ma il loro inquadramento non è quello di un normale dipendente.
Nati grazie alla legge regionale numero 31 del 19 ottobre 2009 - che ha autorizzato l'Afor ad assumere personale part-time con la qualifica di sorvegliante, addetto ai centri di digitalizzazione dei dati georeferenziali e ufficiale idraulico, necessari allo svolgimento del servizio di sorveglianza idraulica – i sorveglianti sono in larga parte tutti ex dipendenti della Why not, che in precedenza aveva in appalto la rielaborazione dei dati calabresi del settore. Ma l'iter che ha portato gli ex dipendenti dell'azienda finita al centro di tante inchieste sotto l'ombrello Afor, è stato tutto fuorchè semplice. Si è dovuto attendere il febbraio 2010 perchè l'autorizzazione regionale si trasformasse in un avviso pubblico per l'avviamento a selezione di personale, puntualmente concretizzatasi nell'assunzione a tempo indeterminato del personale part-time da adibire al monitoraggio della rete idrografica regionale. Il problema che il sindacato segnala - e per il quale ambientalisti e comitati lanciano l'allarme – è che il servizio, avviato il 20 dicembre 2012 –si svolge con "contratto part-time distribuito su tre giorni lavorativi – si legge nelle carte - ed il personale esplica, per effetto del Piano operativo 2012, esclusivamente attività di monitoraggio dello stato dei luoghi delle aste fluviali con censimento delle opere in alveo. Non è previsto lo svolgimento di servizio di piena o altri servizi di vigilanza legati al monitoraggio ambientale".
Traduzione, dicono i sindacati, si risparmia sulle risorse che potrebbero essere utilizzate per la prevenzione, per poi lasciarsi sorprendere dalle emergenze. "Se dobbiamo fare economia non possiamo continuare a rincorrere le emergenze, ma è necessario un lavoro a monte sui torrenti, su fiumi e fiumare, dando un servizio che ha una ricaduta immediata e visibile sui territori, ma soprattutto – sottolinea Zema - dando una prospettiva futura ai territori stessi e alla comunità"
E le potenzialità ci sono, così come le professionalità denunciano i lavoratori. "Questi ragazzi che sono trecento in tutta la Calabria hanno fatto tutto il lavoro necessario per il Pai, il Piano Stralcio di Assetto Idrogeologico, che servirebbe non solo per monitorare la situazione, ma anche per prevedere che tipo di interventi fare". I sorveglianti idraulici si occupano infatti del monitoraggio, ma dopo a intervenire dovrebbe essere la forestazione che – sostengono lavoratori e Rsu - ha le capacità e le competenze "ma questi lavoratori sono orfani di una progettazione e una pianificazione vera".