Reggio, oltre la metà dei lavoratori dice "no" all'accordo per il piano di rientro dell'Atam

atamlavoratoriIl documento sancisce, clamorosamente, la formale decadenza dell'accordo sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil ed ATAM S.p.a: "Un accordo che oltre a non essere adatto a raggiungere l'obiettivo del risanamento e del rilancio dell'azienda, scaricava, sui dipendenti e le loro famiglie, il fallimento della gestione amministrativa e politica chiedendo loro un pesante arretramento salariale e normativo, oltre a mettere in discussione i livelli occupazionali. I lavoratori e le lavoratrici, quindi, hanno condiviso le nostre perplessità rispetto al cosiddetto Piano di rientro e, sposando appieno le motivazioni che stanno alla base della nostra richiesta di sospensione dell'applicazione dell'accordo espressa nell'incontro dell'8 luglio all'Amministratore unico dott. Gatto, in 180 su 328 dipendenti hanno detto no" è scritto in una nota dell'Unione Sindacale di Base. Oltre, dunque, la metà dei dipendenti Atam non ci sta.

Questi i motivi del "no", come comunicati dal'Usb: "l'accordo è stato sottoscritto in una condizione di disagio estremo e sotto la minaccia del fallimento dell'azienda; la perdita di salario reale oltre al sicuro aumento della produttività a seguito del licenziamento di 3 colleghi e della cassa integrazione per alcuni dipendenti, sono condizioni inaccettabili; non è stato permesso ai dipendenti di votare in modo corretto e quindi pronunciarsi sull'accordo; la maggioranza dei dipendenti non conoscevano le condizioni sulle quali si basa il Piano di rientro; in ogni caso le sole azioni penalizzanti per i lavoratori e le lavoratrici previste dal Piano non saranno sufficienti a scongiurare il fallimento se non arrivano le risorse dei crediti vantati nei confronti della Regione Calabria e dell'impegno concreto del Comune che, in qualità di socio unico, ha l'obbligo di ricapitalizzare l'azienda, poiché appare strano che ad accompagnare il Piano di rientro non ci sia anche un Piano industriale con investimenti certi anche allo scopo di risanare il parco autobus attuale disastrato e inadeguato".

In fine, nel documento sottoscritto, inviato alla Direzione dell'ATAM S.p.a., alle Segreterie regionali del Comparto trasporti ed alle RSA aziendali delle OO.SS firmatarie l'accordo, i lavoratori e le lavoratrici chiedono l'immediata sospensione dell'accordo; l'indizione di una consultazione che tenga conto di quanto previsto dall'accordo interconfederale del 28 giugno 2011 che, rammentiamo, dichiara ratificato e valido un accordo che deroga ai CCNL solo nei casi in cui si raggiunge il 50% +1 degli aventi diritto al voto; di ritenere nulla la precedente consultazione che, oltre a non aver rispettato quanto previsto dal protocollo del 28 giugno 2011 nelle modalità di esecuzione, ha visto la partecipazione di soli 109 dipendenti rispetto ai 330 aventi diritto e quindi, ben al disotto della soglia minima del 50%+1.

"A questo punto, l'USB lavoro privato, confidando nel senso di responsabilità dei rappresentanti sindacali e per evitare ulteriori spaccature e contrasti tra dipendenti assolutamente non utili vista la difficile situazione dell'azienda e di tutto il settore, ritiene opportuno che le OO.SS firmatarie dell'accordo recepiscano quanto richiesto allo scopo di concedere a tutti i lavoratori e lavoratrici dell'ATAM S.p.a la possibilità di poter esprimere, liberamente, il proprio parere sul contrastato accordo" conclude la nota dell'Usb.