Le motivazioni della Cassazione su Dominique Suraci: il politico-imprenditore spera nel nuovo Tribunale della Libertà

suracidominiqueLa nuova udienza davanti al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, quella con cui Dominique Suraci spera di tornare in libertà dopo oltre due anni di carcere preventivo, si terrà, quasi sicuramente, nel 2015. In quell'occasione, però, l'avvocato Francesco Albanese, difensore dell'ex consigliere comunale reggino, potrà giovarsi delle motivazioni con cui la Cassazione ha annullato con rinvio la decisione del Tdl di confermare l'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell'imprenditore-politico, tratto in arresto nell'estate 2012 nell'ambito dell'operazione "Assenzio-Sistema, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

A Suraci, la Dda di Reggio Calabria contesta condotte messe in atto sia nel corso della propria attività politica di amministratore locale, ma, soprattutto, nel corso della propria attività imprenditoriale, essendo Suraci egemone nel settore della grande distribuzione. Per la Procura, infatti, Suraci sarebbe "principale referente della famiglia De Stefano-Tegano nel settore della grande distribuzione alimentare, nonché importante interlocutore politico della stessa, atteso il ruolo di consigliere che ha rivestito nel comune di Reggio Calabria. Protagonista di un'azione volta a favorire gli interessi criminali del casato di 'ndrangheta e le articolazioni territoriali di cui lo stesso si avvale (quale la cosca Crucitti), sfruttando il ruolo politico ricoperto e dell'influenza esercitata all'interno di società miste quali la Multiservizi".

Ora, però, la Cassazione ha messo nuovamente tutto in discussione: "Perchè la scelta di commerciare anche con imprese mafiose assuma i connotati della condotta concorsuale contestata è necessario che Dominque Suraci abbia in qualche modo ricavato una qualche utilità dallo stringere i menzionati accordi. Su questo punto la motivazione resa dal Tribunale appare effettivamente carente e per certi versi contraddittoria. I giudici di merito infatti, non hanno saputo spiegare poiché il compendio indiziario dimostrerebbe che l'appoggio elettorale assicurato dalle cosche sia stato la contropartita di questi accordi che invero sarebbero stati stipulati molto tempo prima di quando il Suraci si attivò per sollecitare l'intervento di esponenti 'ndranghetisti in suo favore".

Alcune settimane fa, dunque, la Cassazione ha accolto i motivi avanzati dall'avvocato difensore Francesco Albanese, aprendo le porte della speranza per Suraci. Per la Suprema Corte, infatti, "si sarebbe dovuto dimostrare che i prospettati reciproci vantaggi fossero stati pattuiti contestualmente oppure che il Suraci avesse ricavato altra ed autonoma utilità dal favorire la "penetrazione" delle cosche nella sua rete distributiva".

A pesare, questa volta a discarico, sulla posizione di Suraci vi è l'assoluzione dal reato di associazione mafiosa, rimediata da Pasquale Utano (soggetto presente nell'indagine) nell'ambito del procedimento d'appello "Archi-Astrea".

Adesso, un nuovo Tribunale della Libertà dovrà tenere conto di quanto messo nero su bianco dai giudici Alfredo Maria Lombardi e Luca Pistorelli.