Forze dell’ordine che controllano altre forze dell’ordine: le tante “stranezze” nell’indagine sul quartier generale di Paolo Romeo

romeopaolo antoniomarra 500di Claudio Cordova - Sovrapposizione delle indagini, forze dell'ordine che controllano altre forze dell'ordine, auto-civetta con targhe non segnalate. Uno scenario nebuloso – e per questo in alcuni frangenti inquietante – quello che emerge dal racconto del maresciallo della Guardia di Finanza, Fabio Maurotto, escusso come testimone del pm antimafia Stefano Musolino nel procedimento "Gotha", che vede alla sbarra la masso-'ndrangheta reggina e che si celebra in dibattimento davanti al Tribunale presieduto da Silvia Capone. Il gruppo di finanzieri di cui fa parte Maurotto è tra i primi a indagare sul conto dell'avvocato Paolo Romeo, considerato a capo della cupola massonica segreta della 'ndrangheta. Si parte nel 2012 da un accertamento di natura fiscale nei confronti della Semac, azienda di riferimento della cosca Fontana di Archi (già coinvolta nell'affaire Leonia, ndr) e si arriva alla figura del commercialista Natale Saraceno, coinvolto nell'inchiesta e imputato nel collegato procedimento che si svolge con rito abbreviato. Proprio monitorando Saraceno si arriva all'avvocato Romeo e al Circolo Posidonia di Gallico, ritenuto dalla Dda di Reggio Calabria il quartier generale dell'associazione segreta che avrebbe deciso quasi tutto a Reggio Calabria e dintorni.

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Ma proprio a questo punto, secondo il racconto di Maurotto, inizierebbero le anomalie.

Siamo nel 2013 e i finanzieri notano una sovrapposizione delle indagini sul quartier generale di Paolo Romeo. E', in particolare, il Ros dei Carabinieri a intervenire, duplicando talvolta gli accertamenti: come nel caso dell'installazione di un dispositivo di rilevamento GPS a bordo della Toyota Yaris di Romeo, quando la Guardia di Finanza troverà sulla sua strada uomini del Ros, intenti a installare una microspia. Non è l'unica anomalia, comunque, dato che il maresciallo Maurotto racconta anche di controlli subiti da parte dei Carabinieri nella zona di Gallico e di autovetture con targhe non corrispondenti che seguivano gli spostamenti dei militari intenti a monitorare le attività di Paolo Romeo e del Circolo Posidonia.

All'interno di quell'immobile, che un tempo aveva ospitato il ristorante Fata Morgana, Paolo Romeo avrebbe disquisito delle dinamiche cittadine, decidendone diversi passaggi, anche in virtù della sua sterminata rete di relazioni. Ma, proprio in concomitanza con le stranezze raccontate dal maresciallo Maurotto, Romeo avrebbe preso l'abitudine di interrompere le proprie conversazioni, rimandando il prosieguo della conversazione a un bar ubicato nei pressi del Circolo: locale che la Finanza non riuscirà a mettere sotto intercettazione: "Abbiamo fatto un sopralluogo, ma, anche confrontandoci con la ditta che fornisce il materiale per le captazioni, verificammo che non fosse possibile monitorare il locale" racconta il maresciallo Maurotto.

Tra concomitanti presenze di altre forze dell'ordine e gli accorgimenti dell'avvocato Romeo, dunque, le indagini incontrano non poche difficoltà.

Circostanze inquietanti, soprattutto se si pensa – come è emerso dall'inchiesta – che alcuni soggetti considerati inseriti nell'associazione segreta reggina avevano comprovati e duraturi rapporti con membri del Ros dei Carabinieri. Come l'avvocato Marra, anch'egli imputato nel procedimento "Gotha", braccio destro di Paolo Romeo: da assiduo frequentatore del Circolo Posidonia, Marra, nel 2014, tronca bruscamente e senza apparenti motivazioni la propria presenza a Gallico, per trasferirsi nella sua residenza sull'isola di Vulcano, in Sicilia.