Boss scrivono al presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria: “Grazie per quello che sta facendo per i nostri figli”

di bella tribunale minoriLettere da detenuti, e anche da boss reclusi al 41bis, che lo invitano a proseguire nel suo lavoro. Le riceve Roberto Di Bella, presidente del tribunale per i minori di Reggio Calabria, per il suo impegno a favore del 'recupero' dei figli di affiliati alla 'ndrangheta. Al suo impegno si e' ispirata di recente la fiction di Rai1 "Liberi di scegliere", con Alessandro Preziosi nel ruolo del magistrato, e che ha registrato un forte ascolto del pubblico televisivo. A rivelare di queste lettere e' lo stesso Di Bella in un'intervista rilasciata a gNews, il quotidiano di informazione del Ministero della Giustizia

"Mi stanno scrivendo – ha affermato DI Bella – semplici detenuti e perfino boss al 41 bis, nomi e cognomi che qui a Reggio Calabria provocano scosse telluriche. Qualcuno mi ha scritto: 'Giudice la ringrazio, prosegua nella strada che ha intrapreso per i nostri figli, avessi avuto io la stessa opportunità che sta fornendo ai miei ragazzi forse non mi troverei nel luogo di sofferenza in cui sono ora'".

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Un confronto, intanto, sulle sofferenze che il programma "Liberi di scegliere" ha abbracciato: quella dei minori che vivono in famiglie di mafia, quella dei genitori destinatari dei provvedimenti di allontanamento e quella delle vittime innocenti della 'Ndrangheta. E' stato quello promosso dal Centro comunitario Agape e dall'associazione Libera nel carcere di Reggio Calabria tra i detenuti dell'alta sicurezza ed il presidente del Tribunale per i Minorenni Roberto Di Bella, che da alcuni anni adotta provvedimenti civili di decadenza o limitazione della responsabilita' genitoriale per appartenenti ai clan. "Unanime e non scontato - e' scritto in una nota degli organizzatori - da parte dei detenuti il riconoscimento a Di Bella della sua grande umanita' e del suo impegno sincero a perseguire il bene dei ragazzi interessati dai suoi provvedimenti. L'incontro e' stato voluto fermamente da Di Bella per parlare senza filtri ai detenuti, molti con cognomi pesanti, tra i quali anche genitori di ragazzi interessati dei suoi provvedimenti". I detenuti, prosegue la nota, sono giunti all'appuntamento dopo avere assistito alla proiezione del film "Liberi di scegliere" ispirato all'attivita' di Di Bella, avviando gruppi di discussione guidati dall'insegnante di religione Mimmo Nasone "che ha presentato anche le loro critiche e riserve, non tanto sull'operato del presidente ma su un sistema sociale che non fa prevenzione, che nega il diritto allo studio, che non offre a chi ha scontato la pena la possibilita' di reinserirsi anzi spesso condanna anche i figli solo per il cognome che portano". Di Bella, proseguono gli organizzatori, nel suo intervento "ha espresso con chiarezza l'umanita' con cui ricopre il suo ruolo. Ha parlato del costo emotivo del suo lavoro come giudice e della frustrazione che lo accompagna quando, dopo tanti anni, si ritrovava a dover giudicare figli o nipoti di persone a lui tristemente note. Il fine dei provvedimenti emanati, ha chiarito, e', in primo luogo, quello di tutelare i ragazzi, di aiutarli a liberarsi da una schiacciante eredita', fornire strumenti per una scelta consapevole, cercando di coinvolgere il piu' possibile le famiglie, anche quelle apparentemente irriducibili. Ma a tutti ha chiesto di aprire, di dare la possibilita' ai figli di fare un loro percorso diverso, di lasciarli liberi di scegliere". Nel dibattito, i detenuti "pur riconoscendo i meriti del giudice hanno affermato che sia poco vero che il contesto non ti fa scegliere. Secondo loro un adolescente puo' scegliere, il problema e' la terra bruciata che viene fatta intorno al nome. Altri hanno sottolineato come l'offerta di alternative sia estremamente limitata e per questo le persone non sono realmente libere". All'incontro hanno partecipato anche gli attori della fiction Franco Colella e Saverio Malara, il provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria Massimo Parisi, il direttore della casa circondariale Calogero Tessitore, Giuseppe Marino di Libera e Mario Nasone del centro Agape.