Appalto centro A.I.S.M. di Bova Marina: cinque condanne

bovamarinacentroaism600di Angela Panzera - Si chiude con cinque condanne il processo dell'appalto del centro "A.I.S.M." di Bova Marina. Al termine di una lunga e complessa attività dibattimentale il Tribunale reggino, presieduto da Domenico Armaleo, ha condannato il direttore dei lavori Francesco Maisano a tre anni e nove mesi di carcere mentre ammonta a quattro anni e nove mesi di detenzione la condanna inflitta al titolare della ditta "Archeo," Andrea Congiusta. A finire sul banco degli imputati anche i tre responsabili unici del procedimento che si sono succeduti nel tempo ossia Girolamo Mangiola, Salvatore Sergi e Marco Antonio Sergi. Per Salvatore Sergi, primo Rup fino a maggio del 2009, il Tribunale, così come invocato dall'accusa, ha dichiarato la prescrizione, mentre per Marco Antonio Sergi- secondo Rup in carica per circa sei mesi, ammonta a un anno e nove mesi la pena stabilita dal Collegio; per Mangiola- ultimo Rup- il Tribunale ha stabilito una condanna a un anno e sei mesi di carcere. Il Collegio infine, ha condannato a due anni e otto mesi di detenzione Giuseppe Giovanni Galletta, collaudatore tecnico-amministrativo del centro "A.I.S.M.".

--banner--

Alla luce della sentenza emessa dal Tribunale collegiale reggino ha retto in pieno l'impianto accusatorio sostenuto dal pm reggino Antonella Crisafulli.

I sei erano accusati, a vario titolo dei reati di falso, abuso d'ufficio e frode nelle pubbliche forniture. Questo centro, sarebbe dovuto diventare "un fiore all'occhiello" per l'intera fascia jonica della provincia reggina e soprattutto era nato per ospitare un importante centro sanitario in cui i numerosi malati di sclerosi multipla avrebbero potuto ricevere le cure e ed inoltre, i disabili che si sarebbero sottoposti ai cicli terapici avrebbero potuto sostare presso i locali della struttura insieme alle proprie famiglie. Allo stato dei fatti, la struttura risulta esser totalmente abbandonata e addirittura il terreno circostante, di circa tre ettari, è divenuto nel passato un pascolo abusivo di pecore e bovini Ritornando ai capi di imputazione, Maisano e Congiusta sono accusati di aver attestato falsamente, nel certificato di fine lavori rilasciato nel maggio del 2010, la regolare esecuzione dei lavori relativi alla costruzione del centro in netto contrasto con il reale stato di incompletezza e realizzazione delle opere in cantiere. Inoltre i due in concorso avrebbero anche attestato falsamente l'esecuzione di opere realizzate in eccesso rispetto a quelle effettivamente eseguite. Questi lavori infatti, riguarderebbero l'impianto di riscaldamento, l'impianto idrico antincendio, quello sanitario, l'elettrico e quello relativo alle antenne televisive. Andrea Congiusta, titolare della ditta "Archeo", che vinse la gara di appalto è accusato del reato di frode nelle pubbliche forniture ai danni della Comunità montana Versante Jonico Meridionale poiché avrebbe utilizzato materiali qualitativamente e quantitativamente inferiori rispetto a quelli pattuiti. Secondo l'accusa, la ditta "Archeo" o non eseguiva quanto imposto nel progetto o usava materiali scadenti. A riscontro di ciò vi è un'imponente consulenza tecnica, confluita nell'indagine, che ha registrato lo stato dei lavori ed in cui viene sottolineato che addirittura nei bagni non sono presenti i lavandini, i rubinetti e i servizi igienici. Niente di niente. Galletta invece, è accusato di falso, perché avrebbe attestato che le opere erano state seguite a regola d'arte e invece, per la procura della Repubblica, sono facilmente rilevabili la scarsa qualità del calcestruzzo impiegato, le numerose infiltrazioni presenti nel solaio e anche le condizioni di degrado dell'intera struttura. Mangiola, Maisano e Congiusta, sono accusati di abuso d'ufficio; nello specifico Mangiola e Maisano, non applicando la penale prevista nel progetto per il mancato rispetto del termine indicato per l'esecuzione delle opere avrebbero intenzionalmente recato alla ditta del Congiusta l'ingiusto vantaggio patrimoniale che ammonta a circa 33 mila euro. Ma la ditta riconducibile a Congiusta avrebbe "beneficiato" anche di altri presunti vantaggi patrimoniali. Lo stesso Mangiola e Congiusta hanno rimediato un'ulteriore accusa di abuso d'ufficio perché ammonterebbe ad un milione e settecento mila euro la cifra ingiustamente percepita dalla ditta "Archeo" che sarebbe stata pagata per un'opera palesemente incompiuta. Una vicenda quella del centro "A.I.S.M." che è venuta a galla grazie alla Procura reggina, ma anche grazie all'esposto firmato dai membri del comitato cittadino "pro costituendo Aism", presieduto dall'ex sindaco di Bova Marina Pino Autelitano, che nell'aprile del 2011 si recarono direttamente presso gli uffici giudiziario e denunciarono le gravissime condizioni di degrado e di abbandono, nonché l'incompletezza dell'opera. Un'opera che al momento è sinonimo di spreco di denaro pubblico e crocevia di interessi illeciti.

Il Tribunale, infine ha stabilito che i cinque imputati condannati risarciscano le parti civili ossia il comune di Bova Marina e l'associazione italiana sclerosi multipla, l'associazione appunto che assiste i malati di questa grave patologia "vittima" anch'essa della cattiva gestione dei fondi erogati per l'appalto del centro.