Considerato infermiere del carcere di Reggio Calabria al servizio della cosca Iamonte di Melito Porto Salvo: assolto in Appello

manganaropasqualePasquale Manganaro, condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione in primo grado quale componente dell'associazione a delinquere di tipo mafioso (cosca Iamonte di Melito Porto Salvo ) è stato assolto con formula piena dalla Corte di Appello di Reggio Calabria (residua solo una condanna a 4 mesi per un reato minore del quale lo stesso era rea confesso).

La sentenza di assoluzione è stata emessa il 18 luglio dalla Corte presieduta dalla dott.ssa Tarzia e con i dottori Lauro e Minniti a latere.

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Manganaro era stato tratto in arresto con la pesantissima accusa di essere un partecipe della cosca Iamonte e di favorire la consorteria attraverso la funzione di infermiere presso il carcere San Pietro di Reggio Calabria.

Secondo l'accusa egli svolgeva il ruolo di tramite (per messaggi, consegna di oggetto e altro) tra gli affiliati della cosca detenuti e il mondo esterno e viceversa.

Il GUP, in primo grado, aveva accolto la tesi dell'accusa e lo aveva condannato alla pesante pena di 8 anni e 4 mesi di reclusione (con il giudizio abbreviato).

Avverso questa sentenza Manganaro aveva interposto appello.

aversanoettoreAd occuparsi della difesa del Manganaro sono stati gli Avv.ti Ettore Aversano del foro di Roma (nella foto) e Mario Santambrogio del foro di Palmi, i quali, depositando due distinti e corposi atti di appello, avevano sostenuto la tesi dell'assoluta estraneità del loro assistito rispetto alla accusa, e conseguente condanna, per associazione mafiosa.

Alle udienze svoltesi presso la Corte Territoriale, il P.G. concludeva con la richiesta di conferma della condanna ad 8 anni e 4 mesi.

Molto intense e appassionate si sono rivelate le arringhe dei penalisti Aversano e Santambrogio, i quali, senza tralasciare alcun aspetto e approfondendo con dovizia di particolari ogni tematica, sono giunti a chiedere l'assoluzione del loro assistito dalla grave imputazione ascrittagli, perché il fatto non sussiste.

La Corte, aderendo alla tesi formulata dai difensori, ha concluso conformemente.

Dopo circa un anno e mezzo di detenzione cautelare, è stato quindi scarcerato il Manganaro e, cosa più importante, è stato ritenuto estraneo dal reato associativo.