Reggio, donna morta per percosse. Il Gip su Laface: "Indole brutale ed impulsiva"

toga"Mio padre l'ha malmenata con una certa violenza in piu' occasioni anche in presenza mia e dei miei fratelli. A volte le dava anche pugni sul viso, sul corpo, calci. In qualche occasione l'ha picchiata con un bastone del tipo da passeggio che normalmente sta all'ingresso nel portaombrelli". Sono state le testimonianze dei figli raccolte dai carabinieri a confermare l'indole violenta di Domenico Laface, l'uomo accusato di aver ucciso a botte la moglie, Immacolata Rumi, 53enne morta agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria in seguito alle percosse.

Una versione diversa rispetto a quella raccontata ai Carabinieri dallo stesso Laface, nel periodo in cui il pm Antonella Crisafulli ne aveva disposto il fermo prima dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip Cinzia Barillà: ''Con mia moglie -ha dichiarato- ho sempre avuto un buon rapporto, mi ha dato sei figli, non abbiamo mai litigato e poi perche' avrei dovuto menare mia moglie? Ribadisco che non l'ho mai toccata, puo' esserci stata qualche parola di discussione, ma per i figli, che non e' mai degenerata. Io le ho sempre voluto bene perche' era una brava ragazza, ora Gesu' Cristo l'ha voluta e se l'e' chiamata''. Gli inquirenti non gli hanno creduto, visto pure il suo atteggiamento ''non mostrando mai una particolare sensibilita' o drammatico dolore per la perdita della persona amata'', scrive il gip.

Il particolare più inquietante lo racconta proprio Laface al Gip, ricordando di quando gambizzò il fratello dell'ex moglie, per punire il presunto tradimento di quest'ultima: "Si tratta pur sempre -secondo il gip- di eventi sintomatici di un indole assolutamente brutale ed impulsiva".