"Caso Fallara": chiesti cinque anni di reclusione per Giuseppe Scopelliti

scopellitigiuseppe12lugdi Claudio Cordova - Cinque anni di reclusione per il Presidente della Giunta Regionale, Giuseppe Scopelliti. Una richiesta, quella del pubblico ministero Sara Ombra, che arriva al termine di oltre sei ore di requisitoria nell'ambito del procedimento sul cosiddetto "Caso Fallara", che vede Scopelliti imputato per abuso d'ufficio e falso con riferimento agli anni in cui sarà sindaco di Reggio Calabria. Oltre che per il Governatore, il rappresentante dell'accusa, il pm Ombra ha chiesto la condanna anche per i tre Revisori dei Conti accusati di falso: quattro anni ciascuno per Carmelo Stracuzzi (ex coordinatore del Collegio), Ruggero De Medici e Domenico D'Amico. Per tutti, la Procura ha chiesto l'inibizione dai pubblici uffici.

NIENTE ATTENUANTI PER IL "MODELLO REGGIO"

Nessuna attenuante generica deve essere riconosciuta, a detta del pubblico ministero: "Siamo di fronte a fatti gravi e ad un'alta intensità di dolo" ha detto.

Quella esposta in aula dal pm Ombra è una ricostruzione di una buona parte degli anni del "Modello Reggio", la stagione politica portata avanti da Scopelliti e di cui la città sta tuttora vivendo le conseguenze: "Con questo processo discutiamo gli scorsi dieci anni della città, ma anche i dieci futuri" ha detto il pm nell'avvicinarsi alle dure richieste di condanna. Una ricostruzione dei fatti che mette alcuni punti di verità, a prescindere dalla decisione che, tra circa un mese, il Collegio presieduto da Olga Tarzia dovrà prendere.

Proprio Olga Tarzia è stata "vittima", prima dell'inizio della requisitoria, dell'ultima bordata da parte delle difese: sulla scorta dell'articolo di un sito internet dalla dubbia credibilità, gli avvocati chiederanno al presidente del Collegio di astenersi, vista la nomina a primario del marito del giudice. Una richiesta, che, comunque, il giudice Tarzia deciderà di rigettare, dando il via alla requisitoria del pm Ombra.

Parla per diverse ore il rappresentante dell'accusa, parla ricostruendo le decisioni politiche che porteranno a un Ente sostanzialmente in dissesto, nonostante gli ammonimenti già dal 2007-2008 della Corte dei Conti.

Insomma, una lunga premessa necessaria per il rappresentante dell'accusa a delineare le scelte assunte dall'Amministrazione di Scopelliti, già a partire dal 2005, anno in cui i giudici contabili metteranno per la prima volta sotto la lente d'ingrandimento i conti di Palazzo San Giorgio: in quella prima occasione la Corte dei Conti farà notare come sei società miste su dieci sarebbero state in perdita. "La Corte dei Conti chiederà provvedimenti urgenti, avvertendo il Comune sul fatto che stava commettendo dei falsi" dice il pm.

E cosa farà il Consiglio Comunale?

Poco o nulla: "Faceva comodo girarsi dall'altra parte davanti alle segnalazioni" dice il pm Ombra.

E questo nonostante la Corte dei Conti sia tornata alla carica negli anni successivi. Nel 2008, per esempio, contesterà l'eccessivo numero dei consulenti esterni, ma anche la procedura degli SWAP. E ancora, nel 2009, stigmatizzerà l'utilizzo eccessivo delle anticipazioni di cassa che non verranno mai restituite, nonché l'esistenza di residui attivi assai datati nel tempo. La Corte dei Conti, in sostanza, avviserà il Comune dell'esistenza di un dissesto finanziario, anche se in quel periodo non aveva gli strumenti per dichiararlo: "Lo farà non appena sarà messa nelle condizioni" dice il pm Ombra.

Il rappresentante dell'accusa, infatti, parla di un Comune già in dissesto, di una situazione drammatica di cui il primo cittadino del tempo, Giuseppe Scopelliti, appunto, sarebbe stato perfettamente a conoscenza: "Il sindaco è eletto dal popolo ed è il capo dell'Amministrazione Comunale". Le preoccupazioni messe per iscritto dalla Corte dei Conti saranno sempre e comunque indirizzate anche al sindaco: "Nel corso del proprio esame – ha affermato il pm – Scopelliti ha detto che io non conosco le carte. Può darsi, ma lui invece le conosceva bene...".

PEPPE E ORSOLA FOREVER

Insomma, a detta dell'accusa, è risibile la difesa fornita dall'ex sindaco: "Firmavo atti che non leggevo". Orsola Fallara, infatti, sarebbe stata una diretta espressione di Scopelliti, in virtù del rapporto fiduciario e di grande vicinanza tra i due: "Scopelliti ha effettuato tutte le nomine senza alcuna evidenza pubblica, compresa quella di Orsola Fallara, che ha blindato il proprio ufficio. Nessuno poteva accedere ai documenti del bilancio, lei poteva fare quello che voleva. Aveva attriti e dissidi con tutti, solo con Scopelliti aveva un buon rapporto". Nel lontano 2002, agli albori del "Modello Reggio", Scopelliti nominerà dirigente esterno al Settore Finanze la commercialista Orsola Fallara, senza che questa avesse alcun tipo di titolo o di esperienza nella Pubblica Amministrazione.

La lunga requisitoria del pm Ombra si interseca anche con le risultanze dell'indagine "Testamento", primo vero campanello d'allarme sulla gestione della Cosa Pubblica a Reggio Calabria. In quell'indagine della Dda, infatti, verrà testimoniato come il Comune avesse elargito contributi ad associazioni riferibili alla potente cosca Libri. 'Ndrangheta o no, l'elargizione di denari sarebbe stata una costante negli anni del "Modello Reggio" targato Scopelliti. "Ma quanti hanno chiesto e non hanno ottenuto e, soprattutto, perché?" si chiede in maniera accorata il pm Ombra.

Il vero dominus di ogni scelta, dunque, sarebbe stato Scopelliti: "Sapeva che quei bilanci erano falsi e li ha firmati ugualmente" afferma il pm, sottolineando più volte come l'imputato abbia mentito nel corso della propria, lunga, deposizione nel corso del dibattimento. Secondo la ricostruzione dell'accusa, dunque, dietro lo scempio delle casse comunali vi sarebbe stato un vero e proprio disegno: "Chi traeva e chi ha tratto beneficio da tutto ciò?" si chiede il pm ricordando forse la linea difensiva di Scopelliti che, di fatto, accollerà tutte le colpe all'amica defunta alla fine del 2010 per uno strano caso di suicidio. La risposta è immediata: "L'organo politico e il sindaco". Da qui, dunque, la serie infinita di abusi enumerata in aula dall'accusa: "E' impensabile credere che Orsola Fallara abbia fatto tutto nelle sue segrete stanze: l'organo tecnico si è limitato a tradurre in numeri ciò che disponeva l'organo politico". La necessità di far quadrare i conti (almeno dal punto di vista documentale) infatti avrebbe consentito per un determinato periodo all'Amministrazione Comunale di dedicarsi ai Grandi Eventi, alla musica e alle sfilate. Far divertire la gente, insomma, senza tagliare i servizi o aumentare le tasse: "Quello avrebbe costituito una perdita di consenso". Dai dati tecnici, dunque, il discorso del pm Ombra si sposta anche sul piano politico e, di conseguenza, sulla vita sociale di Reggio Calabria negli ultimi dieci-dodici anni: "Sarebbe ipocrita non affrontare il problema: lo scopo era consentire la realizzazione del programma del sindaco".

SPESE PAZZE

Un rapporto inscindibile tra i due. Quel rapporto che porterà la dirigente a intascare un mucchio di quattrini per la difesa dell'Ente davanti alla Commissione Tributaria. Un incarico che la dirigente avrebbe dovuto svolgere gratuitamente o, meglio, senza percepire ulteriori pagamenti oltre a quelli già previsti dallo stipendio di dirigente comunale: "Gli incarichi attribuiti alla Fallara sono fuori da ogni regola logica – afferma il pm Ombra – perché lo Statuto parla di deleghe e non di ordinanze d'incarico. D'altra parte quel metodo veniva adoperato solo per lei, perché gli altri dirigenti ricevevano una semplice delega". Sono quelli i famosi atti che Scopelliti avrebbe firmato senza leggere. Non una, non due volte, ma decine di volte. Il risultato è uno sperpero enorme di denaro pubblico: "Si tratta di una prassi ad personam" afferma il pm Ombra.

Era un sistema, dunque. Un sistema di cui Scopelliti sarebbe stato perfettamente a conoscenza, nonostante le giustificazioni successive: "In quegli atti c'è la partecipazione del sindaco".

Nel frattempo la situazione cittadina precipita, ma il Comune continua a minimizzare, parla di "crisi di liquidità" e promette la risoluzione dei problemi, addebitando le colpe ai ritardi nell'elargizione dei fondi statali: "Qui tutto crolla e lui dice che aspetta i trasferimenti statali" dice il pm Ombra con grande amarezza.

Una gestione che porterà la città in ginocchio. Il Comune arriverà persino a non pagare le bollette dell'Enel, ma ad elargire fior di quattrini alla radio RTL oppure a spendere 600mila euro per le statue di Rabarama.

I REVISORI

Ma il pm Ombra riserva parole di fuoco anche per i tre Revisori dei Conti, che sarebbero dovuti essere un baluardo per il corretto svolgimento delle procedure economiche, ma che, invece, non avrebbero svolto il controllo che poteva salvare l'Ente: "Il Regolamento dice che devono fare proprio quello che non hanno fatto" afferma il pm rivolgendosi a Carmelo Stracuzzi, Ruggero De Medici e Domenico D'Amico. E invece negli anni si assisterà a bilanci approvati sempre e comunque in ritardo: un "sistema" che porterà all'enorme buco nelle casse del Comune di Reggio Calabria. Un buco sulla cui formazione, a detta del pm Ombra, "gli imputati hanno concorso".

Nel corso della propria requisitoria, infatti, il pm ripercorrerà il lungo dibattimento, partendo innanzitutto dalla dettagliata consulenza effettuata dai periti che documenteranno lo scempio amministrativo ed economico di Palazzo San Giorgio: "Emerge un quadro di irregolarità enorme – afferma il pm Ombra – che va dalla gestione di cassa, all'omesso versamento delle ritenute fiscali per 20 milioni di euro, fino alla gestione dei residui, l'esposizione delle società partecipate, la procedura degli SWAP e lo sforamento del patto di stabilità". Tutti vincoli aggirati, tramite due metodi: sovrastimando le entrate e camuffando le spese. Alla fine dell'anno, infatti, nei bilanci – in quei bilanci che il pm definisce "palesemente falsi"- verranno inserite somme fittizie per far quadrare i conti: "Ogni fine dell'anno – spiega il pm Ombra – verranno inseriti accertamenti in entrata fittizi, che non corrispondono a nulla, sono solo numeri". E anche in questo caso, vi sarebbe la responsabilità dei Revisori: "Uno dei loro compiti era quello di controllare il pagamento delle ritenute" dice il pm Ombra. Parole di fuoco verso i tre professionisti, che a cominciare dalle indagini e per tutto il dibattimento, hanno scelto di non rispondere ad alcuna domanda, rifiutando quindi di fornire una versione alternativa a quanto prospettato dall'accusa: "I Revisori non hanno fatto il proprio lavoro, hanno scritto cose false".

I TESTIMONI

E un passaggio della lunga requisitoria è anche dedicato ai due testimoni chiave dell'accusa: gli ex consiglieri comunali Demetrio Naccari e Seby Romeo, che con la propria denuncia faranno partire il procedimento a carico di Scopelliti. Testimoni che la difesa proverà a minimizzare, a bollare come inattendibili perché appartenenti a un'avversa fazione politica. Ma il pm Ombra non è d'accordo: "Tratto le loro parole come se fossero quelle di collaboratori di giustizia e le riscontro parola per parola. Facevano rilievi tecnici fondati ancor prima di quelli della Corte dei Conti e dei consulenti. Ma sono stati delle Cassandre inascoltate". Naccari, Romeo, ma anche l'attuale presidente di Confindustria, Andrea Cuzzocrea, e il dirigente Marcello Cammera: i due testimonieranno come il Comune fosse in difficoltà da tempo, nonostante ci si limitasse ad ammettere solo una "crisi di liquidità". Cuzzocrea, in particolare, inchioderà Scopelliti, ricordando come fosse a conoscenza delle difficoltà economiche dell'Ente, visto che parteciperà a diversi incontri in cui Cuzzocrea (in quel periodo rappresentante dell'ANCE) si impegnerà per ottenere le somme dovute dai costruttori edili: "Le imprese non sapevano a che santo votarsi" afferma il pm Ombra.

OMERTA'

Se, da un lato, vi saranno alcuni testimoni chiave, dall'altro il pm Ombra punterà l'indice contro il "muro di gomma" rappresentato dai politici sfilati in aula a difesa del grande capo Scopelliti. Gli ex assessori negli anni del "Modello Reggio", infatti, ripeteranno tutti lo stesso copione, parlando della solita "crisi di liquidità", ma non di problemi economici particolarmente accentuati: "In questo processo abbiamo visto un'altissima omertà" afferma il pm Ombra commentando le performances dei politici reggini (e non solo, ma anche i burocrati come il consulente esterno Antonio Barrile) in aula. Resteranno fedeli al proprio leader e, d'altra parte, proveranno a screditare il successore di Scopelliti, il sindaco facente funzioni, Giuseppe Raffa, che, insediatosi dopo le elezioni regionali, inizierà a toccare con mano la drammaticità della situazione delle casse comunali. Da qui la scelta degli "Scopelliti boys" e delle "Scopelliti girls" di togliere la fiducia a Raffa: "Fin quando era possibile correre sul carro dei vincitori lo hanno fatto, poi, quando sono finiti i soldi, sono scesi tutti". Giuseppe Raffa cui comunque il pm Ombra darà atto di aver spezzato l'andazzo portato avanti da Orsola Fallara negli anni del "Modello Reggio": "Ha capito subito che c'era qualcosa che non andava".

LE PROSSIME TAPPE

Anni e anni di sperpero, una città che sprofonda. A prescindere dall'esito del procedimento, la requisitoria del pm Ombra ha sicuramente il merito di rimettere in fila i fatti, di raccontare quello che, negli ultimi anni, è avvenuto a Reggio Calabria. Per capire se tutto ciò sia penalmente rilevante, però, bisognerà aspettare alcune settimane. Nel corso della prossima udienza, infatti, toccherà alla parte civile, il Comune di Reggio Calabria, costituito contro il suo ex sindaco, concludere. Poi la parola passerà alle difese.

Alla fine, invece, l'ultima parola spetterà al presidente Olga Tarzia. Quel presidente che ha guidato per mesi il procedimento e che gli avvocati, con un finale colpo di coda volevano defenestrare.