"Reggio, la legalità non ha colore. La lotta alle mafie si fa con atti concreti"

lamberticastronuovo600di Eduardo Lamberti Castronuovo* - Ergermi a giudice? Giammai! Non ne ho le capacità. Tutto avrei potuto fare nella vita, e molte cose le ho fatte, ma il giudicare non è nel mio Dna. Tuttavia sulla incredibile quanto dannosa querelle tra amministrazione civica ed opposizione, non posso non dire la mia, non fosse altro che per l'amore smodato che nutro per la mia città. I fatti parlano.
Ora, che Reggio sia una città strana, non v'è dubbio. Proprio a proposito del fare molte cose, spesso accusa chi le fa, anche bene. Non importa se la cosa non mi tocca, chi fa non deve fare. E basta. Altrove si premiano gli imprenditori e le imprese, qui no. Li si accusa di fare troppo. Di apparire. Di sovraesporsi, termine eufemistico per dire che il vederti bravo dà fastidio!
Ma veniamo a noi.
Una volta tanto un giornalista, una bella penna peraltro, dà una lezione alla politica. Lo fa con garbo ma con fermezza. Bravo Gaeta.
Nemmeno due giorni orsono, avevo gridato che la Città può risorgere solo nel caso in cui ci si riunisca in una congiura virtuosa che non veda parti contrapposte ma,sinergia in favore dell'interesse collettivo. Matera ha conquistato con quasi niente il vessillo di capitale europea della cultura, mentre Reggio, che sarebbe di fatto più dotata, oggi come oggi, potrebbe assicurarsi quello della pollicoltura. Si, perché di polli di Renzo se ne contano a migliaia. Stiamo andando a morte civica e ci becchiamo per nulla. E guarda caso l'argomento è la legalità! Un tema ostico che dovrebbe unire e finisce col dividere, titola Gazzetta, costretta - suo malgrado – a dedicare una pagina intera a battute da cortile non degne certo di una classe politica che si rispetti. Apodittiche dichiarazioni di diversità, insulti, richiami a giudizi personali che suonano più come occasioni di gratuita offesa che altro. Ognuno giudichi come crede chi sta sbagliando, chi è più puerile, chi ricorre al vecchio atavico sistema di ricorrere ad ingiurie riferite alle madri ed alle sorelle degli avversari, utilizzate quando non si hanno argomenti concreti.

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La Città non ha bisogno di queste inezie. La Città si serve, come il prete all'altare. La lotta alla mafia la si fa con i fatti. Rischiando in proprio. Perchè non è vero che chi non ha coraggio, seguendo Don Abbondio, non se lo può dare! Lo cerca e lo trova nel combattere insieme contro le ingiustizie, il malaffare, la corruzione. Unendo le forze. La legalità è come la cultura, la musica, l'amore: non ha colore. Non è vero che per essere diversi bisogna appartenere a questa o a quella parte politica. Bisogna essere Uomini. Corretti. Puliti. Giusti. Lavorare per il bene pubblico quando si è amministratori e non porsi come i consiglieri del principe di turno. Pronti ad obbedir tacendo, (quello spetta ai Carabinieri) o peggio, pronti a sostenere chi sbaglia, per il solo fatto che si attende una qualsivoglia prebenda. Un errato segno di appartenenza.
La contrapposizione tra chi amministra e chi si oppone, solo alle nostre latitudini, viene vista come una guerra totale a tal punto che nemmeno i rapporti interpersonali vengono salvaguardati nell'essere guelfi o ghibellini. In Australia, paese evoluto in tutti i sensi, il capo dell'opposizione ha le stesse prerogative di chi governa, rispetto compreso.
Qui, addirittura volano accuse di appartenenza alle cosche, di mancata lotta alla illegalità. Il risultato? E quello che il sottoscritto, mettendoci la faccia, ha rigettato con fermezza, allorquando nientemeno che il procuratore De Raho ha affermato che a Reggio non sarebbe potuto andare neppure a giocare a tennis, per il pericolo di incontrarsi con una popolazione quasi del tutto mafiosa! Si presenta una Città che non è. Infestata, Invivibile. Con la risultante di un immaginario collettivo che ci mostra al mondo nel peggiore dei modi possibili, quando invece Reggio è stata teatro di operazioni anti mafia eclatanti, oltre che per merito delle forze dell'ordine, anche e soprattutto della cultura. Abbiamo già dimenticato l'operazione recupero dei quadri confiscati ed oggi esposti nel magnifico palazzo della cultura ad opera della giunta di centro destra?
E il mese della cultura con più di 700 manifestazioni? Ed il grandioso concerto, non a caso tenuto nella Scuola allievi carabinieri, con mille musicisti calabresi diretti dal maestro Muti? Ancora ho negli occhi quei mille strumenti levati al cielo spontaneamente al termine dell'esecuzione dell'inno di Mameli! Oggi Matera esulta e grida al primato, per i duemila musicisti in piazza e noi, senza risorse, perchè non ricordiamo al Mondo, ma prima che a tutti a noi stessi, la sera del 31 Luglio del 2012?
Non sono questi atti concreti contro la mafia?
O si pensa ancora che bastino le chiacchiere o l'accusare qualcuno, senza prove, di farne parte per il solo fatto di non essere dalla stessa parte politica.?
Da consigliere metropolitano libero, ma di quel centro destra che mi ha consentito di lottare veramente contro la mafia, senza tarparmi le ali, non sarei onesto con me stesso se non dicessi che se fossi stato il Sindaco, non avrei mai innescato una polemica che, ovviamente, ha generato una reazione a catena. Chi governa appartiene a tutti non già alla sua parte politica.
Un consiglio me lo permetto, chieda scusa e dica che non voleva dire ciò che ha detto. Altrimenti la responsabilità diventa seria.
Qui parliamo di Uomini perbene o no, non importa che casacca scolorita o meno, indossino. Reggio ha bisogno di cose serie non di untori né di unti!
Ci sono uomini che amano e gente che odia. Io ho scelto di rimanere tra i primi. Con convinzione.

* Consigliere metropolitano di centrodestra