Maltrattamenti su Maria Concetta Cacciola: condanne definitive per la famiglia

cacciolamariaconcettaE' una prima pronuncia definitiva sui genitori e sul fratello di Maria Concetta Cacciola, la testimone di giustizia di Rosarno. morta per ingestione di acido muriatico. La Corte di Cassazione, infatti, ha confermato in toto la sentenza con cui lo scorso 6 febbraio la Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria aveva inflitto 4 anni e 6 mesi di carcere a Michele Cacciola, 4 anni a Giuseppe Cacciola e 2 anni di reclusione ad Anna Rosalba Lazzaro per i reati di maltrattamenti in famiglia.

La Suprema Corte, rigettando i ricorsi delle difese, rende irrevocabile la sentenza sulle angherie, le vessazioni psicologiche e lo stato di pressione e costrizione vissuto dalla testimone di giustizia morta il 20 agosto del 2011, dopo aver ingerito dell'acido muriatico per cui attualmente sono in corso le indagini della Dda per l'ipotesi di omicidio.

Un'ulteriore stangata sui Cacciola, famiglia notoriamente collegata alla 'ndrangheta di Rosarno. Negli ultimi mesi, infatti, il nucleo familiare verrà colpito da vari provvedimenti giudiziari (anche sulla scorta delle dichiarazioni di Cetta Cacciola: "La corte territoriale - è scritto in sentenza - è pervenuta alla ragionevole conclusione di ritenere integrato il diritto di maltrattamenti in famiglia,reato che risulta commesso dagli attuali imputati attraverso una serie di condotte abituali consistite nella limitazione della libertà della persona offesa di intrattenere normali rapporti sociali di relazione con altri individui e nell'imposizione di rigide regole di comportamento".

Sui Cacciola, peraltro, pende una condanna in primo grado emessa dal Gup di Reggio Calabria, che ha condannato anche l'avvocato Vittorio Pisani. Il 17 ottobre scorso, peraltro, la Dda ha chiesto i processo nei loro confronti: i tre minori sarebbero stati usati per far rientrare Cetta da Genova, la località protetta in cui risiedeva, a Rosarno: "Il delitto di maltrattamenti non si consuma infatti, ribadisce la Cassazione, solo con le percosse o gli insulti, ma viene commesso, come in questo caso, attraverso ogni comportamento caratterizzato dall'abitualità e che venga a ledere il patrimonio morale del soggetto" dice ancora la Cassazione.

Un altro piccolo tassello di giustizia per Cetta Cacciola, colpita negli scorsi anni da un'ignobile campagna di stampa, proprio per demolirne la figura e per punirla dell'onta e del disonore della collaborazione con gli inquierenti: "Sono stati individuati- scrive la Cassazione- significativi elementi di riscontro alle dichiarazioni irripetibili della Cacciola(...)Si tratta del clima di sopraffazione nel quale si trovava a vivere e ciò è emerso dalle risultanze delle intercettazioni, ambientali e telefoniche, analiticamente esaminate; vi è la descrizione di un episodio di maltrattamenti ammesso dallo stesso Giuseppe Cacciola; ci sono dichiarazioni di altri testimoni che hanno confermato quanto riferito dalla donna ed inoltre c'è la lettera con cui la Cacciola aveva lasciato alla madre affidandole la cura dei figli".