"Caso Fallara", Scopelliti condannato a 6 anni di reclusione

casofallarasentenzadi Claudio Cordova (foto di Adriana Sapone) - Alla fine il destino, inesorabile, ha fatto il proprio corso. Il Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti, è stato condannato a 6 anni di carcere nell'ambito del procedimento noto come "Caso Fallara" e celebrato per accertare le anomalie nella gestione delle casse comunali negli anni del "Modello Reggio". Scopelliti viene condannato per i reati di falso e abuso d'ufficio, reato, quest'ultimo, che dovrebbe provocare la sospensione dalla carica di Governatore, così come previsto dalla legge Severino. Insieme a Scopelliti, che paga le sue condotte da sindaco di Reggio Calabria (in carica per circa otto anni) vengono condannati anche i tre Revisori dei Conti, Carmelo Stracuzzi, Ruggero Ettore De Medici e Domenico D'Amico: 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno, perché invece di svolgere il proprio ruolo di "cani da guardia" rispetto alla corretta esecuzione delle procedure economico-finanziarie, sarebbero stati accondiscendenti nel permettere a Scopelliti di compiere il proprio disegno politico-amministrativo.

Per Scopelliti, inoltre, il Collegio ha disposto l'interdizione in perpetuo dai pubblici uffici, comminando una provvisionale di 120mila euro. Per i Revisori, invece, interdizione per 5 anni e provvisionale di 20mila euro ciascuno.

Condannati per tutti i reati ascritti. Scopelliti, addirittura, subisce una condanna maggiorata di un anno rispetto ai cinque anni richiesti dal pm Sara Ombra. Reati che sarebbero stati commessi con la complicità, anzi, con il ruolo fondamentale, della dirigente del Settore Finanze e Tributi, Orsola Fallara, che, se non fosse morta a causa dell'ingestione di acido muriatico alla fine del 2010, sarebbe stata sicuramente tra gli imputati del procedimento.

Sono le 20 circa quando il Collegio presieduto da Olga Tarzia, dopo alcune ore di camera di consiglio, entra in aula per la lettura del dispositivo. Proprio Olga Tarzia era stata "vittima", prima dell'inizio della requisitoria, dell'ultima bordata da parte delle difese: sulla scorta dell'articolo di un sito internet dalla dubbia credibilità, gli avvocati chiederanno al presidente del Collegio di astenersi, vista la nomina a primario del marito del giudice. Una decisione che premia l'impianto accusatorio portato avanti da pubblico ministero Sara Ombra, che per diversi mesi ha scandagliato le condotte di Scopelliti, dei Revisori, ma anche di Orsola Fallara, negli anni del "Modello Reggio".

E il quadro fuoriuscito dal dibattimento è stato piuttosto chiaro, ancorché desolante.

A cominciare dal lungo esame e controesame svolto dai consulenti tecnici della Procura è emersa una gestione a dir poco allegra della Cosa Pubblica e delle casse comunali. Una gestione che porterà il Comune a elargire somme anche di rilievo a Rtl (o, ancor prima, a varie soubrette portate in riva allo Stretto da Lele Mora per la "Notte Bianca"), piuttosto che per l'acquisto delle statue Rabarama. Di converso, però, sarebbero ben presto mancati i soldi per pagare le imprese attive negli appalti pubblici, creando diverse incompiute (su tutte il Palazzo di Giustizia, ancora, a distanza di molti anni, lontano dalla conclusione dei lavori). Stando agli accertamenti svolti dai consulenti della Procura, il Comune avrebbe anche omesso di versare le ritenute ai dipendenti.

Insomma, un quadro eloquente e che, prima dell'avvio del procedimento, i cittadini potevano solo immaginare, viste le condizioni in cui è ridotta la città.

A proiettare le parti processuali negli anni del "Modello Reggio" saranno i due ex consiglieri comunali, Demetrio Naccari e Seby Romeo, tra i primi testimoni chiave ascoltati in aula. Sarà proprio grazie al loro esposto che l'indagine e il processo contro Scopelliti & co. avrà inizio. Sarà soprattutto il "rivale" Naccari al centro delle invettive della difesa di Scopelliti e, soprattutto, dell'intervento dell'avvocato Aldo Labate. Anche prima dell'ultimo intervento di Nico D'Ascola, si proverà a minare la credibilità del testimone, anche alla luce di una recente intervista realizzata da "L'Ora della Calabria". Le difese proveranno a demolire le tesi accusatorie e, ancor prima, le stesse figure testimoniali: importanti, oltre a quelle di Naccari e Romeo, anche le testimonianze dell'ex sindaco facente funzioni, l'attuale presidente della Provincia, Giuseppe Raffa, e, più recentemente, anche quella del presidente di Confindustria Reggio Calabria, Andrea Cuzzocrea. Il primo avrà modo di ricordare come, all'indomani dell'elezione di Scopelliti alla carica di Governatore, tutti i fedelissimi dell'ex sindaco abbiano fatto fronte comune nell'opporsi alla sua nuova gestione, che, fin dall'inizio, tenterà di muoversi in discontinuità con gli anni precedenti, a cominciare dal ridimensionamento del ruolo della dirigente Orsola Fallara. Al sindaco facente funzioni, infatti, non servirà molto tempo per capire che gli incarichi (e i mandati di pagamento) che Orsola Fallara si autoassegnava e autoliquidava per la difesa dell'Ente davanti alla Commissione Tributaria avessero qualcosa di strano. Sarà proprio Raffa, per primo, ad arginare l'azione dell'onnipotente dirigente, prevaricatrice su tutto e tutti (assessori, dirigenti, funzionari e dipendenti) in virtù del proprio rapporto personale e fiduciario con Scopelliti. Cuzzocrea, invece, "inchioderà" l'ex sindaco alle proprie responsabilità, dichiarando come lo stesso fosse perfettamente a conoscenza delle disastrate condizioni delle casse comunali, anche a causa delle varie proteste messe in atto dall'Associazione Nazionale Costruttori Edili, di cui Cuzzocrea era il referente reggino negli anni del "Modello Reggio".

E la difesa di Scopelliti?

I legali Nico D'Ascola e Aldo Labate la affideranno agli "Scopelliti boys" e alle "Scopelliti girls", che sfileranno in aula facendo fronte comune, come un sol uomo, nella difesa strenua del proprio leader. Testimonianze quasi in fotocopia quelle di Peppe Agliano, Tilde Minasi, Antonella Freno, Enzo Sidari, Gianni Bilardi, Franco Sarica. "C'erano problemi di liquidità, sì, ma solo nell'ultimo periodo, niente di preoccupante...". Questo il refrain ascoltato in aula nel corso di varie udienze. Insomma, il Comune di Reggio Calabria avrebbe semplicemente subito le conseguenze della crisi e del taglio di fondi che il Governo invierà agli Enti Locali. A tratti imbarazzante, invece, è stata la deposizione dell'ex Capo di Gabinetto, Antonio Barrile. Una deposizione "confusa" dirà il presidente Olga Tarzia, avvisando più volte il teste dell'obbligo di dire la verità e di non nascondere nulla tra le sue conoscenze.

A poco sono dunque servite le arringhe difensive degli avvocati Aldo Labate e Nico D'Ascola, che avevano sollevato Scopelliti da ogni responsabilità, da ogni dolo, scaricando di fatto le responsabilità sulla dirigente Fallara. Il clou della difesa, però, era stato affidato proprio all'imputato principale, il Governatore Scopelliti. C'è il pienone in aula quando l'ex sindaco risponde alle domande delle parti, cercando di recuperare da quel "firmavo atti che non leggevo" che in sede di indagine non gli aveva certo fatto fare una bella figura. Esame e controesame interminabili, in cui l'ex sindaco, talvolta con metodi comunicativi da campagna elettorale, proverà a convincere tutti (in primis il Collegio) della bontà della propria azione amministrativa. "Lei non conosce le carte" dirà rivolgendosi al pm Sara Ombra. Sia nelle dichiarazioni di Scopelliti, sia nel corso delle arringhe difensive, la colpa ricadrà di fatto sulla dirigente Fallara, che avrebbe tradito la fiducia di Scopelliti. Lui, di tutto quello che gli accadeva sotto il naso, delle autoliquidazioni, dello stato delle casse comunali, non avrebbe avuto contezza.

Una tesi che sembrava suonare bene, ma che, evidentemente, non ha convinto il Collegio presieduto da Olga Tarzia.