Reggio, bimbo morto in incidente tangenziale: 15 anni per imputato

reggiocalabria cedirQuindici anni di reclusione. Una condanna addirittura superiore a quella richiesta dal pm Mauro Tenaglia. Viene punito duramente Angelo Barillà, tra le persone coinvolte nell'incidente stradale che sulla tangenziale di Reggio Calabria costerà la vita al piccolo Francesco Calabrò. Una condanna che arriva a poco più di un mese dalla conferma delle condanne da parte della Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria, che ratificherà la sentenza emessa in primo grado dal Gup di Reggio Calabria, Domenico Santoro, per gli imputati del processo che hanno scelto il rito abbreviato.

Il 7 ottobre scorso, infatti, la Corte d'Assise d'Appello ha confermato le condanne di primo grado, disponendo la punizione a 8 anni di reclusione per Fabio Raco (difeso dall'avvocato Fabio Tuscano) e a 8 anni e 4 mesi per Giuseppe Catalano (difeso dall'avvocato Ugo Singarella). Un terzo soggetto, Angelo Barillà (difeso dagli avvocati Luigi Tuccio e Pasquale Foti) ha scelto il rito ordinario: al cospetto della Corte d'Assise reggina, quindi, il pm Tenaglia ha invocato 13 anni di reclusione.

Il processo si è celebrato per far luce sulla morte del piccolo Francesco Calabrò, deceduto in un incidente stradale avvenuto nei pressi della galleria di Spirito Santo il 29 maggio 2010. Il bambino di appena otto anni si trovava in macchina sulla tangenziale reggina con la madre rimasta gravemente ferita e un altro passeggero.

Dietro quello che sembrava un semplice incidente dopo l'intervento della polizia stradale, sarebbe affiorata una tragica realtà: secondo gli inquirenti, infatti, l'incidente fu la conseguenza di una rocambolesca gara clandestina svoltasi in pieno giorno, fra tre autovetture condotte da Angelo Barillà, Fabio Raco e Giuseppe Catalano. Un'indagine che la Procura di Reggio Calabria svolgerà anche attraverso una relazione peritale sulle autovetture, nonché un sopralluogo lungo la galleria autostradale interessata per accertare tutti i minimi dettagli della dinamica dell'incidente che costò la vita al piccolo Francesco.

Per Barillà, unico tra i soggetti coinvolti ad aver scelto il dibattimento, arriva dunque la dura condanna: quindici anni di reclusione, anche se la vita del piccolo Francesco rimarrà sempre spezzata.