[FOTOGALLERY] Reggio, Congresso Provinciale Cgil: Pititto confermato segretario. E’ il primo dell’asse Colla-Landini

pititto gregorio171018di Mario Meliadò - Gregorio Pititto, segretario provinciale della Cgil 'traghettatore' rispetto al mandato non terminato dal predecessore nel ruolo Mimma Pacifici, ha trovato una conferma esaltante in sede congressuale della Federazione Reggio Calabria-Locri, assise svoltasi ieri per lunghe ore a Palazzo Alvaro.

Il punto cruciale, inizialmente almeno, riguardava il fondoscuro 'politico' della vicenda: ci sarebbe stata una seconda lista 'contraria' alla segreteria Pititto? Non questione di lana caprina ma quesito vero, considerando che il segretario uscente e ricandidato è adesso per cronologia il primo segretario cigiellino d'Italia riconducibile all'area nata dal connubio tra il riformista Vincenzo Colla e l'"irriducibile" ex leader nazionale della Fiom Maurizio Landini, cioè di quella minoranza interna 'sinistrorsa' che vorrebbe scalzare dal suo posto l'attuale segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso.
Invece il dissenso – pur esistente –, che si sapeva minoritario, è diventato quasi un'inezia sciogliendosi alla prova dei fatti. Niente lista 'antagonista', ma soprattutto rispetto ai voti validi espressi un plebiscito per Pititto: su 60 suffragi solo 5 'no', 5 astensioni e 50 consensi (83,3% dei voti espressi).

«Enorme soddisfazione», per il bi-segretario: «Alla luce dei risultati – dice Gregorio Pititto al Dispaccio.it –, si evidenzia al nostro interno un dibattito democratico, espresso con un piccolo dissenso, 5 voti contrari alla mia candidatura: questo mi dà uno stimolo in più per lavorare meglio e per riuscire a coinvolgere anche quei compagni che ieri hanno ritenuto di esprimere in questo modo le proprie divergenze. Lo dico, anche considerando che nel corso della giornata, a differenza anche di quanto magari ci si poteva attendere, non era emersa alcuna contestazione circa l'operato del segretario uscente. Da oggi mi sento un segretario eletto, mentre fino a ieri stavo solo continuando il mandato di qualcun altro; perciò oggi ho certamente una maggioranza, anche al di l dei numeri, certamente più forte e più 'mia' di quella di ieri. E spero che questo possa aiutare a coinvolgere l'intero gruppo dirigente nel percorso che la Cgil deve fare, cercando di raggiungere i risultati che ci siamo prefissi».
E un bilancio per la pubblica opinione del mandato concluso? «Sono stati certamente anni difficili – così Gregorio Pititto –. La situazione sul nostro territorio è drammatica: le infiltrazioni mafiose soffocano le attività commerciali e condizionano anche un normale svolgimento del lavoro credo incarnino il dato più drammatico, e poi la carenza di chances occupazionali purtroppo rende deboli i lavoratori stessi, per cui crea comunque disagio e difficoltà nella gestione dei rapporti quotidiani con loro. La fiducia nel sindacato? Mah, antidoti veri e propri non ce ne sono. Certo da 15-20 anni a questa parte c'è un chiarissimo tentativo della politica, dei vari Governi di delegittimare il sindacato: la disintermediazione, per fortuna non riuscita, facendo saltare i contratti è il "cavallo di battaglia" di molti, fermo restando che occorrerebbe senz'altro rendere i contratti assai più accessibili e 'leggibili' da parte dei lavoratori, considerato che spesso noi stessi incontriamo difficoltà e troviamo l'esigenza d'andare ad approfondire».

ghiselli robertoDurante i lavori, presieduti da Saverio Taverna, sono intervenuti tra gli altri il segretario regionale cigiellino Angelo Sposato e, a chiusura dell'intera sessione, il componente della segreteria nazionale Roberto Ghiselli, che al cronista prima dell'apertura dell'assise congressuale aveva dichiarato che rispetto ai momenti difficili per il lavoro e per il sindacato, «sono ancòra momenti difficili anche perché la crisi, specie in alcune regioni del Paese, non è finita, colpisce soprattutto i giovani e crea incertezza e anche paura, che va governata. Per la verità, in questi anni il sindacato è stato presente sulle vertenze, a difesa dei posti di lavoro e sul territorio con i servizi, quindi abbiamo avuto confermati la nostra forza e il nostro impegno. Chiaramente, però, dobbiamo confrontarci ogni giorno con sfide nuove, così siamo un po' costretti a giocare sulla difensiva, rispetto alla necessità di tutelare difese sociali e livelli di reddito rispetto ai quali incalziamo comunque il Governo centrale». E gli interventi come il reddito di cittadinanza, non rendono più complicato il lavoro del sindacato?, in particolare il contributo all'"educazione al lavoro"? «Mah, noi non vediamo contrapposizione tra gli interventi di contrasto alla povertà, che operano laddove esistano situazioni individuali o familiari che necessitino di sostegno, e le misure attive per il lavoro, cioè far sì che non ci si trovi di fronte a un intervento assistenziale, ma che invece sia collegato alla ricollocazione, alla creazione di nuove opportunità occupazionali, ovviamente per la parte di popolazione in età attiva. Questo però – evidenzia Ghiselli – difficilmente può far venire meno il bisogno di misure di sostegno al reddito in regioni in cui il lavoro proprio "non c'è", per cui non potrà lì essere sufficiente il potenziamento dei Centri per l'impiego: e questo peraltro è uno dei principali rilievi che non solo la Cgil, ma tutte le forze sindacali unitariamente stanno muovendo a questo, anzi a questi Governi. E anche quanto alla manovra di bilancio, non vediamo assolutamente interventi sufficienti sul fronte degli investimenti, in infrastrutture materiali e immateriali e anche a carattere sociale: questo è un grosso limite che scontano le politiche economiche di questi anni, comprese quelle operate dal Governo in carica. E noi, insieme agli altri sindacati, già nei prossimi giorni avvieremo una campagna di sensibilizzazione dei nostri quadri e delegati per spingere il Governo sulla strada giusta: abbiamo ancòra due mesi per la manovra finanziaria, francamente speriamo che degli aggiustamenti si possano operare».
Ma a fronte di un lavoro che non viene creato, e che con incidenza sempre maggiore se perduto non viene più recuperato dal singolo lavoratore, secondo la Cgil c'è bisogno di più Sinistra o no? «C'è assolutamente bisogno di Sinistra; o meglio, di politiche di Sinistra, progressiste. E la crisi della Sinistra, in Italia e in tutt'Europa, è dovuta proprio al fatto che i vari partiti e Governi di quest'area hanno abbandonato questo tipo di politiche». Insomma non basta "dirsi" di Sinistra... «Beh sì, non è possibile abbandonare la rappresentanza delle classi più deboli a una rappresentazione legata al populismo, alla paura, spesso anche alla xenofobia... – così il segretario confederale Roberto Ghiselli –. Ecco, recuperare i Valori della Sinistra significa parlare a questa gente: incoraggiarla, darle una prospettiva ed essere alternativi a una logica liberista invece imperante in Europa, che invece punta tutto sul mercato. In questi anni, alcuni segnali significativi purtroppo sono stati dati invece in senso negativo, penso già solo all'articolo 18; ecco che la Sinistra tutta, non solo uno o l'altro partito, dovrebbe piuttosto avere il coraggio di un ripensamento, di riprogettare una dimensione progressista in questo Paese, che sappia dialogare e tener conto delle istanze che vengono dal sindacato. Se dinamiche di questo tipo interessano anche i vertici della Cgil? Mah, noi siamo un sindacato da tanti anni orgoglioso della sua autonomia... le nostre decisioni le prendiamo nelle nostre sedi e nei nostri iscritti, ci confrontiamo con le controparti e diamo giudizi di merito secondo le risposte che abbiamo. Abbiamo fatto accordi con diversi schieramenti politici sia nazionali sia locali, abbiamo fatto conflitto anche con Governi di segno diverso. Questo però non vuol dire che noi siamo indifferenti: sappiamo bene che alcuni Valori, soprattutto sociali, di tolleranza, d'uguaglianza, il lavoro dovrebbero essere segni distintivi autentici della Sinistra. Quindi, non siamo certo indifferenti a tutto ciò che in questo campo si muove: per cui, se dovesse venir fuori una dialettica che porti a interrompere questa logica liberista, della disintermediazione che in qualche modo, in questi ultimi anni ha caratterizzato anche il mondo del lavoro e la qualità delle relazioni sindacali. Noi saremmo interessati a quest'evoluzione, ci confronteremmo e diremmo la nostra al riguardo, sperando di poter apprezzare un cambiamento che, al momento, è ancòra assai incerto. Dopodiché, torneremmo a fare il nostro lavoro...».

Tra i vari interventi succedutisi in sede di dibattito congressuale, non va certo omesso quello del segretario provinciale della Cisl Rosy Perrone, che ha fortemente voluto essere presente e, nel censurare duramente le ritenute inefficienze fin qui della MetroCity (critiche poi rintuzzate dal vicesindaco metropolitano reggino Riccardo Mauro) ha ribadito come sia «fondamentale proseguire in un'azione unitaria» nel tentativo di dare soluzioni degne di nota ai gravissimi problemi del territorio.

Dando lettura della sua relazione, Pititto ha rilevato tra l'altro come il sindacato cigiellino si sia da sempre «impegnato a diffondere una cultura della legalità. La legalità è precondizione dello sviluppo dei territori. La presenza pervasiva delle mafie allontana gli investitori, blocca le aspirazioni imprenditoriali, mortifica le legittime aspirazioni dei nostri giovani di trovare lavoro. E, come in un circolo vizioso, l'assenza di lavoro alimenta lo stato di bisogno e quindi le sacche dell'illegalità». Così sulla perversa connection tra 'ndrine e mondo del lavoro il segretario provinciale, che non ha comunque mancato di osservare come la fiducia nella Cgil, stando a un'indagine Dèmos del gennaio scorso, sia «cresciuta dell'8%. Un obiettivo raggiunto proprio grazie alle campagne fra la gente e per la gente».
Stando a Gregorio Pititto, l'obiettivo specifico della Camera del lavoro reggina dev'essere poi «contribuire al superamento delle problematiche principali» del territorio di Reggio Calabria e della Locride (considerata l'autonomia della Cgil pianigiana), realtà «dalle enormi potenzialità di sviluppo, bloccate da fattori ambientali in una sorta di limbo economico e sociale, che non ne consentono l'emancipazione fin da troppi decenni» per via della «pervasività del fenomeno 'ndranghetista, l'aumento del rischio di povertà e d'esclusione sociale, l'esplosione della disoccupazione e della precarietà professionale, il livello delle prestazioni sanitarie lontano dagli standard fissati dai Lea, il patrimonio ambientale e culturale abbandonato a se stesso». Fenomeni che «stanno segnando l'esistenza di una generazione dopo l'altra, senza che alcuno faccia abbastanza per invertire queste tendenze».

In corso di relazione, il segretario poi destinatario della già citata conferma "bulgara" ha invitato tutti i presenti a esprimere solidarietà a Riace e a Mimmo Lucano, salutato da tutti i presenti con un convinto applauso. Del resto, su Riace diversi degli interventi hanno operato una convergenza da punti di vista pure diversi, e parecchi dei partecipanti all'assise congressuale hanno poi preso parte al sit-in solidale tenutosi in piazza Italia verso il 'modello Riace' e nei confronti dello stesso Lucano.

Peraltro, sul tema, in una nota congiunta diffusa ai media questa mattina, lo stesso Pititto, il segretario comprensoriale della Piana di Gioia Tauro Celeste Logiacco e i segretari provinciali di Cisl (Rosy Perrone) e Uil (Nuccio Azzarà) sottolineano: «Siamo a fianco alla magistratura e al contempo auspichiamo che il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, possa dimostrare ogni estraneità ai fatti contestati, oggetto dell'indagine. Ma in questa vicenda, dai tristi connotati, non possiamo tacere tutta la nostra preoccupazione, per la possibilità che s'intravede all'orizzonte, di smontare e svilire un modello che umanamente e socialmente è stato indiscutibilmente virtuoso. La nota del Ministero, con la quale si specifica che i migranti dello Sprar di Riace si muoveranno solo su base volontaria - è il meccanismo che scatta quando un progetto Sprar deve chiudere - lascia intendere che ci sia la volontà di non salvaguardare un'esperienza che ha animato un territorio ed una comunità intera. Un piccolo borgo, a forte rischio spopolamento, ha potuto riattivare mestieri, scuole e un discreto livello occupazionale proprio grazie alle nuove energie dei migranti – rammentano Pititto, Logiacco, Perrone e Azzarà –. A Riace hanno la loro vita, e va difesa. Spostare una piccola collettività equivale a colpire l'identità di un territorio. Abbiamo sempre creduto nel progetto Riace e in ciò che esso rappresentava, al netto di nomi e proclami politici. Quest'idea d'accoglienza pensiamo non debba scomparire. Se ci sono irregolarità ed errori di singoli individui è giusto che vengano verificate e punite, ma questo è un modello che funziona ed è riconosciuto da tutti; e così c'è il serio rischio che venga spazzato via».

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