Reggio, Calabrese (Upg): “Ecco cosa chiediamo noi in cambio dei nostri sacrifici...”

"La legge 147/2013 prevedeva per l'anno 2014 un periodo di 460 ore, praticamente un ulteriore tirocinio formativo così chiamato "di perfezionamento". Questo serviva da proseguo alle 230 ore svolte nel 2013 negli uffici giudiziari di tutta Italia secondo la legge 228/2012. Ad oggi in realtà solo 70 ore delle 460 ci é stato permesso di espletare nonostante la legge 147/2013 avesse imposto come termine ultimo per lo svolgersi del tirocinio il 31/12/2014". Lo afferma il coordinatore di Upg Nino Calabrese che aggiunge: "La scarsa volontà del governo ha tenuto "in ostaggio" i fondi che nel 2014, tra l'altro già individuati, ci avrebbero permesso di svolgere completamente il percorso.

É solo con il decreto milleproroghe che hanno fatto magicamente slittare la data del 31/12/2014 al 28/02/2015.

Aspettiamo dunque con ansia che il Ministero con una nota ci faccia rientrare negli uffici, come ormai da anni, a sostegno delle cancellerie. Già, al momento l'ansia rappresenta per noi tirocinanti della giustizia l'unico reale sostentamento che ci fa andare avanti.

Tutti i media, i principali network, organi di stampa e quant'altro – prosegue il coordinatore –ogni giorno denunciano problemi surreali negli uffici giudiziari d'Italia dagli oberanti carichi di lavoro alla mancanza cronica dei dipendenti destinata a crescere in maniera smisurata. Cause che hanno lungaggini perenni e uffici sempre più vuoti ormai casa del vecchio amico tarlo fanno si che divaghi un allarme nazionale eppure ancora non si fa nulla. Un contingente come quello nostro di gente perbene e selezionata che quasi forzatamente è stato inserito nel sistema della giustizia, indottrinato e formato con cura ed attenzione e pure con fondi pubblici e che grazie ai dipendenti di ruolo ha da subito riscosso un ottimo prestigio quale supporto nelle cancellerie adesso quasi verrà fatto zittire lasciandolo a casa e buttando così via quasi 5 anni di formazione professionale.

Ma, l'esperienza lavorativa dei, così chiamati dallo stesso Ministro Orlando, precari della Giustizia si è concretizzata ad oggi grazie al lungo percorso formativo e mai nessuno potrà ripagare, tranne un dignitoso lavoro, i sacrifici fatti dalle unità coinvolte (circa 2800 poveri cristi in tutta Italia) a partire dalle spese sostenute tra carburante e altro che ogni giorno in questi anni hanno gravato corposamente nei bilanci familiari pur di inseguire un sogno chiamato "lavoro". Non parliamo poi del danno recato a livello occupazionale, infatti in questi anni avremmo potuto trovare un altro lavoro per portare il pane nelle nostre case e chissà che non fosse stato il lavoro della nostra vecchiaia. Dove potremmo mai spendere ora la nostra acquisita professionalità se non negli uffici che c'è l'hanno insegnata o in altri similari? Noi – evidenzia Calabrese – pur essendo la maggior parte laureati, non vogliamo penalizzare o superare nessuno ma vorremmo semplicemente essere di supporto ai carissimi colleghi dipendenti sin anche facendo le pulizie se questo potrebbe rappresentare per tutti una equa ed appagante diversificazione di ruolo purché ci venissero riconosciuti i nostri sacrosanti diritti previdenziali, (malattia, ferie, maternità ecc.) su un contratto a tempo determinato. Sin dall'inizio, di fatto, abbiamo cercato di essere servili e riconoscenti con tutti accettando con grande tranquillità di fare i più disparati lavori che in quel preciso momento servivano a tutti fino a cose degne di ditte esterne o da facchinaggio; lavori non facenti parte del nostro contratto ne tantomeno assicurati. Ora noi, e non per sentirci ringraziati, chiediamo una soluzione incisiva per avere un proseguo nel nostro "guadagnato" lavoro altrimenti si rischia seriamente che degli onesti lavoratori bisognosi nonché padri e madri di famiglia rimangono "ingiustamente" a casa. Chiediamo aiuto a tutti coloro possono darcene affinché si riconosca in noi un giusto merito sicuramente confermato già dal nostro zelo lavorativo e dai molteplici sacrifici fatti fino ad oggi per garantirci un dignitoso futuro. Chiediamo gioiosi contratti a tempo determinato anche part-time già per il 2015 magari anche facendo fede all'art. 35 del Dl. gs. 165/01 come già sta succedendo per altre realtà. Aspettiamo – concludono – una apertura da parte del Governo che ci ridia il sorriso che da anni ci è stato tolto. Confidiamo in chi si impegna nei nostri confronti per aiutare noi circa 2800 lavoratori sparsi in tutta Italia (700 dei quali solo in Calabria). Grazie dai "vostri" tirocinanti/precari della Giustizia e dalle loro rispettive famiglie, oltre 10000 persone calcolando i familiari, che in molti casi dipendono integralmente dallo stipendio a noi riservato dal Ministero della Giustizia e quindi 2300 (duemila trecento) euro annui".