Re David (Fiom Cgil) a Reggio Calabria: "Embraco? Imprese che scappano specialità italiana"

"La crisi non è superata. Ci sono alcune imprese che hanno ricominciato ad essere molto competitive, hanno fatto innovazione. E ce ne sono molte in cui la crisi ancora morde, tra l'altro in assenza di ammortizzatori sociali, tagliati sia dalla legge Fornero che dal jobs act. Ed è stata data molto più libertà di licenziamento. La questione della Embraco è un caso di scuola". Lo ha detto Francesca Re David, segretario nazionale della Fiom-Cgil, oggi a Reggio Calabria. "Le imprese, in questo Paese - ha aggiunto - possono decidere di prendere risorse, sostegno, e poi se ne vanno quando gli pare senza alcun tipo di vincolo. Questa è una specialità dell'Italia rispetto agli altri Paesi europei dove è molto più difficile decidere di andarsene. L'impresa deve rispettare tutta una serie di parametri".

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"Concorrenza sleale all'interno della stessa Europa? Questo succede da decenni. Sono contenta che sul caso Embraco il ministro Carlo Calenda si sia dato da fare. In Italia ci sono tantissimi casi Embraco. Noi siamo il secondo Paese industriale e manifatturiero d'Europa, concorriamo con i Paesi in via di crescita, che sono molto lontani da noi sulla questione dei costi".

"Sono convinta - ha aggiunto - che c'è un tema che riguarda il salario e le differenze di diritti. E si dovrebbe porre un problema in Europa sul fatto che anche i Paesi dell'Est devono avere gli stessi diritti. Che una concorrenza sui costi non è corretta. Non sono contenta del fatto che in Italia si agisca su queste cose per una azienda sì e per quattro no, secondo le indicazioni che arrivano al Ministero. Ci vorrebbe, anche da questo punto di vista, un'idea di politica più generale".

"Il Mezzogiorno continua ad essere un punto nodale. Non possiamo pensare che ci si possa occupare dell'innovazione e delle aziende virtuose quando abbiamo nel Mezzogiorno, ed in tutta Italia, tassi di disoccupazione altissimi. Non funziona così. Esiste una questione meridionale. Ed una cecità non vedere che non è possibile una economia che possa andare avanti senza un sistema integrato. Parlare al Sud di occupazione ed innovazione significa proprio mettere al centro questa idea".

"In un Paese frantumato e diseguale: il lavoro tra desertificazione industriale ed economia digitale". "In una fase di questo tipo - ha aggiunto - bisogna più di tutto partecipare anche alla progettazione, laddove è possibile a livello di nuove tecnologie, perché non sono neutre, dipende da come le si progetta. E poi, anche alla contrattazione una volta che si è nei luoghi di lavoro. Una cosa è se sono gestite solo da una parte, perché diventano tecnologie di controllo e di sfruttamento delle persone. Altra cosa è se servono a migliorare le postazioni, per migliorare il rapporto tra le persone umane e le macchine e gli strumenti con cui lavorano. La Fiom pensa che ci voglia la mediazione della contrattazione degli esseri umani, e dall'altra che non si possa dare sostegno alle imprese. I piani di superammortamento o di sostegno alle imprese che innovano, alle quali ritorna il 60% dell'investimento attraverso la fiscalità generale, quindi con i soldi di tutti. Ci deve essere un vincolo anche sull'occupazione e sul lavoro. Ci vuole un'idea di politica industriale e di politica di sistema che in questo Paese manca da almeno vent'anni".