Reggio, quattro condanne per l'incendio del "Cafè Mary" di Ravagnese

incendiobarravagneseSono quattro le persone condannate dal Gup di Reggio Calabria, Maria Teresa De Pascale perché considerate inserite nella cosca di 'ndrangheta dei "Ficareddi" di Reggio Calabria, federata al clan Serraino.

I quattro sono ritenuti responsabili, in concorso, dei delitti di tentata estorsione nei confronti di un commerciante ed intestazione fittizia di beni. Le indagini della Questura sono iniziate più di sei mesi fa, da quando il 27 settembre 2013, ignoti diedero fuoco al bar "Cafè Mary" di Ravagnese.

Il Gup ha dunque condannato Arcangelo Mirisciotti a 3 anni e 4 mesi per intestazione fittizia di beni, Maria Ficara a 7 anni e 7000 euro di multa, mentre Domenico Ecelestino e Giovanni Ficara (classe 1951) sono stati puniti con 10 anni ciascuno e 10000 euro di multa.

Avvalorata quindi l'accusa portata avanti dal pubblico ministero Giovanni Gullo.

Il processo era dunque celebrato contro i responsabili dell'incendio del "Cafè Mary", bar nella zona di Ravagnese andato a fuoco nel settembre 2013. La mossa degli imputati sarebbe stata una "punizione" per un tentativo di estorsione finito male nei confronti del proprietario del bar, Giovanni Latella, gestito però da Maria Grazia e Giuseppe Ficara – figlia e sorella di due pluripregiudicati – e dal marito Domenico Ecelestino.

Latella, dopo l'incendio, precisamente in data 1 ottobre, per una sentenza a lui favorevole per crediti non soddisfatti da Mirisciotti e dai coniugi Ficara-Celestino, sarebbe dovuto rientrare nella piena disponibilità del suo "Cafè Mary".

Data la poco probabile coincidenza dell'incendio, avvenuto pochi giorni prima, sono iniziate le indagini per cercare di ricostruire la realtà dei fatti.

Nel 2010 Giovanni Latella, proprietario dell'immobile, aveva ceduto in locazione, dietro corrispettivo di 2000 euro mensili oltre al pagamento di una cauzione di 30.000 euro, la gestione della propria azienda a Giovanni Ficara, anche se il contratto, su richiesta di quest'ultimo, era stato intestato formalmente ad Arcangelo Mirisciotti.

Ficara tuttavia, nonostante gli accordi, si era limitato a consegnare, a titolo di cauzione la somma di 23.000 euro, omettendo di pagare i relativi canoni mensili.

Latella, pertanto, dopo alcuni mesi, non ricevendo il canone pattuito, aveva avanzato richiesta di pagamento di quanto concordato, ottenendo, da parte dei nuovi gestori, un netto rifiuto. Anzi, Ficara ed Ecelestino lo avevano minacciato con quello che viene definito dagli inquirenti un "atteggiamento tipicamente mafioso".

Latella si era quindi rivolto all'autorità giudiziaria competente, riuscendo ad ottenere la restituzione del proprio immobile. L'incendio, avvenuto solo un paio di giorni prima, ha gettato gravi indizi di colpevolezza a carico dei gestori del bar.