Reggio, Pedà (Sel) replica a Cusumano su doppia preferenza: "Forse ci sono donne che ai reggini fanno paura"

"Gentile Direttore, leggo con profondo rammarico la lettera pubblicata dal Presidente della Commissione Pari Opportunità Giovanna Cusumano, scritta – a suo dire – per amor di verità".
Innanzitutto, è stato travisato l'intento dell'articolo di Isidoro Malvarosa. In Reggini che odiano le donne vi è una lucida e provocatoria analisi del fallimento della doppia preferenza di genere. Lo scrittore reggino non cerca colpevoli, ma disegna un chiaro panorama del maschilismo politico made in Calabria, valorizzando la figura della donna in quanto capace di far politica autonomamente, ma, nella realtà dei fatti, puntualmente emarginata. Ghettizzata". Lo afferma Stefania Pedà - candidata SEL alle elezioni amministrative 2014.

"Non riesco ad immaginare chi siano queste donne che all'alba dello scrutinio abbiano inviato sms alla Cusumano, pieni di rabbia, mortificazione e delusione, perché affidatesi ciecamente ad un candidato di sesso maschile della propria lista e poi "tradite".
Non riesco ad immaginare chi siano queste donne che abbiano condotto una campagna elettorale in maniera anonima, non presentendo se stesse ma il candidato a cui si affiancavano.
Non riesco ad immaginarle perché io – così come altre candidate – ho incentrato la mia campagna elettorale sulle mie idee e sui miei progetti, non traendo alcun vantaggio dalla doppia preferenza di genere, bensì costituendo io stessa un valore aggiunto per la mia lista.
Anche perché, in una seria competizione elettorale, ciascun candidato deve preoccuparsi di quanto può dare alla sua lista e non quale vantaggio la lista possa dare a lui.
Altrimenti diventa davvero un concorso pubblico, una guerra tutti contro tutti, una lotta tra poveri. Sia uomini che donne.
Tutto questo sempre "per amor di verità".
Se già è infruttuoso cercare dei colpevoli, appare, peraltro, paradossale che si scarichi la ragione del fallimento di un sistema solo ed esclusivamente su tutte le candidate. Indistintamente. Come se le elezioni fossero appunto un concorso, perso perché le donne non hanno studiato abbastanza e non perché non sono state votate dalla popolazione reggina.
La lettera della Cusumano mi lascia una profonda amarezza, perché tende a confermare in toto tutti i timori sollevati in maniera provocatoria da Isidoro e che lo stesso voleva mistificare.
Come ho già avuto modo di sostenere, le pari opportunità non devono essere la base per la creazione di diritti ulteriori che costituirebbero a loro volta una discriminazione, ma devono condurre ad un sistema che assicuri la parità dei punti di partenza, la parità nelle chance. Nell'ottica di quella uguaglianza formale e sostanziale, caposaldo della nostra Costituzione.
Il fatto che la maggioranza delle preferenze sia stata rivolta a degli uomini è un dato di fatto, che si può spiegare solo analizzando il sostrato culturale in cui viviamo. Ancora oggi le donne assumono ruoli subalterni rispetto agli uomini, con minori aspettative di avanzamenti di carriera e minori guadagni. E' un problema che si riscontra in tutti i campi, non solo nella politica.
Arrivare a dover "costringere" gli elettori a votare coattivamente delle donne, a prescindere dai loro contenuti, vorrebbe dire per le donne aver fallito.
Vorrebbe dire che la politica è "roba da maschi", insieme al calcio, le macchine, i lego e i soldatini.
Ci soni donne che hanno studiato e studiano, che si impegnano, che hanno degli obiettivi e vogliono raggiungerli con le loro forze.
Forse, il problema è che donne di questo tipo ai reggini fanno paura".