Reggio, parla Dattola: "Servono fatti, non miracoli. Falcomatà alzi la testa dallo smartphone e lavori"

dattolalucio11setUna lunga nota, quasi una lettera quella scritto da Lucio Dattola, oggi leader dell'opposizione e 150 giorni fa sconfitto alle elezioni contro Giuseppe Falcomatà.
Ed è proprio il giovane Sindaco il destinatario delle sue parole. Parole che sanno di accusa d'immobilismo, di polvere gettata negli occhi ma di poche cose concrete.

"Ho voluto attendere oltre il tempo canonico per esprimere un giudizio politico sul Sindaco Falcomatà e la Giunta da Lui nominata.
Ho voluto attendere perché mai nessuno pensasse che fossi spinto da animosità personale o da pregiudizi ideologici.
In questi cinque mesi il centro destra reggino ha ampiamente dimostrato volontà di collaborazione e forte senso di responsabilità per avviare a soluzione i tanti problemi che la nostra città presenta. Molte volte in Consiglio Comunale, l'unica tribuna che ad una opposizione è concessa, abbiamo collaborato su tematiche comuni, altre volte abbiamo nettamente differenziato le nostre posizioni utilizzando l'arma del voto.
Ma nonostante più volte da parte mia, e dei colleghi dell'opposizione, si sia sollecitato il Sindaco e la sua amministrazione ad assumere atteggiamenti decisionisti per alleviare le mille difficoltà che quotidianamente il cittadino incontra, si è sempre fatto orecchie da mercanti prediligendo discussioni astratte e tematiche non impellenti".

Quale impressione generale allora?

"E' - scrive ancora - che a questa amministrazione manchi un progetto chiaro di quel che Reggio Calabria, o meglio Reggio Metropolitana, debba essere e diventare in futuro. Che appunto manchi il sogno, manchi la visione, manchi la riproposizione dell'immagine di bellezza ed eleganza che Reggio nel suo passato rappresentò e che ora potrebbe tornare a rappresentare se sol si volesse.
Ma perché Reggio si riappropri del suo futuro, bisogna che l'amministrazione cambi visceralmente atteggiamento.
Basta con le lamentele sul passato, col "vorrei ma non posso" o peggio "abbiamo le mani legate" . Non è vero e il Sindaco lo sa.
La Pubblica Amministrazione non è arte per pavidi. La Pubblica Amministrazione richiede scelte audaci e decisioni coraggiose. Signor Sindaco se intorno a Lei vi sono dirigenti corrotti, li ruoti. La legge glielo consente. Se intorno a Lei vi sono persone non semplicemente indagate, e già questo sarebbe inquietante, ma addirittura, e sono più d'una, rinviate a giudizio, le allontani. Non vorremmo cominciasse a profilarsi, di nuovo e come una maledizione, una ennesima questione morale per il nostro Comune. Sarebbe questo il colpo finale dal quale potremmo non riprenderci. Noi non lo vogliamo, Lei sicuramente non lo vuole.
Nessuno pretende che il Sindaco possa risolvere come per incanto i tanti problemi presenti, ma tutti chiediamo e pretendiamo che almeno vengano affrontati, chiediamo e pretendiamo che almeno vengano proposte soluzione credibili e sostenibili nel tempo".

E parla di temi molto caldi: "L'Atam, le Omeca, i trasporti, i servizi sociali, le manutenzioni, le società miste, la pressione fiscale............ a nessuna di queste criticità ad oggi è stata offerta una possibile soluzione.
Eppure i fondi disponibili sono tanti. Eppure i progetti in itinere, collegati al ruolo metropolitano o a vecchie progettazioni, attendono solo di essere riavviati e portati a compimento.
Ci vuole solo competenza ed olio di gomito.
Alcuni Assessori, tra quelli che ha nominato, hanno sicure competenze. Li obblighi a fornire risposte e progettualità. E lo stesso faccia con i dirigenti e funzionari comunali: molti di essi sono persone per bene e non attendono altro che esser messi alla prova. A tutti loro bisogna spiegare che è finito il tempo dell'ordinaria amministrazione.
Come vede, sono tantissime le cose che si possono fare. Basta volerlo.
Ed allora, signor Sindaco, sollevi la testa dallo smartphone, guardi in faccia la realtà e l'affronti. Vi sono guerre da combattere, in difesa del nostro territorio, e sfide da vincere.
Il tempo della ricreazione è finito.
Una comunità umana di cinquecentomila cittadini chiede ed attende di essere amministrata, rassicurata, guidata in un percorso che sia certo di rinascita economica ma anche, se non soprattutto, di rinascita morale".