Reggio, “Intelligence” al liceo classico "Campanella”. Caligiuri: “Uno dei primi esperimenti in Italia”

Campanella" di Reggio Calabria si terrà la conferenza stampa per la presentazione del corso su "Intelligence e cittadinanza attiva", che prepara, nell'ambito delle attività di Alternanza scuola-lavoro, alle attività promosse dal Laboratorio sull'Intelligence dell'Università della Calabria. Interverranno Mario Caligiuri (Direttore del Master in Intelligence dell'Università della Calabria e Maria Rosaria Rao (Dirigente Scolastico del Liceo Scientifico "Tommaso Campanella" di Reggio Calabria). Caligiuri ha in particolare evidenziato che si tratta forse del primo esperimento in Italia di sperimentazione di cultura della sicurezza in una scuola superiore, concretizzando il protocollo d'intesa che è stato sottoscritto nel novembre del 2016 tra gli allora Sottosegretario alle informazioni Marco Minniti e Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini. Il corso si svolgerà da gennaio a maggio 2018 ed è riservato alle quarte classi con relatori esperti della materia, da Mario Caligiuri (tra i primi a introdurre lo studio scientifico dell'intelligence negli atenei italiani) a Roberto Di Palma (Sostituto Procuratore DDA di Reggio Calabria), da Tito Lucrezio Rizzo (già Consigliere sulla Sicurezza della Presidenza della Repubblica) a Luciano Romito (Direttore del Laboratorio di Linguistica - UniCal), da Paolo Messa (Direttore del Centro Studi Americani) ad Alfio Rapisarda (Responsabile della Security dell'ENI), da Luca Pappalardo (Ricercatore del CNR Pisa) a Giuseppe Battaglia (Comandante Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria), da Alberto De Toni (Segretario Generale della CRUI e Rettore dell'Università di Udine) a Luciano Violante (Presidente emerito della Camera dei Deputati e Presidente di "italiadecide").

Perché affidare a dei liceali - e in particolare a studenti del Classico - così impegnative occasioni di riflessione sull'Intelligence?

Nell'epoca delle crescenti minacce informatiche e del terrorismo che opera in rete, la "società del controllo" è già realtà e la sorveglianza è ampiamente diffusa e distribuita: computer, telecamere, software per il riconoscimento facciale, banche dati che memorizzano dati sensibili. "Tra pochi anni - sostiene Caligiuri - i dispositivi virtuali saranno quattro volte superiori rispetto alla popolazione mondiale. Dunque l'intelligence non è già più materia esclusiva dei cosiddetti Servizi segreti e il concetto stesso di sicurezza nazionale si è ampliato ed esige un maggiore e diverso dialogo con la società civile".

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C'è, quindi, bisogno di professionisti come i data scientist che siano capaci di coniugare saperi scientifici e conoscenze umanistiche per interpretare efficacemente informazioni sempre crescenti che assumono sempre più le dimensioni di Big Data. L'operatore di Intelligence, l'esperto di Big Data è già adesso una delle figure più richieste nel mondo del lavoro: un po' informatico, un po' statistico, un po' economista, esperto di marketing e appassionato di comunicazione, ma soprattutto "un ermeneuta" – come argomenta Dario Antiseri – "perché quando entra in contatto con la notizia scritta, prima ancora di essere un analista, è un interprete e, in quanto tale, entra in rapporto con un testo che parla di cose, al quale si avvicina non come una tabula rasa, bensì con la sua pre-comprensione, cioè con i suoi pregiudizi, le sue pre-supposizioni e le sue attese, come ci ha insegnato Gadamer".

Ora, sappiamo bene – secondo Massimo Gramellini – che "chi impara a districarsi fra Tacito e Platone assimila una tecnica che potrà applicare a qualunque ramo del sapere e della vita. Latino e greco sono codici a chiave, che si aprono soltanto con il ragionamento e un'organizzazione strutturata del pensiero. Insegnano a chiedersi il perché delle cose."

Ecco il perché lo studio dell'Intelligence in un Liceo Classico italiano.