Testimonianze storiche reggine a Londra, incontro all’Università della Terza Età

Si è tenuto, nella sede dell'Università della Terza Età, il previsto incontro organizzato dall'UTE e dall'Associazione 'Amici del Museo', sulla presenza di testimonianze storiche reggine, nei Musei di Londra.
Di fronte ad un pubblico particolarmente interessato, il presidente della UTE, dr. Salvatore Modica, ha presentato l'argomento oggetto dell'incontro, ed ha sottolineato l'importanza dell'iniziativa presa dalle due Associazioni culturali, come segno dell'intento di svolgere assieme attività di qualificata informazione.
A sua volta, il relatore, prof. Francesco Arillotta, presidente dell'Associazione 'Amici del Museo', servendosi anche di una serie di belle immagini fotografiche, ha intrattenuto l'uditorio sul materiale storico riguardante Reggio, conservato nel British Museun e nel Victoria and Albert Museum.
Si tratta, nel primo caso, di una lapide marmorea che era stata ritrovata a Reggio Calabria nel 1727, che era stata acquisita da un viaggiatore olandese che ne aveva curato la pubblicazione, ma di cui si erano perse completamente le tracce nei secoli successivi, fino al 1970, anno in cui il British Museum l'acquistava ad un'asta degli oggetti d'arte e archeologici facenti parte di una collezione privata inglese.

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Il relatore, illustrando il contenuto artistico e grafico della lapide, ha spiegato che trattasi di una iscrizione databile al I-II sec. d.C., in caratteri greci ma con nomi di cittadini reggini romani. I simboli riportati sulla lapide attestano un culto in onore di Apollo, Diana e Vesta. L'iscrizione contiene i nomi e le qualifiche dei personaggi che parteciparono al rito. Sono elencati il pritano Sesto Nimonio Maturo e i suoi colleghi, due indovini, un suonatore di salpnix (una specie di tromba), l'araldo sacro, e alcuni schiavi di Maturo, come il conducente degli animali destinati al sacrificio, il tesoriere, il flautista, l'addetto al fuoco e l'incaricato dei banchetti. Una testimonianza veramente significativa, che fa rivivere una suggestiva pagina della vita quotidiana di Reggio romana.
Al Victoria and Albert Museum, invece, sono conservate – ha deto Arillotta – quattro colonne di legno di noce, alte circa due metri, con i capitelli e gli abachi scolpiti a tutto tondo, che per le caratteristiche delle figure, realizzate da autentici artisti del legno, vanno datate attorno al 1200. Secondo quanto indicato in un cartiglio visto a suo tempo alla base delle colonne, esse proverrebbero dalla Chiesa di Santa Maria di Terreti, e sono state acquistate dal Museo a Napoli nel 1886, per 207 sterline, 6s. e 5d. Si tratta di opere di alta qualità artistica, che presentano una ricca serie di immagini intagliate, tra cui il profeta Ezechiele e San Paolo. Il relatore, dopo aver spiegato che sono colonne che reggevano il pulpito della chiesa della ricca Abbazia normanna di Terreti, ha ricordato che dalla stessa chiesa, demolita dopo il terremoto del 1908, provengono alcune placche di gesso di arte araba in età normanna, e due colonnine di calcare incise, attualmente conservate nel nostro Museo Nazionale. Arillotta ha concluso auspicando che, da un accordo con le direzioni dei due musei, si possano ottenere quanto meno un calco della lapide e le foto in grandezza naturale delle bellissime colonne, per incrementare ulteriormente il patrimonio culturale del Città.