Fase congressuale PD, Domenico Chianese, (GD Locri): “Tempi maturi per una riflessione profonda”

vDopo il crollo elettorale del 4 Marzo e le dimissioni di Matteo Renzi tutti nel PD aspettiamo che si celebri il Congresso Nazionale. E questa volta i tempi sembrano maturi per una riflessione più profonda che riparta proprio dai livelli base di un Partito che faceva del radicamento territoriale la sua arma migliore.
Perchè se a livello nazionale il PD paga l'aver posto, tra politica e popolo, una barriera costruita compiendo errori di comunicazione, fallendo nel risolvere i problemi della gente e soprattutto smettendo di celebrare la democrazia pura con le primarie prima delle consultazioni elettorali, a livello territoriale, dove la scelta dei rappresentanti è ancora possibile, siamo di fronte a un vero e proprio fenomeno di cristallizzazione.
Da giovane democratico ho sempre guardato al PD come un calciatore dell' Under 21 guarda alla sua Nazionale Maggiore. In fondo, "ricambio generazionale" e "nuove leve" sono le espressioni più usate da ormai così tanto tempo che io stesso, nonostante una giovane "età politica", inizio a sentirmi "vecchio".
Eppure nonostante le buone intenzioni il Partito Democratico stenta a passare dalle parole ai fatti, ad operare quel ricambio di personalità di cui riempie i testi delle mozioni congressuali, gli interventi dei suoi rappresentanti e il suo stesso Statuto. E i risultati, puntualmente, puniscono la sua ipocrisia in favore delle formazioni politiche che del rinnovamento della classe dirigente hanno fatto l'unico vero punto del programma elettorale.
"Io voto i 5 stelle, almeno sono persone nuove" è la frase che piu' comunemente ho sentito dire durante la campagna elettorale. "Dimmi il nome del candidato piu' giovane della lista e voto quello", "voto soltanto chi non ha mai fatto elezioni prima" mi rispondevano le persone quando cercavo consensi elettorali per il mio partito durante le comunali a Locri.
Il messaggio che la gente ci sta mandando è chiaro : "siamo stanchi delle solite facce ". Si, perché non si puo' dare uno sbrigativo colpo di spugna auspicando il ritorno a posizioni di sinistra dopo che, la sinistra, non si è stati in grado di rappresentarla. Non basta la chirurgia plastica delle operazioni di marketing quando non si ha la fiducia delle persone. In fondo lo diceva già Andreotti che "non basta avere ragione, bisogna avere qualcuno che ce la dia".
Il vero problema del palcoscenico PD non è il copione che si recita perché, in fondo, l'ideologia non è mai cambiata soprattutto in noi ragazzi che, lontani dalle beghe degli adulti, viviamo di racconti, di libri, di notti passate nelle sedi e ai seggi, di manifestazioni e pugni chiusi mai ostentati ma sempre mostrati. A dover cambiare sono gli attori che interpretano, male, la loro parte e che forse, dopo il lancio di pomodori dovrebbero mettersi da parte e fare spazio ad una proposta che non sia per forza giovane anagraficamente, ma che sappia parlare ai giovani e valorizzarli come succede, purtroppo, soltanto in pochi circoli.
E allora, invece di sprecare tempo a dare patenti di sinistra, torniamo a risolvere concretamente i problemi della gente, degli enti locali, di un Paese sempre più diviso dall'odio e consumato dalla fuga dei giovani, fenomeno che si verifica anche dentro il nostro Partito.
Domenico Chianese, Segretario GD LocriDopo il crollo elettorale del 4 Marzo e le dimissioni di Matteo Renzi tutti nel PD aspettiamo che si celebri il Congresso Nazionale. E questa volta i tempi sembrano maturi per una riflessione più profonda che riparta proprio dai livelli base di un Partito che faceva del radicamento territoriale la sua arma migliore.
Perchè se a livello nazionale il PD paga l'aver posto, tra politica e popolo, una barriera costruita compiendo errori di comunicazione, fallendo nel risolvere i problemi della gente e soprattutto smettendo di celebrare la democrazia pura con le primarie prima delle consultazioni elettorali, a livello territoriale, dove la scelta dei rappresentanti è ancora possibile, siamo di fronte a un vero e proprio fenomeno di cristallizzazione.
Da giovane democratico ho sempre guardato al PD come un calciatore dell' Under 21 guarda alla sua Nazionale Maggiore. In fondo, "ricambio generazionale" e "nuove leve" sono le espressioni più usate da ormai così tanto tempo che io stesso, nonostante una giovane "età politica", inizio a sentirmi "vecchio".

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Eppure nonostante le buone intenzioni il Partito Democratico stenta a passare dalle parole ai fatti, ad operare quel ricambio di personalità di cui riempie i testi delle mozioni congressuali, gli interventi dei suoi rappresentanti e il suo stesso Statuto. E i risultati, puntualmente, puniscono la sua ipocrisia in favore delle formazioni politiche che del rinnovamento della classe dirigente hanno fatto l'unico vero punto del programma elettorale.
"Io voto i 5 stelle, almeno sono persone nuove" è la frase che piu' comunemente ho sentito dire durante la campagna elettorale. "Dimmi il nome del candidato piu' giovane della lista e voto quello", "voto soltanto chi non ha mai fatto elezioni prima" mi rispondevano le persone quando cercavo consensi elettorali per il mio partito durante le comunali a Locri.
Il messaggio che la gente ci sta mandando è chiaro : "siamo stanchi delle solite facce ". Si, perché non si puo' dare uno sbrigativo colpo di spugna auspicando il ritorno a posizioni di sinistra dopo che, la sinistra, non si è stati in grado di rappresentarla. Non basta la chirurgia plastica delle operazioni di marketing quando non si ha la fiducia delle persone. In fondo lo diceva già Andreotti che "non basta avere ragione, bisogna avere qualcuno che ce la dia".
Il vero problema del palcoscenico PD non è il copione che si recita perché, in fondo, l'ideologia non è mai cambiata soprattutto in noi ragazzi che, lontani dalle beghe degli adulti, viviamo di racconti, di libri, di notti passate nelle sedi e ai seggi, di manifestazioni e pugni chiusi mai ostentati ma sempre mostrati. A dover cambiare sono gli attori che interpretano, male, la loro parte e che forse, dopo il lancio di pomodori dovrebbero mettersi da parte e fare spazio ad una proposta che non sia per forza giovane anagraficamente, ma che sappia parlare ai giovani e valorizzarli come succede, purtroppo, soltanto in pochi circoli.
E allora, invece di sprecare tempo a dare patenti di sinistra, torniamo a risolvere concretamente i problemi della gente, degli enti locali, di un Paese sempre più diviso dall'odio e consumato dalla fuga dei giovani, fenomeno che si verifica anche dentro il nostro Partito.
Domenico Chianese, Segretario GD Locri.