Parla Nino Bartuccio, il sindaco che ha denunciato la ‘ndrangheta: “La verità non ha paura”

bartuccionino500di Claudio Cordova - Ha dimostrato all'intera politica – e soprattutto a quella calabrese – che esiste un altro modo di amministrare la Cosa Pubblica. Un modo fatto di integrità, di forza nell'alzare i muri laddove i muri vanno eretti. Ha denunciato le ingerenze della potente cosca Crea all'interno del Comune di Rizziconi e dalle sue denunce è scaturito un processo assai lungo e complesso tuttora in corso davanti al Tribunale di Palmi. Antonino Bartuccio, commercialista, oggi guarda a quella scelta con l'orgoglio e la dignità dell'uomo libero. Dall'esecuzione degli arresti, nel 2014, vive sotto scorta insieme alla sua famiglia. Anche nel procedimento, Bartuccio ha deposto in aula e per questo è stato anche oggetto, negli ultimi giorni, delle invettive degli avvocati dei presunti mafiosi. Ma sa di aver fatto ciò che si doveva fare. A Rizziconi, infatti, i Crea volevano controllare tutto e pretendevano di pilotare anche personaggi assai importanti all'interno della compagine amministrativa comunale. Nino Bartuccio ha denunciato e da quella denuncia non ha tratto profitti materiali: non ha strumentalizzato la propria storia per ottenere la candidatura alle ultime elezioni politiche, che, anzi, ha rifiutato nonostante le lusinghe di alcuni schieramenti. Dalla sua storia di resistenza, ha tratto solo un vantaggio in termini di dignità. Ma non parlategli di eroismo o coraggio: "Ho fatto solo quello che dovevo fare" ripete.

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Il processo "Deus" agli sgoccioli. Quali sono le sue sensazioni?

Mi auguro solo ed esclusivamente giustizia: spero che chi è colpevole venga condannato e che chi è innocente venga assolto. Ciò che mi impressiona sono i tempi della giustizia: bisognerebbe dare risposte in breve tempo, soprattutto per chi è innocente e magari ha trascorso mesi o anni in regime di custodia cautelare. Bisogna trovare qualche soluzione per accorciare i tempi del giudizio.

Come lo ha vissuto?

L'emozione più forte l'ho provata nel momento in cui sono stato chiamato dal presidente a testimoniare. C'era una frase che mi ripetevo: "La verità non ha paura". Ho rivissuto con molta sofferenza dei momenti difficili e ce ne sono stati diversi durante il mio mandato.

Si aspettava un'attenzione maggiore su questo processo?

Devo dire che la stampa in un certo senso lo ha ignorato tranne per alcune udienze. Forse sarebbe stato utile che i cittadini conoscessero meglio lo svolgimento di questo processo: è strano che dopo tanto tempo di silenzio, alle battute finali su qualche organo di stampa ho visto comparire un articolo che più che altro sembrava l'elogio a un avvocato.

Dal momento della denuncia ad oggi, la sua vita è cambiata in meglio o in peggio?

Sicuramente in meglio. Non c'era altra possibilità di seguire un'altra via, visto ciò che è accaduto. Ricordo una frase di Giorgio Faletti che diceva grossomodo che ci sono delle cose che ti accadono nella vita e che tu non vorresti, non te le sei andate a cercare, ma nel momento stesso in cui ti capitano la tua vita è cambiata e tu, dovendo fare delle scelte, puoi scegliere se cambiare la tua vita in meglio o in peggio. E quindi, di fronte alla cosa che è accaduta, di sicuro la scelta che ho fatto l'ha cambiata in meglio: ho fatto solo ed esclusivamente il mio dovere, era l'unica via possibile, quindi non amo che si parli di eroismo e di coraggio. Sono convinto di non aver messo in pericolo i miei figli, ma di averli salvati dall'arroganza e dalla prepotenza, loro possono camminare a testa alta.

 Tutto quello che è accaduto l'ha convinta a non volerne più sapere di politica?

Le persone perbene hanno il dovere civico di impegnarsi. Ci lamentiamo spesso del fatto che la politica è sporca: lo dicevo pure io e cercavo di tenermi lontano. E' emerso anche dagli atti del processo che io nel 1994 rifiutai di candidarmi, però se le persone che intendono la vita in senso filantropico si fanno sempre da parte, noi ci ritroveremo sempre più spesso personaggi che con la politica in senso più alto non dovrebbero avere nulla a che fare. La politica troppo spesso viene intesa come un affare e noi vediamo molto spesso persone che si avvicinano alla politica per sistemare i propri familiari o per occuparsi dei propri interessi.

Proprio recentemente, nella campagna elettorale effettuata in vista del voto del 4 marzo, si è parlato di un suo "ritorno" in politica. Qualcuno la dava già candidato con il Partito Democratico...

Ho saputo anche che qualcuno diceva che sarei stato candidato con Forza Italia, cosa che non avrei mai fatto, anche se sono stato tesserato di Forza Italia e nel 2014 ho costituito il club a Rizziconi, essendone il primo presidente. E' chiaro che non condivido più tantissime cose che si stanno verificando in Forza Italia, quindi sono assolutamente fuori a queste condizioni. Per quanto concerne il Partito Democratico, credo che tutto questo sia nato dall'opportunità che ho avuto di parlare di fronte a una bellissima platea alla Leopolda: ero restìo, ma chi me l'ha proposto mi ha convinto che fosse un'occasione per far conoscere alla politica alcune cose che non riesce a percepire.

E sono tante...

Come il fatto che in Calabria non sono tutti delinquenti e collusi, ma che c'è chi lotta e che c'è chi combatte. Ho raccontato la mia esperienza per far conoscere le problematiche e magari lanciare qualche proposta. Cosa che ho tentato di fare. Proprio a un partito di sinistra, ho rilanciato la questione morale in politica, perché per me serve e pure tanto.

E la questione candidatura come nasce?

Io non ne sapevo niente, avevo ricevuto una quasi proposta, per la quale ho ringraziato. Anche se la vera proposta nasce dal Movimento 5 Stelle.

Davvero? Questa è una notizia...

Qualche sera prima rispetto alla presentazione delle liste. Un attivista molto importante dei 5 Stelle è venuto a trovarmi allo studio. Mi sono sentito onorato dell'attenzione che mi hanno riservato sia il Pd che il Movimento 5 Stelle. Con il Pd non se ne è più parlato, mentre ho rifiutato in maniera netta la proposta dei 5 Stelle. Non me la sentivo di affrontare una campagna elettorale in questo momento, con un processo aperto e non me la sentivo per il lavoro e per l'impegno che avrei dovuto dedicare. Ma c'era un fatto ancor più insuperabile: io non condivido tantissimi punti importanti del programma del Movimento 5 Stelle, quindi per la mia coerenza non avrei mai potuto accettare.

Hai amministrato un comune ad alta incidenza mafiosa. Che idea ha sull'annosa querelle sullo scioglimento dei consigli comunali?

La legge andrebbe migliorata. Non sempre il commissariamento riesce a migliorare le cose, ma è chiaro che se c'è un'Amministrazione che è condizionata, va estirpata. Non è possibile che la 'ndrangheta e le mafie in genere possano continuare a comandare laddove dovrebbe esserci l'espressione massima della democrazia. La cosa strana è che spesso di fronte allo scioglimento di un consiglio comunale non si riesca poi a trovare degli elementi penalmente rilevanti ed è paradossale: se c'è il condizionamento, c'è qualcuno che condiziona e qualcuno che si fa condizionare...

In conclusione, a che punto è la lotta in Calabria?

Io sono un ottimista. Una volta si parlava della 'ndrangheta si parlava sottovoce, oggi ci sono realtà che ne parlano con coraggio. Le cose stanno cambiando: quattro anni fa, quando ci sono stati gli arresti dopo le mie denunce, la domenica a messa i miei concittadini mi evitavano. E' stato terribile. La 'ndrangheta forse avrebbe voluto che noi fossimo andati via, ma noi siamo rimasti perché questa è la nostra terra. E siamo qui, anche grazie alla protezione delle Istituzioni. Adesso anche i miei concittadini vedono la presenza delle forze dell'ordine non come elementi ostili, ma come una normalità che non deve spaventare.

L'impresa più speciale è essere normale...

L'arma di distruzione di massa delle mafie è la cultura. Solo così si possono togliere nuove leve alla criminalità organizzata, proprio per questo ho accettato di raccontare la mia storia nelle scuole. Inizialmente dicevo no, volevo mantenere un profilo quasi anonimo, ma poi mi hanno fatto capire che raccontare era utile ad altro, non solo all'aspetto processuale e repressivo. E c'è una grandissima soddisfazione quando parli ai bambini e se quella giornata serve a salvare anche un solo bambino, io lo considero un grande successo.