Armi nella Piana di Gioia Tauro (RC): tre condanne

reggiocalabria cedirIl Gup di Reggio Calabria, Caterina Catalano, ha inflitto tre condanne per le persone coinvolte nell'inchiesta "Lupus in fabula". Biagio Arena rimedia 16 anni di carcere, Vincenzo Cannatà 11 anni, mentre Rosario Rao 12 anni e 4 mesi di reclusione. In particolare, Cannatà è stato assolto dal reato di associazione mafiosa, mentre Rao da quello di tentato omicidio. Nonostante ciò, comunque, regge l'impianto portato avanti dal pm della Dda di Reggio Calabria, Paolo Sirleo, che aveva chiesto la condanna per i tre che rispondevano a vario titolo di associazione mafiosa, tentato omicidio aggravato e detenzione di armi da guerra. I tre, tutti originari di Rosarno, verranno colpiti da decreto di fermo eseguito dai Carabinieri del Comando provinciale reggino il 7 novembre del 2013. Dalle carte dell'inchiesta "Lupus in fabula" è emerso che i tre indagati pianificavano i loro presunti crimini attraverso l'uso dei propri telefoni cellulari. Secondo l'accusa infatti, l'organizzazione dell'omicidio (il destinatario è rimasto ignoto) correva via chat: dalla scelta dell'arma, al mezzo da impiegare, fino alla strategia da usare per portare a termine il delitto erano state decise e pianificate sfruttando una chat che i tre rosarnesi consideravano sicura. Per la Procura antimafia ognuno dei loro telefoni era intestato a un cittadino straniero, ciascuno aveva scelto un nick name da utilizzare per la chat. In particolare, Rao (accusato di avere trovato l'arma) era "Niki", Arena (presunto mandante dell'omicidio) "Tupac" e Cannatà (il presunto killer ingaggiato per portare a termine il delitto) "Tit". Il delitto però non è stato compiuto perché pare che nei due appostamenti realizzati non era stata incontrata la vittima.