San Ferdinando, Di Bari vuol chiudere le tendopoli e punta su accoglienza diffusa e Sprar. Polichetti: “Ci avvarremo pure di beni confiscati e housing sociale”

polichettiandreaprefettodi Mario Meliadò - La riunione del Tavolo permanente per l'emergenza-migranti di ieri a Palazzo del Governo ha proiettato nuovamente l'idea-forza del prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari: «La nuova tendopoli e, a maggior ragione, la baraccopoli non possono essere pensate come situazioni definitive: sono soluzioni molto, molto provvisorie. Noi vogliamo svuotarle prima possibile, e per farlo ricorreremo all'accoglienza diffusa, instaurando una stretta collaborazione dei Comuni», spiega il Prefetto.

Ieri, in Prefettura, si sono visti amministratori della cosa pubblica negli Enti locali – sindaci dell'area e commissari straordinari –, associazioni datoriali, sindacati (presente tra gli altri il segretario regionale della Cisl, Paolo Tramonti), ma tra gli altri anche il sindaco di Pizzo Calabro – nel Vibonese – e presidente regionale dell'Anci (l'Associazione nazionale dei Comuni) e coordinatore nazionale Anci Giovani Gianluca Callipo, gli assessori regionali Angela Robbe (Politiche sociali) e Roberto Musmanno (Trasporti), il delegato all'Immigrazione ed ex sindaco di Acquaformosa – in provincia di Cosenza – Giovanni Manoccio e, naturalmente, i vertici provinciali delle forze dell'ordine.

Già, perché in un modo o nell'altro permane il punto interrogativo sull'effettiva sicurezza dei migranti in arrivo, viste le nuove linee del Governo centrale in materia di sbarchi; di quelli che restano a vivere e operare come braccianti agrumicoli nella Piana di Gioia Tauro, considerato che a 8 anni dalla fatidica rivolta dei neri di Rosarno si son trovati nuovamente inermi bersagli d'immotivati colpi d'arma da fuoco; dei residenti, alla luce di quella che solo pochi giorni fa in Consiglio regionale Baldo Esposito (Ncd) ha definito «tolleranza verso i migranti, odierna emancipazione di quelle che erano accoglienza e solidarietà».

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Prefetto di Bari, per motivi diversi migranti e residenti debbono temere per la propria incolumità?

«Gli sbarchi di Reggio Calabria e Roccella Jonica si sono svolti nella massima tranquillità possibile, assicurando ai migranti dignitose condizoni d'accoglienza, secondo protocolli già consolidati nel passato. Anche per la "Sea Watch" travagliato è stato il viaggio, non lo sbarco... Del resto, invece di allargare il campo, io lo restringerei al nostro territorio e alle nostre responsabilità, competenze e attribuzioni. Io direi che i livelli di sicurezza nell'area sono elevati. Certamente un deprecabile gesto, quest'omicidio terribile è accaduto: e qui voglio rinnovare la mia solidarietà alla famiglia di Soumayla Sacko. Però è indubbio che mai come in questo momento l'intera zona è fortemente, incisivamente presidiata dalle forze di polizia. Credo che questo non possa sfuggire a nessuno. Dopodiché, noi premiamo per le soluzioni perché, senza soluzioni, "tutto" diventa questione di ordine e sicurezza pubblica...».

Sì, ma gli sbarchi e l'intero capitolo-migranti stanno risentendo di nuove direttive da parte del Viminale?

«Noi siamo chiamati ad applicare direttive, e le direttive in questo momento ci dicono che dobbiamo assicurare questi luoghi nella massima sicurezza: quel che stiamo già facendo. Per il resto, è evidente che tendopoli e baraccopoli di San Ferdinando sono il problematico retaggio di un passato molto lontano, una questione che si ripropone, ma che è molto molto seguito da tutti gli attori istituzionali. In primis, dalle forze di polizia e dalla magistratura, cui sono grato».

E le tende sanferdinandesi? Davvero le smantellerete?

«Nessuno può dire che sono soluzioni definitive. Sono soluzioni temporanee, perché anche questo 'tavolo' ha un unico obiettivo: comprendere fino a che punti Enti locali, associazioni di categoria, Regione, lo Stato creano le condizioni di un'assistenza diffusa. Il nostro obiettivo, lo ripeto, è smantellare la baraccopoli ed eliminare la tendopoli, soluzioni assai provvisorie. Dobbiamo operare sforzi ulteriori per addivenire a una soluzione che non può che essere un'accoglienza diffusa, in cui tutti siamo chiamati a fornire risposte esaustive e precise. Io sono convinto che anche la visita di lunedì scorso del presidente della Camera Roberto Fico, che ringrazio, abbia acceso un faro sull'intera vicenda, che non può essere circoscritta a vicenda che interessa il mero territorio reggino. Continueremo a fare degli sforzi che ritengo pure encomiabili da parte di tutti: un volontariato maturo, il Comune di San Ferdinando che si sta prodigando, la Regione... Dobbiamo mettere a sistema tutte queste iniziative perché un'accoglienza diffusa, obiettivo che c'eravamo dati tutti da tempo, possa realizzarsi presto. Per pochi migranti, siamo riusciti a verificare le condizioni circa il loro collocamento nella rete Sprar: la notizia è di 24 ore fa (cioè di lunedì scorso, ndc), già stiamo prendendo contatti al riguardo».

Un obiettivo ambizioso che però, appunto, è sul campo da tempo. I tempi per tradurlo in realtà quali saranno?

«I tempi non dipendono soltanto dalla Prefettura, che coordinano questo tavolo: per me, potrebbero essere anche assai rapidi. In realtà, i tempi dipendono dalle condizioni che gli Enti locali, le organizzazioni datoriali, le organizzazioni agricole, la Regione e tutti gli Enti che fanno parte di questo "tavolo" andranno a individuare in relazione alle risposte da fornire per dare concretamente corpo a questo modello nuovo di zecca, il modello dell'accoglienza diffusa».

Facciamo chiarezza: in relazione alle attività produttive i migranti debbono essere considerati un 'peso', come qualcuno va dicendo?, o piuttosto una risorsa?

«Ma gli extracomunitari sono una risorsa, è chiaro. Proprio per questo motivo, tempo fa io creai un Focus 'Ndrangheta per le attività anticaporalato: sono sotto gli occhi di tutti le ispezioni quasi quotidiane di forze dell'ordine, Ispettorato del lavoro, Azienda sanitaria provinciale in quei territori».

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Sulla stessa lunghezza d'onda il prefetto Andrea Polichetti, che da poco più di un semestre è il commissario governativo per l'area di San Ferdinando, incaricato di svolgere una preziosa opera di raccordo tra le realtà istituzionali, produttive e di categoria.

Prefetto Polichetti, far digerire l'idea dell'ospitalità diffusa ai residenti dei Comuni che coinvolgerete non sarà facile...

«In effetti proprio , le iniziative che dovranno portare a quest'ospitalità diffusa informano l'aspetto più spinoso della vicenda. Tenteremo di arginare ogni possibile tensione instaurando una sinergia forte che produca risultati concreti ed effettivi, a partire dalla situazione alloggiativa...».

A quali tipi di edifici pensate, a proposito?

«Non siamo di fronte a una sola categoria di soluzioni alloggiative, che invece sono molteplici e meritano d'essere esplorate tutte. Per ospitare i migranti pensiamo agli immobili di proprietà comunale non utilizzati, e che potrebbero essere ristrutturati a questa finalità sociale; ma anche ai beni confiscati alla criminalità organizzata che potrebbero essere riqualificati per essere destinati a questo scopo, magari anche mediante l'utilizzo dei Fondi strutturali. E poi, confido anche che, attraverso una linea d'azione che stiamo scrivendo 'a quattro mani' con la Regione, possano essere reperiti sui territori anche immobili di privati, rispetto ai quali la Regione Calabria potrebbe farsi promotrice di destinarli a una funzione di housing sociale».

Nel passato anche recente, però, spesso gli extracomunitari sono stati ospitati anche con una notevole concentrazione in pochi luoghi. Un fattore che ha prodotto tensioni anche da queste parti... Stavolta sarà diverso?

«L'accoglienza dev'essere necessariamente accoglienza diffusa. Anche perché in questi termini la identifica lo stesso Piano nazionale per l'integrazione del Ministero dell'Interno dell'ottobre scorso. E poi, i diritti di chi è accolto debbono sempre trovare un punto di mediazione sostenibile coi diritti di chi accoglie».

E sul fronte delle attività produttive, rispetto alle quali peraltro nell'area la funzione dei braccianti extracomunitari pare da anni determinante?

«Il dialogo è in uno stato avanzato. Il mio compito, peraltro, è proprio mediare sul territorio, individuando le iniziative in grado di ribaltare questa condizione di forte degrado territoriale».