[FOTOGALLERY] Quando la memoria non basta. Uno stadio e un sentiero per non dimenticare Lollò Cartisano

cartisano3di Mariateresa Ripolo - "Dobbiamo pensare alle nostre vittime come a delle persone ancora vive, ancora tra noi. Ecco che allora troveremo la forza di andare avanti, non ci sentiremo schiacciati, perché è quello che la 'ndrangheta, le mafie vogliono, che ci si pieghi una volta per tutte e non ci si rialzi più. Noi dimostreremo volta dopo volta che non sarà così e questo lo potremo fare solo se tutti voi ci starete accanto e sentirete quei nomi come vostri familiari."

Sono trascorsi 26 anni dal sequestro di Adolfo Cartisano, conosciuto come Lollò, il fotografo di Bovalino con la passione per il calcio. Era il 22 luglio del 1993, quando di ritorno con la moglie nella sua casa al mare, Cartisano venne rapito dopo aver denunciato un tentativo di estorsione da parte della 'ndrangheta. Oggi a distanza di tanto tempo, dopo aver scoperto solo nel 2003 la verità grazie alla lettera di un pentito, la figlia Deborah ne ha parlato così durante il consueto appuntamento a cui, il 22 luglio di ogni anno, partecipano quanti vogliano ricordare la memoria di Lollò e di tutte le vittime innocenti di mafia.

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Dieci anni dopo la scomparsa di Cartisano, una lettera anonima rivelò che il corpo del fotografo di Bovalino si trovava in Aspromonte, vicino Pietra Cappa, in un punto impervio che dal 2003 è diventato meta di pellegrinaggio per molti. Il sequestro di Cartisano sconvolse Bovalino per il suo triste epilogo. La Locride era nel periodo più buio di sempre, 18 erano stati i sequestri prima che la tragedia di Lollò mettesse la parola fine ad un'escalation.

"Avremmo desiderato rinnovare la memoria a Pietra Cappa" ha affermato il Vescovo Francesco Oliva durante la messa celebrativa in memoria di Lollò che si è tenuta, però, nel luogo dove tutto è iniziato: la sua casa al mare. Da qualche anno una frana ha ostruito il passaggio impedendo a quanti vorrebbero partecipare ai "Sentieri della Memoria" di poter vedere con i propri occhi il luogo del ritrovamento del corpo di Cartisano. Un sentiero faticoso da attraversare, ma straordinariamente ricco di significato in quanto simbolo di un'ingiustizia che ha coinvolto un padre, un marito, ma ancor prima un uomo innocente, colpevole solo di aver denunciato i propri aguzzini.

{gallery}Manifestazione Cartisano{/gallery}

"Si tratta di un'occasione per consolidare la nostra forza e non perdere il coraggio della memoria, perché ci vuole coraggio per mantenere la memoria", ha continuato il Vescovo Oliva. Il sentiero percorso ogni anno fino al luogo del ritrovamento del corpo di Cartisano era, infatti, un modo per mantenere viva la memoria e non dimenticare tutte le vittime innocenti di 'ndrangheta. Un tentativo che, però, rischia di essere fortemente compromesso, così come quello di dedicare uno stadio alla memoria di Cartisano; uno stadio la cui struttura, per mancanza di manutenzione, oggi risulta inagibile. Proprio in occasione del 26esimo anniversario dalla sua morte, i familiari del fotografo hanno deciso di coprirne la targa commemorativa con un drappo rosso, in segno di protesta, un gesto attraverso cui lanciare un messaggio ben preciso alle istituzioni competenti.

A tal proposito è intervenuto il sindaco di Bovalino, Vincenzo Maesano che ha precisato: "In due anni di amministrazione abbiamo fatto delle piccole attività di manutenzione dello stadio, interventi che hanno consentito di non continuare a scrivere la parola "resa" sul problema stadio. Un problema che però, dobbiamo ammettere, è più grande di quello che pensiamo e di quello che sono le forze attuali sia economiche sia organizzative dell'ente." Lo stadio avrebbe, infatti, bisogno di interventi particolari per le quali l'amministrazione di Bovalino ha "avanzato richiesta elaborando un progetto preliminare della ristrutturazione complessiva dell'impianto presentando una richiesta di finanziamento al Coni e per la tribuna un contributo alla Città Metropolitana."

"Vogliamo trovare una soluzione per l'interesse della collettività - ha concluso Maesano - perché riteniamo che il fatto che lo stadio sia intitolato ad una vittima di mafia sia un valore aggiunto che non può e non deve essere dimenticato e deve spingere le istituzioni civili e sportive a trovare a tutti costi una soluzione".