Concessi gli arresti domiciliari a Rosa Zagari, compagna del boss Ernesto Fazzalari

zagarirosaIl Gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, dottoressa Giovanna Sergi, ha concesso gli arresti domiciliari a Rosa Zagari, condannata in primo grado, nell'ambito del processo "Terramara Closed", all'esito del giudizio abbreviato per associazione a delinquere di stampo mafioso quale partecipe della cosca Zagari-Fazzalari di Taurianova.

La donna era stata arrestata il 26.06.2016 quando è stata trovata in compagnia del latitante Ernesto Fazzalari, considerato all'epoca il più pericoloso d'Italia dopo Matteo Messina Denaro, all'atto del suo arresto.

I militari erano riusciti a scoprire il covo del latitante seguendo proprio la Zagari che era ed è la compagna storica di Ernesto Fazzalari.

Alle stessa era stato contestato il reato di procurata inosservanza pena aggravato dall'aver avvantaggiato la cosca di appartenenza del Fazzalari e, dopo la condanna in primo grado, la Corte di Appello di Reggio Calabria, accogliendo le argomentazioni della difesa, rappresentata dall'avvocato Antonino Napoli, e l'aveva assolta.

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Nell'ambito dell'operazione "Terramara Closed" a Rosa Zagari, invece, è stato contestato il reato associativo in quanto sarebbe stata coinvolta in una serie di incontri con Domenico Rettura, considerato dagli inquirenti l'uomo più vicino al latitante, e nello scambio di buste e "pizzini" grazie ai quali il latitante avrebbe comunicato con gli altri accoliti.

La Zagari, durante la carcerazione, mentre si trovava presso la casa circondariale di Reggio Calabria, a seguito di una caduta si è procurata una fattura duplice alle vertebre.

Le condizioni di salute della Zagari, nonostante -dopo un primo trasferimento a Santa Maria Capua Vetere- sia stata reclusa presso centro clinico di Messina, sono progressivamente peggiorate tanto da non consentirle di deambulare autonomamente ma solo con il sostegno di una compagna di detenzione.

L'avvocato Antonino Napoli, dopo aver ottenuto l'autorizzazione dal Gip alla nomina di un proprio consulente, ha evidenziato come le cure presso il carcere non fossero adeguate alle patologie ed ha chiesto che alla stessa venissero concessi gli arresti domiciliari o ospedalieri per consentirle di curarsi o, in subordine, l'espletamento di una perizia al fine di accertare la compatibilità carceraria delle condizioni di salute della propria cliente.

Il difensore nell'istanza di sostituzione aveva anche evidenziato le criticità della cd. "sanità carceraria" dovuta alle caratteristiche di natura organizzativa delle stesse attività assistenziali.

Il Gip ha, pertanto, nominato un perito il quale, pur riconoscendo una sostanziale compatibilità carceraria delle condizioni di salute della Zagari, ha confermato le patologie lamentate e riscontrate dal consulente di parte ed ha rilevato, di contro, l'insuccesso della terapia riabilitativa messa finora in pratica presso l'istituto di detenzione.

Il giudice, considerati il quadro di salute della detenuta, il dolore cronico diffuso che rende assai difficile la sua stessa deambulazione, l'insuccesso delle terapie mediche e riabilitative seppur praticate con costanza presso il carcere, la necessità di implementare tali terapie con altre da effettuarsi presso centri specializzati e le ulteriori patologie, non efficacemente fronteggiabili presso l'istituto di detenzione, ha disposto la sostituzione della misura carceraria con quella degli arresti domiciliari stante anche la difficoltà di rinvenire una struttura ospedaliera pronta all'accoglienza a cagione della nota emergenza sanitaria diffusa su tutto il territorio nazionale.

Le condizioni di salute della Zagari avevano destato, nei mesi scorsi, l'attenzione anche della stampa nazionale e locale, dei Radicali e di numerose associazioni che si occupano dei diritti dei detenuti.