Villa San Giovanni (RC), confermato stato di agitazione dipendenti Lsu-Lpu. Sospesa ogni attività

"Com'è noto queste Organizzazioni Sindacali sono state fautrici come sigle maggiormente rappresentative di una azione di tutela mirata a rappresentare la delicata situazione che attraversa pesantemente i Comuni calabresi per la carenza di provvedimenti concreti in tema di risorse finanziarie per la prosecuzione della contrattualizzazione e gli incentivi necessari alla stabilizzazione degli ex lavoratori LSU/LPU". E' quanto si legge in una nota di Cgil, Cisl e Uil.

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"Tale circostanza espone a grave rischio oltre 4500 lavoratori di questa regione, di cui 34 in forze presso questo Comune di Villa San Giovanni, che malgrado rappresentino di fatto la struttura portante dell'Ente su molti aspetti operativi e produttivi, temono di veder piombare nel caos la loro condizione lavorativa dopo oltre 20 anni di precariato.
Nel prosieguo di tale vertenza si comunica che i lavoratori Lsu/Lpu di questo Comune hanno da subito aderito allo stato di agitazione proclamato dalle Organizzazioni Sindacali maggiormente rappresentative nel complesso alle forme di autotutela tendenti a garantire la necessaria attenzione al problema da parte del Governo Nazionale e degli enti locali coinvolti, tra cui il Comune di Villa San Giovanni.
Come già dichiarato nell'incontro con il Sindaco Dr. Giovanni Siclari avvenuto in data odierna presso la Sala Consiliare del Comune, pur prendendo atto della Sua disponibilità ad affrontare il problema in ambito locale con azioni utili a favorirne la risoluzione, si conferma la mobilitazione in atto che proseguirà nei prossimi giorni fino alla manifestazione nazionale a Roma già annunciata per la data del 12 Dicembre p.v. con partenza da Villa San Giovanni giorno 11.
Si conferma pertanto fino a quella data l'assemblea permanente in atto, pur nella consapevolezza di creare disagi ai cittadini utenti, a cui chiediamo comunque pazienza solidale, poiché viene messa in discussione la serenità di 34 famiglie a livello locale e 4.500 a livello regionale, che vedono in forte rischio il mantenimento del reddito familiare da lavoro percepito da oltre vent'anni in regime di precariato, pur avendo espresso ricchezza produttiva anche oltre i limiti delle professionalità assegnate".