Reggio, MD a Congresso. Musolino: “Ndrangheta cerca patti e compromessi”

Confmd28032015di Anna Zaffino  - "Viviamo in un sistema parallelo rispetto a quello legale che regola flussi economici legati anche alla pubblica amministrazione". Così il sostituto procuratore presso il Tribunale di Reggio Calabria, Stefano Musolino, che è intervenuto oggi al XX Congresso di Magistratura democratica che si sta svolgendo a Reggio Calabria. Musolino nel suo intervento mette l'accento sulla ratio con la quale opera una 'ndrangheta che "non si lega tanto con le intimidazioni ma cerca patti e compromessi". Un cenno alla criminalità organizzata non poteva mancare nella sessione dei lavori di oggi dedicata al tema "A che serve il processo penale?". E non poteva mancare dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, secondo il quale non si può "continuare a raccontare la mafia semplicemente come un soggetto che aggredisce i corpi dello Stato, ormai la mafia rappresenta l'altra faccia di un indebolimento dello Stato e l'altra faccia di una crisi della classe dirigente del Paese. I processi da soli non bastano, occorre anche una responsabilità da parte della politica". Il discorso del Guardasigilli si è snodato sulla riforma delle intercettazioni (che dice di voler fare entro l'anno) per la cui rivisitazione è prevista "una delega per limitare la diffusione delle intercettazioni quando non abbiano rilevanza penale", sulla riorganizzazione del ministero della Giustizia e sul tema della prescrizione. Orlando non ha risparmiato dagli attacchi i magistrati: "Non credo che la giurisdizione debba cambiare perchè lo chiede la politica. Lo deve fare per poter esercitare bene il ruolo che ha svolto nella storia italiana. Un'impostazione corporativa e burocratica che confini la magistratura a mera articolazione della pubblica amministrazione è pericolosa. La giurisdizione – prosegue – deve cambiare non perché lo chiede la politica, ma perché è dentro un processo di rinnovamento complessivo. La magistratura non è una casta, ma non lo è nenache la politica. . Non è vero che il governo ha deciso di trasformare la responsabilità civile dei magistrati una priorità, c'era una legge già in discussione e abbiamo deciso di intervenire.

Presente al dibattito, anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che alla politica che "pensa alle ferie dei magistrati anziché contrastare la corruzione" ha sferrato i suoi pesanti attacchi. "Continuare a tagliare e delegare al sistema dei privati la prospettiva di investimento non permette di uscire dal vero nodo della crisi, la disoccupazione – afferma parlando di lavoro – occorre un piano vero per l'occupazione. Non è vero che mancano le risorse, il problema è la voglia della politica di trovarle e dedicarle alla creazione di lavoro. A partire da una regione come la Calabria dove solo con l'attenzione all'assetto idrogeologico del territorio, alla costruzione di un'industria turistica, alla rimessa in rete dell'indotto significativo di quel po' di industria che è rimasta, cambierebbero il volto di questa regione". Camusso riserva duri affondi a un Governo Renzi che dovrebbe combattere "l'anticorruzione sulla quale si discute da due anni, l'illegalità, l'evasione fiscale, e il falso in bilancio" . Promette battaglia per creare quel "nuovo Statuto dei lavoratori" dopo che "con una decretazione d'urgenza si sono cancellati i loro diritti". E affonda ancora su un Premier che ha riservato a Reggio esclusivamente "annunci" che hanno certificato "la distanza tra chi racconta ogni giorno che si cambia e poi nella concretezza non dà le risposte che promette".

La seconda giornata dei lavori del Congresso è proseguita con la tavola rotonda coordinata da Luca Poniz (sostituto procuratore presso il Tribunale di Milano), alla quale hanno partecipato il senatore di Ncd Nico D'Ascola (componente commissione Giustizia al Senato), Massimo Donini (ordinario di diritto penale all'Università di Palermo), Giovanni Fiandaca (ordinario di diritto penale all'Università di Palermo) e la giornalista Liana Milella (La Repubblica).

Il coro unanime dei presenti, che si è potuto anche desumere dallo stesso documento elaborato da Magistratura Democratica, è che oggi ci si trova di fronte a una sorta di "ipertrofia, i cui effetti sono chiaramente visibili quale che sia l'angolo visuale dell'analisi, così come i correlati rischi: da un lato, la crescita esponenziale delle figure di reato, previste a tutela di beni giuridici assolutamente eterogenei, che allarga a dismisura l'area del 'penalmente rilevante' e dunque la correlata richiesta di intervento della giurisdizione penale; dall'altro, l'affermarsi di una tendenza ad affidare all'intervento penale il compito di stabilire i confini di 'accettabilità' delle condotte, pressoché in ogni campo dell'agire, fungendo non di rado anche da strumento di giudizio politico e morale". E' lo stesso D'Ascola a sottolinearlo quando parla di "diritto penale quantitativamente ingestibile". L'esponente di Ncd ha successivamente evidenziato il rischio che "il processo penale rischia di essere sostituito dal giudizio sociale. Abbiamo un'invasione di un diritto penale quantitativamente eccessivo sul processo penale. Nessuna forma di processo penale avrebbe potuto reggere a questo diritto penale in termini quantitativi". Sul punto Donini evidenzia che la "domanda di diritto penale è patologica" sottolineando l'esigenza di intervenire perché "il malato vero è il diritto penale che coinvolge poi il processo".