Il sistema produttivo culturale: le evidenze della provincia di Reggio Calabria

Il sistema produttivo culturale italiano rappresenta un modello di sviluppo che fa del connubio tra innovazione e valorizzazione dei territori la chiave della produzione di ricchezza e occupazione. Per questo, è importante quantificare il peso che tale settore riveste nell'economia nazionale e nelle due declinazioni territoriali, anche nell'ottica di attribuirgli un ruolo opportuno all'interno delle politiche di sviluppo, centrali e periferiche. A tale obiettivo mira il Rapporto 2014 "Io sono cultura – l'Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi" elaborato da Unioncamere e Fondazione Symbola con il partenariato della Regione Marche.

Lo studio, giunto alla sua quarta edizione, perimetra i settori culturali e creativi, al fine di elaborare e sistematizzare i dati relativi ai principali risultati economici raggiunti da tali comparti. Ebbene, dall'analisi messa a punto, emerge che la filiera culturale italiana produce, nel 2013, il 5,4% del valore aggiunto nazionale, equivalente a 74,9 miliardi di euro. Un dato che testimonia la capacità di tenuta delle attività culturali e creative anche in un contesto di incessante recessione. La ricchezza generata ha poi effetti positivi anche sul fronte occupazionale: le imprese del sistema produttivo culturale, infatti, offrono lavoro a 1,4 milioni di persone (il 5,8% del totale degli occupati in Italia), che diventano 1,5 milioni, il 6,2% del totale, se includiamo anche le realtà del pubblico e del non profit.

Entrando più nel dettaglio della ricerca condotta, occorre innanzitutto precisare che, per comprendere appieno il ruolo propulsore rivestito dal sistema produttivo culturale, bisogna abbracciare una visione trasversale, atta a cogliere tutte le interconnessioni che investono le diverse filiere. Adottando tale approccio, peraltro condiviso nella logica a livello internazionale, si individuano quattro categorie produttive collegate alla cultura e alla creatività, secondo una visione che spazia dalle attività strettamente culturali legate alla gestione del patrimonio e alle produzioni artistiche non industriali (non riproducibili) fino alle attività culturali realizzate con logica industriale (beni culturali riproducibili come film o musica), nonché alle industrie creative, che offrono il collegamento tra cultura e sistema industriale.

In sintesi il rapporto propone i seguenti ambiti di analisi:

· Patrimonio storico-artistico: le attività, svolte in forma di impresa, aventi a che fare con la conservazione, la fruizione e la messa a valore del patrimonio storico e artistico (musei, biblioteche, archivi, gestione di luoghi o monumenti);

· Performing arts e arti visive: le attività che, per la loro natura, non si prestano a un modello di organizzazione di tipo industriale, o perché hanno a che fare con beni intenzionalmente non riproducibili (le arti visive), o perché implicano eventi dal vivo che possono essere fruiti soltanto attraverso una partecipazione diretta.

· Industrie culturali: le attività collegate alla produzione di beni riproducibili, connessi alle principali attività artistiche a elevato contenuto creativo (cinematografia, televisione, editoria e musica);

· Industrie creative: tutte le attività produttive non propriamente culturali che, però, traggono linfa creativa dalla cultura e contribuiscono a veicolare significati e valori nelle produzioni di beni e servizi. Rientrano in questa categoria il design, l'architettura e la comunicazione, cui si aggiunge la produzione di beni e servizi creative driven, che, svolta in forma artigianale o secondo una logica export-oriented, definisce e rinnova continuamente l'immagine culturale dell'Italia sui mercati internazionali.

Definito il perimetro delle attività economiche che compongono il sistema produttivo culturale, la ricerca quantifica il contributo che le stesse fornisco all'insieme dell'economia italiana, disaggregando le informazioni a livello provinciale.

Per quanto riguarda la provincia di Reggio Calabria, sono 2.744 le imprese appartenenti al sistema produttivo culturale, pari al 5,5% del totale delle imprese presenti nel registro della Camera di Commercio. Il peso rivestito all'interno del tessuto imprenditoriale locale, seppur non trascurabile, è inferiore rispetto a quello rilevato nella media della Calabria (6%) e nell'insieme della Penisola (7,3%).

In questa fase congiunturale di profondi cambiamenti, che sempre accompagnano le crisi economiche, il tessuto produttivo reggino, così come quello italiano, vede le proprie componenti più tradizionali in evidente difficoltà, e parzialmente sostituite da nuovi strati sociali che si affacciano con sempre maggiore convinzione al mondo dell'imprenditoria. Si tratta dei giovani, delle donne e degli stranieri, nuove leve del fare impresa, che svolgono sempre più, anche nel panorama produttivo culturale, un ruolo determinante.

Per quanto riguarda le imprese giovanili, con 251 unità, nel 2013 queste ultime rappresentano il 9,2% del totale delle imprese afferenti al sistema cultura della provincia di Reggio Calabria, mostrando un'incidenza che, seppur inferiore alla media regionale (9,6%), supera abbondantemente il dato nazionale (6,6%). Più marcato è il contributo alle filiere culturali fornito dall'imprenditoria femminile: quest'ultima rappresenta il 15,6% del tessuto produttivo culturale della provincia (428 imprese), con un'incidenza maggiore di quella calabrese (14,3%) e italiana (15,2%). Infine, contenuto è il peso che, sul totale delle imprese culturali reggine, è rivestito da quelle straniere: con 42 unità, esse rappresentano l'1,5%, a fronte dell'1,9% calabrese e del 3,8% nazionale.

Passando a valutare le distribuzioni settoriali delle imprese all'interno delle filiere culturali, come a livello nazionale la fanno da padroni le industrie creative e quelle strettamente culturali. Ad ogni modo, mentre i giovani e le donne manifestano tendenze molto similari, distribuendosi per un abbondante 60% sulle industrie creative e quasi per il 30% su quelle culturali, gli stranieri mostrano una predilezione più accentuata per la Produzione di beni e servizi creative driven, tale per cui quasi l'80% dell'imprenditoria straniera culturale afferisce al comparto delle industrie creative mentre solo il 18,8% a quelle culturali.

Le attività legate alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico hanno una capacità di attrazione quasi trascurabile nei confronti delle nuove leve dell'imprenditoria, mentre le performing arts e arti visive assorbono l'8,8% delle culturali giovanili e l'11,2% delle femminili, ma appena il 2,4% delle straniere.

Il panorama delle imprese culturali della provincia di Reggio Calabria produce complessivamente oltre 244 milioni di euro di valore aggiunto, pari a quasi un quarto del totale regionale. La maggior parte della ricchezza generata proviene dalle industrie creative (132,6 milioni) e dalle industrie culturali (96,2 milioni). Rispetto alla media regionale e nazionale, le industrie creative ricoprono un peso più rilevante per il sistema produttivo culturale della provincia, rappresentando ben il 54,3% (48,6% in Calabria e 47% in Italia). Al contrario, decisamente meno pronunciato è il ruolo delle industrie culturali (39,4% contro il 45,4% regionale e il 46,4% nazionale). Oltre 11 milioni del valore aggiunto prodotto in provincia derivano dalle performing arts e arti visive, che incidono per il 4,7% sul sistema produttivo culturale locale, peso superiore a quello rilevato a livello regionale (4,3%) ma inferiore al resto della Penisola (5,2%). Infine, seppur più contenuto, è da rilevare il ruolo esercitato dalle attività legate al patrimonio storico-artistico che risulta, in provincia, allineato alla media regionale (1,6%) e appena superiore al dato nazionale (1,5%).

Oltre che per la creazione di ricchezza, il sistema produttivo culturale gioca un importante ruolo sotto il profilo occupazionale. Infatti, esso genera, nella provincia di Reggio Calabria, 6.087 posti di lavoro, il 63,5% dei quali afferenti alle industrie creative, poco meno di un terzo (il 29,1%) alle industrie culturali, e la quota restante alle attività legate al patrimonio storico-artistico (1,6%) e alle performing arts e arti visive (5,8%).

Il ruolo centrale delle industrie creative, già evidenziato in termini di valore aggiunto, risulta ancora più pronunciato sul versante occupazionale (il comparto produce il 54,3% della ricchezza complessivamente imputabile al sistema produttivo culturale, ma ben il 63,5% dell'occupazione).

In termini di incidenza che la cultura riveste sulla ricchezza e sull'occupazione complessivamente prodotti dalla provincia di Reggio Calabria, emerge un peso pari al 3,2% del valore aggiunto e al 3,6% dell'occupazione. Tali incidenze, pur non trascurabili, collocano la provincia all'ultimo posto a livello regionale: la media della Calabria è di 3,7 punti percentuali per il valore aggiunto e di 4,2 per l'occupazione. Inoltre, il resto della Penisola vede, mediamente, un contributo ancora più elevato rispetto alla Calabria, sia in termini di valore aggiunto globalmente prodotto (5,4%) che in riferimento all'occupazione totale (5,8%).

Analizzando come si spalmano le citate incidenze sulle diverse filiere del sistema produttivo culturale della provincia, emerge che le industrie creative, baricentro del lato culturale dell'economia reggina, producono l'1,8% del valore aggiunto totale e impiegano il 2,3% degli occupati complessivi. All'interno di tale settore, un contributo fondamentale è quello apportato dall'architettura, con i suoi 62 milioni di valore aggiunto e oltre 1.500 posti di lavoro. All'interno delle industrie culturali, invece, il ruolo di traino è svolto da Libri e Stampa, anche se Film, video, radio, tv e Videogiochi e software si collocano a breve distanza. Infine, contribuiscono per appena lo 0,1% all'economia locale le attività legate al patrimonio storico-artistico e poco di più, lo 0,2%, le performing arts e arti visive.

Con riferimento al settore connesso con la tutela e la conservazione del patrimonio storico-artistico, cuore del sistema produttivo culturale, occorre sottolineare che la sua scarsa incidenza sul totale della ricchezza prodotta in provincia, seppur non distante dalla media nazionale (0,1% sia a Reggio Calabria che nella media Italiana), rivela ampi margini di espansione di tale comparto. Reggio Calabria, infatti, si colloca al 74-esimo posto, tra le province italiane, per il contributo all'economia derivante dalle attività connesse con musei, biblioteche e archivi o legate alla gestione di luoghi e monumenti storici, alla luce di incidenze che raggiungono lo 0,3% del totale economia nel caso di Rieti e addirittura lo 0,5% nel caso di Viterbo, in testa alla classifica. Alla luce della ricchezza storica che Reggio Calabria può vantare appare evidente la necessità di investire maggiormente su tale patrimonio, onde adeguatamente valorizzarne il potenziale: si pensi alle numerose architetture religiose di pregio artistico presenti in provincia, all'importanza dei siti archeologici, all'abbondanza di fortezze e castelli di indubbio rilievo storico e all'ammontare di reperti ed opere d'arte conservati.