Rosarno (RC), concluso al “Piria” il corso di Alta Formazione per la tutela delle vittime di mafia

Si è concluso il Corso di Alta Formazione per la tutela delle vittime di mafia organizzato dalla Fondazione Scopelliti presso l'Istituto Piria di Rosarno

Testimonianze dolorose e un appello ai giovani e alla società civile a riflettere sui danni devastanti procurati dall'arroganza mafiosa, quelli di Mario Congiusta, Vincenzo Chindamo e Tiberio Bentivoglio, a conclusione delle sessioni del Corso di formazione per la "Tutela delle vittime innocenti delle mafie", organizzato dalla Fondazione "Antonino Scopelliti".

Mario Congiusta, dopo 13 anni di lotte seguite all'omicidio, tuttora rimasto impunito, del figlio Gianluca, giovane imprenditore ucciso a Siderno il 25 maggio del 2005, ha manifestato, nell'auditorium del Liceo scientifico gremito di giovani, la sua profonda delusione per una giustizia che gli viene negata, resa ancor più penosa dalla solitudine in cui è precipitato, come tante altre vittime della prepotenza 'ndranghetistica, che continuano a rimanere isolate, avvolte nelle nebbie di una società quasi del tutto indifferente. Vincenzo Chindamo ha messo in rilievo il profondo legame che ha unito sua sorella Maria, scomparsa nel nulla il 6 maggio di due anni fa, con la città di Rosarno, dove i suoi tre figli hanno frequentato le scuole, ma dove purtroppo "ha incontrato la cultura mafiosa che le è costata la vita. Non vorrei fare questa battaglia di ricerca della verità con il solo aiuto della mia famiglia e della preside Russo, ma assieme a tutte le persone perbene di Rosarno e dell'intera Calabria".

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"Siamo testimoni di verità in attesa di giustizia" – ha detto Tiberio Bentivoglio, imprenditore reggino che non si è piegato a pagare il pizzo alle cosche – "ma nelle aule giustizia non l'abbiamo trovata. Abbiamo denunciato i mafiosi e da molti nostri concittadini siamo appellati come infami e sbirri. Nel mio negozio mia moglie batte solo due, tre scontrini al giorno, perché la cosiddetta "società civile" ha paura di venire da noi ad acquistare. Eppure bisogna lottare per fare rete, altrimenti non ci sarà un futuro per la nostra terra".

Rosanna Scopelliti, presidente della fondazione intitolata al padre Antonino, ha posto proprio l'accento sulla solitudine a cui sono condannate le vittime innocenti di una mafia che continua a deturpare i nostri territori bellissimi. "Un motivo che ha spinto la Fondazione ad aprire a Reggio uno sportello, operativo a fine mese, per dare sostegno concreto a familiari vittime e testimoni di giustizia".

Per la preside Russo, "la nostra non è solo una terra di mafia, ma ci sono eccellenze che vanno conosciute e valorizzate. Questa è una scuola che è stata, e lo sarà sempre, a fianco di tutti coloro che sono costretti a subire lo strapotere mafioso e che con il loro coraggio continuano a dare speranza ai nostri giovani e colgo l'occasione per fare un accorato appello al Commissario per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e dei reati intenzionali violenti , il Prefetto Vincenzo Panico, alla guida da due anni del Comitato istituito presso il Ministero,perché venga prestata attenzione a Rosaria Scarpulla,madre di Matteo Vinci e non cadano nell'indifferenza delle istituzioni le richieste del suo avvocato ".

Su luci e ombre riguardanti le norme a tutela delle vittime della mafia, dopo il saluto di Giorgio Tropiano presidente del Rotary Nicotera Medma, sono intervenuti Giacomo Saccomanno, responsabile scientifico della Fondazione; Felice Centineo del Foro di Palermo e il sociologo Francesco Rao. I lavori sono stati coordinati da Maria Cantone. Intermezzi musicali del soprano Antonella Malara.