"Ho dato cuore ed anima a Riace. Non so ancora dove andrò"

Lucano Mimmo 2 6 ottobre"Non ho ancora deciso dove andare. Devo ancora trovare una casa in cui sistemarmi, ma ci sono amici che mi sono vicini in questo momento critico e che mi stanno assistendo". Lo dice Domenico Lucano, sindaco sospeso di Riace, contattato dall'ANSA, che ha lasciato stamattina il centro della Locride osservando il divieto di dimora impostogli dal Tribunale del riesame. "Sto vivendo, comunque, una condizione di precarieta'. Ho in macchina i miei effetti personali e alcuni libri. Se avro' bisogno di altre cose me le faro' portare da mia figlia".

"Mi ha rammaricato molto essere stato costretto a lasciare Riace, un paese a cui ho dato l'anima e che ho contribuito a risollevare dallo spopolamento e dall'abbandono ospitando i migranti". "Penso che la mia azione - ha aggiunto Lucano - sia stata utile anche per la Calabria, dimostrando a tutti che non e' soltanto terra di 'ndrangheta e di fatti negativi. E questo per me e' un motivo di orgoglio".

"Sono contento per il fatto che il mio sia diventato un caso nazionale e che se ne parli ormai dappertutto. Spero che questo sia utile per il riscatto di Riace". Spiega telefonicamente dall'ANSA. "Spero - aggiunge Lucano - che nei prossimi giorni mi venga tolto il divieto di dimora a Riace, in modo da consentirmi di tornare a casa. Io rispetto il lavoro di tutti, anche della magistratura e sono fiducioso nel futuro. Credo anche che la verita', considerata pure la decisione dei giudici di revocare il mio arresto, stia emergendo piano piano. Per questo spero che tutto si risolva presto".

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"Al ministro Salvini vorrei dire che non mi sento certo un eroe e che, a differenza di lui, ho imparato a non denigrare mai nessuno". Cosi', parlando con l'Agi, il sindaco di Riace, Domenico Lucano, risponde al ministro dell'Interno e leader della Lega, Matteo Salvini. "Forse - continua - questo senso di lealta' e' connaturato a noi calabresi, siamo ultimi ma anche orgogliosi di esserlo, come ha detto lui dicendo che siamo degli zero. Siamo abituati, la nostra e' una terra che storicamente e' sempre stata abituata a emergenze e precarieta', per questo sentiamo addosso certe sensazioni. Poi, sicuramente conosco la Calabria meglio di lui e la amo molto di piu' di lui, soprattutto l'ho amata quando per questioni di lavoro sono stato un emigrante e mi ricordavo la mia terra - come diceva mia mamma - come quella terra che e' ultima, ma apriamo le porte. Non voglio fare campanilismo, ma lui non puo' comprendere certi risvolti e certe sfumature, non li potra' mai cogliere perche' ha uno sguardo che lo porta a vedere tutto con un senso di denigrazione. Parte da questo presupposto, io invece - continua - parto esattamente dall'opposto: non me la prendo sistematicamente con le categorie piu' deboli, i rom, i meridionali, gli immigrati. Quanto al lavoro, Salvini - dice Lucano - ha avuto piu' responsabilita' di me a livello governativo: quando parla di mancanza di lavoro in Calabria, voglio vedere che cosa fa per la Calabria. Nel nostro piccolo con l'accoglienza abbiamo addirittura creato straordinarie opportunita', e abbiamo completamente ribaltato anche questo paradigma, perche' a noi - sottolinea - gli immigrati non hanno portato via il lavoro, anzi e' grazie a loro che abbiamo potuto fare tante attivita' nelle quali i protagonisti sono stati anche i cittadini di Riace"

"Non l'ho sentito stamattina, ieri sera ci siamo visti, mi ha abbracciato e basta. Non ho proprio idea di dove sia andato. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e me lo restituisca". Così Roberto Lucano, il padre del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ai microfoni del Tgr Calabria.