Il comizio finale di Falcomatà: “Lunedì apriremo le porte al cambiamento”

Falcomata Giuseppedi Walter Alberio - "Spalanchiamo le porte al cambiamento". Camicia bianca e cravatta rossa, senza giacca, come Renzi 'insegna', Giuseppe Falcomatà sale sul palco di un Cineteatro Odeon gremitissimo, in platea come in galleria, davanti ai suoi sostenitori e ai big del Partito Democratico calabrese, in chiusura della campagna elettorale condotta in questi mesi per le imminenti amministrative in città.

Il candidato sindaco della coalizione del centrosinistra, ispirato probabilmente dalla location, cita nel suo discorso durato poco meno di un'ora alcuni classici della cinematografia hollywoodiana, promettendo ai suoi "cari concittadini" il massimo impegno per dare seguito alla "Svolta" predicata e sognata lungo tutta questa campagna elettorale, in giro nei quartieri di Reggio e nelle piazze.

"Massacreremo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per la nostra causa" e "saranno i particolari a fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta" - afferma infatti l'aspirante sindaco, riprendendo le parole del coach Tony D'Amato, interpretato da Al Pacino nella pellicola diretta da Oliver Stone, "Ogni maledetta domenica" – perché "abbiamo fame di riscatto".

Servono gli "occhi della tigre", spiega Falcomatà, per realizzare questa "sfida di coraggio e bellezza". Occorre pazienza e determinazione, dunque, per dare speranza ad una città che oggi presenta una condizione di degrado in quasi ogni settore della vita pubblica e per chiudere, definitivamente, con la stagione politica ed amministrativa che ha caratterizzato l'ultimo decennio in riva allo Stretto: "Questa città ancora sanguina per gli squarci – urla dal palco Falcomatà - che le sono stati inferti da una amministrazione che ha pensato alla cosa pubblica come ad un fatto privato".

"Senza padrini e senza padroni andremo a Palazzo San Giorgio – incalza, il candidato del centrosinistra – e rifiuteremo ogni collusione con quei soggetti che appartengono alle logiche massoniche ed affaristiche, non ci faremo ammaliare o prendere sotto braccio. Noi – tuona - non abbiamo firmato cambiali in bianco da dover onorare il giorno dopo le elezioni".

Dal palco del Cineteatro, Falcomatà non manca di togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti del suo maggiore competitor alla carica di sindaco, Lucio Dattola, e degli avversari del centrodestra: "Non abbiamo risposto a nessuna delle polemiche perché noi siamo ad un metro dal traguardo e non le sentiamo neanche le voci di persone che sono a chilometri di distanza da noi. Non ci faremo irretire e, consapevoli della nostra storia, abbiamo sbattuto – assicura l'aspirante sindaco - le porte in faccia ai protagonisti dello scempio, anche a quelle persone che a 48 ore dalla presentazione delle liste ci hanno chiesto di potersi candidare. Noi abbiamo detto loro: 'rifiutiamo l'offerta e andiamo avanti'".

E ancora: "Non vogliamo sostituire una classe dirigente con un'altra, vogliamo risollevare questa città, portando la speranza nella politica. Qualcuno – prosegue - ci rimprovera la giovane età: per noi è un valore aggiunto. Però non esibiamo la carta di d'identità gridando 'giovane e bello'. Reggio può essere capitale di una esperienza intrigante: c'è una generazione derisa, e c'è la possibilità per questa generazione di mettersi in gioco, rischiando. Non lo abbiamo fatto per la gloria o – spiega Falcomatà - per costruirci carriere politiche, ma perché sogniamo una città che non si vergogni dei propri rappresentanti politici. Oggi esiste una Reggio fuori da queste stanze che ha voglia di assumere su di sé la sfida del cambiamento. Noi dobbiamo aprirle le porte".

La "svolta", dunque, si realizzerà – secondo Falcomatà – garantendo livelli di trasparenza e di partecipazione ben sopra i livelli standard, in un Comune oggetto di scioglimento per contiguità con la 'ndrangheta: "Ogni singolo atto prodotto sia frutto di una scelta politica e non clientelare. Il cittadino si sentirà al centro dell'agire amministrativo se verrà coinvolto con gli strumenti di partecipazione, attraverso – continua il candidato del centrosinistra - la rendicontazione sociale del nostro modo di amministrare, rendendo conto di ogni singolo movimento e di ogni singola scelta che la nostra amministrazione farà".

Sarà una amministrazione, promette l'aspirante primo cittadino, che userà, se necessario, il pugno di ferro a Roma per difendere e rivendicare ciò che spetta alla città in riva allo Stretto: "Da lunedì cambieremo il metodo di rapporto con i tavoli romani: noi – assicura, Falcomatà - andremo a chiedere rispetto per Reggio e chiederemo di poter attuare la nostra idea di città che è quella dei cittadini".

Inizialmente, tuttavia, la prima preoccupazione sarà quella di ricostruire il rapporto, oggi 'sfilacciato' e gelido, tra l'amministrazione e la comunità reggina: "Abbiamo dato speranza, orgoglio e dignità a questo percorso condiviso. Conosciamo il degrado di questa città. Il vero degrado è la solitudine, l'isolamento dei quartieri. Questa è la nostra angoscia principale, il primo problema che la nostra amministrazione dovrà risolvere. Nell'anno zero per Reggio, la prima operazione da compiere – evidenzia, Falcomatà - non è di natura amministrativa o politica. La prima cosa da fare è ricostruire un rapporto sentimentale con la città. Questo lo abbiamo fatto, a fari spenti, incontrando i cittadini senza clamore. Siamo stati nelle case di quelle persone che ci hanno schiuso le porte dei loro appartamenti per raccontarci quali sono i loro bisogni. Siamo partiti dagli ultimi, dalla periferie degradate della città. La città non si serve da dietro una scrivania, ma calpestando ogni singola mattonella del nostro Comune: solo così – spiega - si può dire di conoscere il proprio territorio".

Un percorso, appunto, "condiviso" che non può prescindere – precisa Falcomatà - dal lavoro e dalla dedizione di ogni cittadino di Reggio Calabria. A loro, il candidato sindaco del centrosinistra, chiede 'aiuto' per "risollevare insieme Reggio": "C'è una Reggio invisibile che ha voglia di cambiamento vero. Ed è proprio perché è il momento peggiore della vita cittadina – afferma -che non possiamo restare a guardare: arriva un momento in cui il coraggio è più forte della pigrizia. E, in questo senso, siamo andati controvento, senza aspettare in un angolino il nostro turno che probabilmente non sarebbe mai arrivato. La città deve trovare dentro se stessa le motivazioni per rialzarsi e prendere in mano il proprio destino: i primi a cambiare dobbiamo essere noi. Reggio è nettamente migliore di come ce la raccontano e di come ce la raccontiamo. Ognuno di noi deve mettere da parte l'istituto della delega in bianco alla politica, perché adesso tocca noi. Siate protagonisti di questa rivoluzione. Abbiamo bisogno di tutti".

"La parola 'amministrare'- prosegue, Falcomatà - estende e comprende la voce del verbo amare. In un Comune sciolto per mafia, amare una città significa: affermazione delle regole e programmazione. Il tempo che stiamo vivendo offre al centrosinistra un banco di prova importante".

Nel saluto finale ai suoi sostenitori, Falcomatà, regala la sua 'certezza': "Lunedì ritorneremo a Palazzo San Giorgio, ne sono sicuro, ma – conclude - restando umani".