Reggio, MD a Congresso: vitale per associazionismo eliminare gerarchie

congressomdfinaledi Lavinia Romeo - "Associarsi non è uno strumento per realizzare interessi di categoria, ma uno strumento per incidere sulla giurisdizione". Parte da questo presupposto la riflessione di Roberto Arata, giudice del Tribunale di Torino, che ha aperto il dibattito sull'associazionismo giudiziario nel corso della seconda giornata del Congresso nazionale di Magistratura Democratica.

Il giudice, ha partecipato alla tavola rotonda svoltasi all'interno del teatro "Francesco Cilea", insieme al sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Giuseppe Cascini, al segretario generale dell'Associazione Nazionale Magistrati, Maurizio Carbone, al docente di filosofia del diritto Università "Roma 3", Luigi Ferrajoli, al giudice del Tribunale di Milano, Ilio Mannucci Pacini e ad Antonella Meniconi, associato di Storia delle istituzioni politiche Università di Roma "La Sapienza".

L'attuale crisi delle forme tradizionali di rappresentanza non ha risparmiato l'associazionismo giudiziario. Nonostante il ruolo svolto dalla Magistratura Democratica per trasformare il corpo burocratico chiuso della magistratura, fatto di gerarchie e potere, in una struttura democratica a paritaria, le attuali correnti associative all'interno della magistratura, risentono ancora di antichi problemi, come il clientelismo nei confronti della politica, l'uso spregiudicato del potere, e la tendenza insana di alcuni magistrati alla facile carriera.

Bisogna invece, concentrarsi di nuovo sulla pienezza del potere giudiziario, "sulla giurisdizione come strumento per garantire chi non è garantito – ricorda Arata – e dare forza a chi non ne ha".

Un excursus storico di come la Magistratura Democratica sia cambiata negli ultimi quarant'anni è il fulcro dell'intervento del segretario generale dell'Anm Carbone, che ricorda le tante battaglie dei magistrati contro i poteri forti, che hanno spesso cercato di delegittimarne il ruolo.

Anche per questo risulta essenziale il ruolo dell'associazionismo, come strumento di difesa e salvaguardia della categoria "ma non dobbiamo parlare come sindacalisti - continua Carbone – non dobbiamo dare un'idea corporativa della Magistratura, perché l'ANM ha un ruolo istituzionale ed autorevole".

Dell'essenziale funzione dell'associazionismo parla anche la professoressa Meniconi, che ricorda come dal 1945, anno in cui si costituisce l'ANM, ci sia stata una graduale trasformazione nella magistratura, divisa prima in due grandi corpi, alta e bassa magistratura.

"Non credo che l'associazionismo giudiziario sia in crisi - afferma nel suo intervento il giudice Mannucci Pacini – va semplicemente ripensato, bisogna ritornare a ragionare sui diritti e non sulle carriere, perché è stato il concentrarsi su incarichi e potere – continua – che ha determinato questa situazione di crisi".

Esistono le nuove leve della magistratura: "Negli uffici giudiziari c'è chi è pronto a ragionare sui diritti - conclude Pacini - queste nuove risorse, questi giovani, vanno coinvolti, perché saranno i magistrati di domani".

Il professore Luigi Ferrajoli spiega invece, come gli antichi valori che hanno mosso l'associazionismo giudiziario delle origini, siano oggi diventati dei disvalori: "Si punta ancora al potere e alle gerarchie – afferma – invece bisogna ricordarsi che Magistratura Democratica sostiene l'uguaglianza, che rappresenta l'indipendenza del magistrato ed esclude ogni forma di carriera".

Sulla stessa linea anche il sostituto procuratore Cascini: "Quando si parla di politica dell'associazionismo non si parla di nomine – afferma - ma dell'elaborazione politico- culturale del modello di Magistratura che vogliamo".

La legge sulla responsabilità civile è, secondo Cascini, figlia dell'incapacità dei magistrati di controllare le cadute deontologiche: "Oggi non abbiamo un progetto di cambiamento democratico, c'è stata l'idea di rendere la giustizia funzionale ma non ci siamo riusciti – conclude Cascini – temo tutti i modelli di magistratura che oggi esistono, sia quello piramidale, sia quello "mediocratico" che vuol dire che più sei mediocre e più vai avanti, ma anche il "governo dei migliori", dei più bravi, dove il potere è nelle mani di pochi illuminati".