Reggio, svolto il convegno “Quantitative Easing e Crescita Economica: un’analisi delle Politiche della BCE”

Si è svolto presso l'Aula Magna "Quistelli" dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria il Convegno dal titolo "Quantitative Easing e Crescita Economica: un'analisi delle Politiche della BCE". Il convegno organizzato dal Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali, dal Dipartimento Pau e dal dipartimento Digiec dell'Università Mediterranea e dall'Associazione Nuovo Deal per la Calabria/Movimento Roosevelt ha approfondito il rapporto fra Quantitive Easing e crescita economica, evidenziando gli effetti che questa politica ha avuto e potrà avere sull'economia italiana e meridionale.
L'incontro è stato moderato dal Giornalista Francesco Toscano, presidente dell'associazione "New Deal per la Calabria" che ha stimolato i relatori sul tema della sovranità monetaria e sulla validità delle politiche di austerità.
Nel corso del convegno il Prof. Domenico Marino, direttore del Centro Studi delle Politiche Economiche e Territoriali, ha spiegato che il Quantitative Easing consiste nell'acquisto di Titoli di Stato e bond vari per immettere liquidità nel sistema finanziario europeo e per combattere il rischio deflazione e la stagnazione economica. Ha evidenziato come questa misura porterà sicuramente dei benefici all'economia europea ed italiana, ma probabilmente da sola non basterà a far uscire l'Europa dalla recessione. Ha infine mostrato che il Quantitative Easing dovrà essere coordinata con altre politiche per esaltarne gli effetti. In particolare - ha sottolineato il prof Marino - è necessario rottamare le politiche di austerità.
Il prof. Alessandro Scopelliti ha esaminato le ragioni per cui la BCE ha deciso, nella riunione del Consiglio Direttivo del 22 Gennaio 2015, di attuare un programma di acquisto di attività finanziarie per l'importo di 60 miliardi di Euro ogni mese da Marzo 2015 fino a Settembre 2016. Attraverso questa misura non convenzionale, la BCE intende ridurre i rischi di deflazione per l'Area Euro, specialmente dopo gli ultimi dati su un tasso d'inflazione negativo pari a -0.6% nel mese di Gennaio. Tale politica potrà avere significativi effetti sulle aspettative d'inflazione e potenzialmente anche sull'offerta di credito, pur in presenza di sensibili differenze nelle condizioni creditizie tra i paesi dell'Eurozona.
Il prof. Domenico D'Amico ha evidenziato che «Quando si abbiano difficoltà di finanziamento nei mercati interbancari o tale possibilità sia del tutto preclusa, com'è accaduto nell'eurozona in anni recenti alla Grecia, affinché vi sia un'offerta di liquidità adeguata alle esigenze del sistema bancario del paese, regolare e continua, così da mitigare il senso d'insicurezza dei cittadini e rafforzare la fiducia nella moneta, in assenza del ricorso allo sportello della BCE (con le operazioni di rifinanziamento principali), diviene essenziale il ruolo della banca centrale nazionale (BCN) nel fornire liquidità d'emergenza, attraverso l'ELA (Emergency Liquidity Assistance). Tale assistenza però è affatto a carico della BCN interessata, che ne sopporta integralmente il rischio e l'eventuale costo; è questo un altro esempio, in fin dei conti, del venir meno del vincolo di solidarietà che lega i paesi dell'Unione economica e monetaria e dell'Unione europea. Dall'agosto 2011 al dicembre 2012 è stato il destino della Grecia, il cui sistema bancario ha potuto continuare a finanziarsi in gran parte proprio grazie al ricorso all'ELA, pericolo di nuovo materializzatosi negli ultimi giorni, duranti i negoziati tra il governo ellenico neo-eletto e l'Eurogruppo.»
Infine il prof. Alberto Botta ha mostrato come la politica monetaria espansiva adottata a partire da fine 2011 da Mario Draghi, ed ancor più la sua forte dichiarazione circa la volontà della BCE ad assumere qualsiasi azione necessaria per difendere l'euro, ha senza dubbio evitato il collasso dell'eurozona e stroncato le pressioni speculative che ne mettevano seriamente a rischio l'esistenza. Tale politica non è stata in grado, tuttavia, di alimentare significativamente la ripresa economica. In verità, l'eurozona sembra trovarsi in una tipica "trappola della liquidità" in cui la politica monetaria espansiva della BCE non riesce a trasmettersi efficacemente al comportamento degli operatori finanziari e stimolare l'economia reale. In questo contesto, - ha sottolineato il prof. Botta - una politica fiscale espansiva diventa lo strumento più appropriato per alimentare la crescita economica. Vista l'impossibilità che tale politica venga attuata a livello di singoli stati membri, è auspicabile che essa venga adottata al più presto a livello comunitario (il programma di investimenti ipotizzato da Juncker sono un primo timido segnale positivo) nell'ambito di un più generale processo di riforme radicali delle istituzioni europee verso la costituzione di una vera unione politica dotata di un proprio bilancio federale e di una corrispondente politica fiscale.