“Lentezza processi ostacola sviluppo”: a Reggio inaugurazione anno giudiziario

inaugurazioneannogiudiziario2015di Walter Alberio - "La crisi ha un solo nome: lentezza dei tempi di decisione dei giudizi, civili e penali, che mina la certezza delle situazioni giuridiche, ostacola lo sviluppo economico e gli investimenti di impresa, elide l'effetto deterrente della pena, alimentando la sfiducia dei cittadini nelle istituzioni". La causa? "Una legislazione sostanziale invasiva, che produce, per un verso, un contenzioso civile a volte corrivo e fittizio e, per l'altro, espande l'area di rilevanza penale sino a ricomprendervi fatti di modesto allarme sociale. Vi fa riscontro un apparato processuale vetusto e pletorico, che sacrifica il valore della giustizia sull'altare di un esasperato garantismo".

Una relazione che mette in risalto le cause e gli effetti della "crisi della giustizia" quella prodotta dal presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria, Giovanni Battista Macrì, il quale ha presieduto la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario nel Distretto di Reggio.

Già nella premessa, Macrì, va dritto al nocciolo della questione, individuando la combinazione dei fattori che ha prodotto "un arretrato impressionante, la palla al piede di qualsiasi riforma di merito e di rito".

"La crisi della giustizia purtroppo non si risolve, né si attenua, anzi si aggrava, nella misura in cui tardano ad essere apprestati i necessari rimedi", ha affermato nel corso della lettura del discorso inaugurale dell'Anno giudiziario. "Senza innovazioni legislative di vasta portata, senza una consistente provvista di risorse umane e materiali, la giustizia - ha sottolineato il presidente della Corte d'Appello di Reggio - affonderà nella palude, scuotendo le fondamenta dello stato di diritto".

In questo senso, le riforme prospettate "non appaiono risolutive della crisi". Servirebbero, invece, "riforme straordinarie, che incidano sui riti e sullo smaltimento dell'arretrato, una straordinaria dotazione di uomini e di mezzi, che invece si assottiglia sempre più di anno in anno".

Essenziale è, dunque, incidere sul quadro di riferimento normativo, ponendo una serie di interventi necessari. Nella relazione, Macrì dà ampio spazio alle azioni correttive per rendere efficiente la giustizia civile e il settore penale.

Occorre "abbandonare l'idea, tanto cara alla corporazione, che il giudice possa occuparsi indifferentemente di ogni settore del diritto" e "bisogna battere la strada delle specializzazioni creando dei Tribunali per settore come si è iniziato fare con il Tribunale delle imprese, attraverso una riforma sostanziale incidendo sull'attuale principio della rotazione dei giudici dopo un certo numero di anni di permanenza in un ufficio".

La suddetta rotazione, "motivata dal nobile fine di evitare le cosiddette incrostazioni", secondo il presidente della Corte d'Appello di Reggio, rappresenta un "assurdo meccanismo nell'attuale sistema": con la sua "automaticità, correlata ad un dato numerico, ispirata alla logica del sospetto, esonera il Csm da verifiche più penetranti", nonché da eventuali interventi mirati.

Nel settore penale, "anziché continuare a perseguire fatti di scarso allarme sociale, che intasano i ruoli, sottraendo tempo ed energie alla trattazione dei processi gravi, si proceda - scrive Macrì- infine ad una ampia depenalizzazione o, quanto meno, si contragga "l'area dei reati perseguibili di ufficio, estendendo quella dei reati perseguibili a querela di parte. Una scelta, questa, che non impinge in alcun precetto costituzionale, a differenza di quella che mira a sovvertire il principio dell'obbligatorietà dell'azione penale".

Capitolo Interventi legislativi. "La Magistratura attende, con assoluto rispetto del potere legislativo che il Parlamento adotti le opportune iniziative per risolvere i problemi della giustizia e si dia corso, finalmente, a proposte legislative organiche. Non vogliamo una restrizione delle intercettazioni, che depotenzi la lotta alla criminalità. È' necessario pervenire ad un ragionevole equilibrio nel soddisfacimento delle istanze, a volte contrapposte, di difesa della collettività dagli attacchi criminali, di garanzia della riservatezza e della dignità della persona indagata e dei soggetti estranei".

"Vediamo con favore una rimodulazione della disciplina della prescrizione, che scoraggi i tatticismi difensivi" prosegue ancora.

Responsabilità civile del giudice. "E' un tema di ricorrente attualità, che viene spesso portato all'esame dell'opinione pubblica utilizzando tanto un argomento capziosamente inesatto quanto un argomento fuorviante e suggestivo. Si afferma che il giudice è esente da responsabilità civile; lo si afferma inesattamente perché il giudice è assente non da responsabilità civile ma da responsabilità civile diretta giacché il responsabile diretto, lo Stato, agisce in rivalsa sul giudice. Se questo è l'argomento inesatto altro è quello suggestivo che prospetta all'opinione pubblica l'attuale regime di responsabilità civile del giudice come un privilegio da casta, in palese violazione del principio di uguaglianza. La disciplina della responsabilità del giudice deve tener conto del fatto che al giudice si chiede di scegliere tra due parti contrapposte, tra due verità opposte: qui sta il fondamento della diversa disciplina della responsabilità civile; qui sta la ragione dei diversi gradi del giudizio".