Villa San Giovanni (RC): successo per la nona edizione de “L’incontro con la follia”: continua l’impegno contro lo stigma nei confronti della malattia mentale

38786243 205586336970761 403153826862858240 nUna grande cornice di pubblico e una location incantevole, quella del "Borgo Santa Trada al Pilone", hanno fatto da contorno domenica alla nona edizione de "L'incontro con la follia", patrocinata dal Comune di Villa San Giovanni, dal Consiglio Regionale e dal Sistema Sanitario Regionale. Una serata di gala promossa dallo psichiatra Giacomo Romeo, dirigente del centro di salute mentale presso la Casa della Salute di Scilla e direttore della casa di cura "Casavola", ideatore e factotum della manifestazione, che ogni anno riscuote sempre più successo, e che ha come obiettivo principe la lotta ai pregiudizi e alle paure nei confronti della malattia mentale, in un mondo che è luogo dell'esistenza, dove non è possibile trattare la patologia psichiatrica senza gettare uno sguardo sull'esistenza come modo di essere nel mondo. "Dobbiamo porci come essere umani in relazione, tra le pieghe dell'esistenza mancata potremmo rinvenire molto di ciò che capita nella nostra esistenza ordinaria, sulla quale dobbiamo lavorare al fine di farla diventare esistenza possibile. Solo così si può comprendere la vita" ha spiegato il dottore Romeo ai partecipanti durante il suo intervento. L'incontro, moderato da Adele Briganti, è stato aperto dai saluti del Sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari che ha ricordato l'impegno passato per la realizzazione dell'incontro.

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"Sono sempre stato convinto che questo appuntamento potesse diventare un successo, così come poi è stato, sin da quando ero Assessore alla cultura, perché ero convinto delle capacità e delle competenza del dottore Romeo che ha architettato questa meraviglia. L'impegno, da parte nostra, come amministratori e professionisti, in una società assai complessa come quella moderna, deve essere quello di stare dalla parte dei deboli, degli ultimi, aiutarli e non destinarli alla emarginazione sociale". Presente anche il Presidente dell'Ordine dei Medici di Reggio Calabria, dott. Pasquale Veneziano che ha sottolineato, riferendosi al caso "gessi di cartone" che ha avuto grande eco mediatica in tutta Italia, come "spesso si tende a mettere in cattiva luce questa terra. Si parla ovunque di una bufala come quella delle presunte ingessature fatte col cartone e non si esaltano eccellenze e manifestazioni come questa, che sono un fiore all'occhiello del territorio". Con lui anche il direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell'Asp di Reggio Calabria, dott. Michele Zoccali, che ha chiesto l'impegno della politica per "sbloccare" le tante vertenze che interessano il settore psichiatrico e la sanità. Si è partiti, dunque, dalla rappresentazione di un caso clinico di un uomo ricoverato presso la casa di cura "Casavola" con le relazioni degli educatori Giusy Cutrupi e Giuseppe Foti che hanno illustrato ai presenti il percorso di crescita dell'uomo negli anni, dopo un percorso di riabilitazione che lo ha portato a rientrare con consapevolezza nel contesto sociale, di avere un rapporto con sé e con il mondo. La coscienza, il suo significato e lo studio della coscienza sono stati, invece, gli argomenti trattati dalla dott.ssa Silvia Paola Caminiti. "Essere coscienti – ha detto l'esperta in neuroscienze – significa provare qualcosa, e varia in base all'ambito di applicazione, deriva da noi stessi e ha molte componenti integrate: attenzione, intenzione, input sensoriali, stati affettivi". Spesso, poi, ha spiegato ancora, la coscienza è alterata, come nello stato vegetativo, o può fallire, anche nelle persone che funzionano bene, a causa di un deficit d'attenzione degli stati affettivi. Un focus sull'esistenza, poi, quello compiuto dalla filosofa Chiara Ortuso, il cui intervento è stato preceduto dalla recitazione di alcuni brani da parte dell'attrice Marilù La Face.

"Attraverso la crisi di senso – ha detto la Ortuso – l'uomo scopre di esserci, e di improvviso inciampa nella bellezza, comincia a comparire l'uomo vero, l'attore si rivela. Questi può esistere solo nei suoi picchi d'incanto. Il bello non fa rumore, sopravvive nel mondo, la bellezza è verità e la verità è bellezza". "L'elemento che caratterizza la condizione umana – ha, in seguito, illustrato Giacomo Romeo – è l'esistenza, e noi solo accostandoci ai mondi dei pazienti come attori, non come semplici reporter, possiamo comprendere l'esistenza. Kierkegaard diceva 'voglio guardare in faccia la follia per capire l'enigma della vita'". E ancora: "Noi normali evitiamo di guardare in faccia le paure pietrificanti, i dilemmi. E' la superficialità che ci salva. Viviamo come se questi interrogativi non avessero importanza, e scopriamo di vivere sacrificando grossa parte del nostro mondo interno, come se l'Edipo non ci fosse mai venuto addosso, come se avessimo deliberatamente sigillato da qualche parte l'angoscia di esistere, come se ciò che abbiamo fatto sia sufficiente a non farci porre domande sul significato della nostra esistenza. Su questa angoscia si è frantumata la rappresentazione di un altro essere umano come noi. Questi si è dissolto, si è sciolto dai legami, si è sciolta la sua esistenza in un corpo neurolettizzato". E allora dove sono finite le emozioni che hanno reso speciale la vita umana? "Le abbiamo chiuse – dice Romeo – in un manicomio insieme alla pazzia. E noi dobbiamo, dunque, chiederci, quanta passione c'è ancora in fondo alle braci di un delirio, e quanta ne è presente nella nostra vita quotidiana".

"Il folle – conclude – si chiude nel suo mondo, la sua visione degli altri si fa postconvenzionale ed inclassificabile; la facciata sociale si disgrega e nella sua anima trova la libertà di strappare il contratto con una civiltà ipocrita e forzata; pensa di aver compreso tutto, e proprio in quel momento la sua visione da veggente scende dal palcoscenico della vita e diventa perplesso. Il transito è avvenuto".