Tabularasa omaggia Nicola Calipari: "Reggio gli intitoli una strada"

Paure e intrighi internazionali, ricordando la figura di Nicola Calipari. La memoria lunga di Tabularasa ha ripercorso una delle più controverse pagine della storia recente d'Italia. Quella del marzo 2005 quando al termine di una complessa operazione di intelligence in Iraq, il funzionario del Sismi rimase ucciso dal fuoco 'amico' dei soldati americani scatenatosi nelle fasi immediatamente successive alla liberazione della giornalista de 'Il manifesto', Giuliana Sgrena.

Sulla vicenda, ancora oggi dai contorni oscuri e priva di una verità giudiziaria e sullo scenario mediorientale, si sono confrontati sul palco di Tabularasa, Susan Dabbous, giornalista freelance italo-siriana, Daniele Protti, storico direttore de L'Europeo e Claudia Fusani, giornalista de l'Unità. Con loro anche gli organizzatori, Giusva Branca e Raffaele Mortelliti.

"In Medio Oriente - spiega Dabbous che nell'aprile del 2013 è stata rapita da un gruppo estremista islamico e poi rilasciata dopo undici giorni di prigionia - si sta ripetendo una situazione ormai incancrenita da settant'anni in un territorio come Gaza, ad altissima densità abitativa in cui quindi è molto facile che i bombardamenti israeliani facciano vittime, specie tra i bambini". Tra le tante questioni interne ancora da risolvere, il nostro Paese può svolgere un ruolo importante anche se, sottolinea Fusani "ai problemi del Medio Oriente è l'Europa che non sta fornendo una risposta adeguata". Un invito a leggere i fatti nella loro oggettività è partito da Protti, secondo cui "Hamas si rende complice delle morti dei propri cittadini nel momento in cui innesca una reazione da parte di Israele che, com'è noto ormai a tutti, risponde con ciò che ha. Ovvero con una capacità militare nettamente superiore a quella palestinese. Forse dunque, c'è qualcosa che va al di là della ragione. E sarebbe ora di smetterla di guardare alle questioni interne e estere con una mentalità politica di trent'anni fa".

Dalla morte di Calipari a oggi dunque poco sembra essere cambiato sul fronte mediorientale. Un caso avvolto da troppe ombre quello dell'agente segreto per il quale Tabularasa chiede che Reggio, la sua città, gli intitoli presto una via. "La cosa che fa più rabbia – afferma Fusani – è stato il fatto di averlo elevato a eroe nazionale per un mese salvo poi farlo precipitare nell'oblio più totale. E purtroppo non credo che avremo alcuna verità su Calipari. Di sicuro gli americani sapevano degli spostamenti del funzionario e dunque potevano immaginare che si trattasse di un'operazione di salvataggio. La mia idea è che si siano scontrati due modi diversi di gestione degli ostaggi, quello italiano orientato alla trattativa pur di salvare la persona e quello americano e inglese nettamente contrario a qualsiasi forma di compromesso o accordo".

Un approccio, quest'ultimo, definito da Dabbous "un'autentica ipocrisia. Non è vero che pagando il riscatto si alimenta il mercato dei rapimenti. E oggi ci sono ancora ostaggi che stanno marcendo, quando sappiamo benissimo che intorno a queste vicende esiste tutto un circuito di sciacalli e presunti mediatori a cui i familiari dei rapiti finiscono per rivolgersi".

Al termine della serata lo spettacolo teatrale, "Il viaggio di Nicola Calipari" con Fabrizio Coniglio e Anna Cianca, ha offerto alla platea della Torre Nervi una nuova chiave di lettura del caso. Riaprendo la riflessione sul desiderio di giustizia e verità, gli attori hanno ricomposto i pezzi di quella tragica notte a Baghdad e dei successivi risvolti giudiziari. Una ricostruzione basata su documenti reali attraverso cui, Coniglio e Cianca stando semplicemente seduti su due sedie, hanno portato sulla scena i particolari più contraddittori e gli interrogativi ancora senza risposta sulla vicenda Calipari.