Villa San Giovanni: 55 indagati delle cosche Zito-Buda-Bertuca

villasangiovannitraghettialto600di Angela Panzera - La Direzione distrettuale Antimafia fa il punto sull' inchiesta "Sansone", l'inchiesta condotta dai Carabinieri nel dicembre dello scorso anno che ha decimato la cosca Condello, egemone nella periferia nord reggina, ma anche quelli della 'ndrina Zito-Buda-Bertuca attiva a Villa San Giovanni. Nei giorni scorsi infatti, i pm antimafia Giuseppe Lombardo e Walter Ignazzitto hanno spedito l'avviso di conclusioni indagine nei confronti dei 55 indagati. Le persone coinvolte nell'inchiesta sono accusate a vario titolo, di associazione mafiosa, detenzione illegale di munizioni ed armi comuni e da guerra, procurata inosservanza di pena, favoreggiamento personale, ma anche minaccia, danneggiamento e incendio, reati tutti aggravati dall'aver agevolato la 'ndrangheta. L'indagine "Sansone" ha anche smantellato la rete dei fiancheggiatori che hanno permesso al boss Domenico Condello, soprannominato "Micu u pacciu", di trascorrere una latitanza durata oltre 20 anni. Il suo arresto risale al 10 ottobre del 2012. La Dda avrebbe fatto luce inoltre, su almeno venti episodi estorsivi. Lavori piccoli, ma anche grandi opere pubbliche e private che in alcuni casi superavano il mezzo milione di euro, le cosche pretendevano che gli imprenditori si piegassero alle loro richieste. Ma non sempre gli imprenditori erano vittime. Ad essere accusati di associazione mafiosa sono i cugini Domenico e Pasquale Calabrese, per gli inquirenti gravitanti nell'orbita degli Zito-Bertuca. «Nella loro veste, è scritto nel fermo dell'indagine "Sansone", di soggetti imprenditoriali attivi nel settore dell'edilizia residenziale e non, oltre che nel settore delle pulizie, della disinfestazione, derattizzazione e sanificazione, hanno il compito di scrutare il panorama economico e di riferire al sodalizio di ogni nuova iniziativa affinchè i vertici facciano pervenire le richieste estorsive; Inoltre, sulla base di precisi accordi con il capo cosca Pasquale Bertuca si impegnavano a conferire - autonomamente ed automaticamente - parte dei guadagni e degli utili di impresa al sodalizio, senza sottostare ad alcuna forma di imposizione, ricevendone in cambio protezione». Per i pm i cugini Calabresi sono due imprenditori che sono vicino agli ambienti malavitosi tanto da poterli definire «pienamente partecipi degli assetti mafiosi ed assolutamente intranei alla cosca Zito-Bertuca».

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Ad aver ricevuto inoltre, l'avviso di conclusione delle indagini preliminari svolte a suo carico anche il medico Francesco Cellini. Il professionista ricopriva la carica di legale rappresentante della "Anphora" la cooperativa sociale che gestiva la clinica "Nova Salus" di Canitello, sequestrata dai Carabinieri su ordine della Dda guidata da Federico Cafiero De Raho. Cellini è indagato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. All'esito del blitz "Sansone" condotto contro le cosche Condello, Zito e Bertuca, la Dda reggina aveva chiesto l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Per il gip distrettuale Antonino Laganà però non c'erano gli estremi giuridici affinché l'indagato venisse arrestato. Il sequestro però della struttura all'epoca risultó assolutamente necessario. «La condotta di Cellini- scriveva il gip nell'ordinanza- si presenta reiterata e di consistenza tale da meritare l'attivazione dell'apposito procedimento di prevenzione personale e reale, ma non di tale gravità da integrare il delitto contestato di concorso esterno in associazione mafiosa. Per quanto emerge dagli atti, non è qui messa in discussione l'esistenza di un "sinallagma" tra i "servizi" resi al gruppo e i correlativi vantaggi dallo stesso ottenuti, ma non si apprezza "l'entità" del contributo operato dalla condotta dell'indagato ai fini di consolidamento e sviluppo della cosca Bertuca tale da integrare l'ipotesi concorsuale». Il gip però non si risparmió e stigmatizzó il comportamento tenuto dal medico che per molto tempo, secondo i pm Ignazitto e Lombardo, avrebbe aiutato alcuni esponenti delle cosche reggine e di Rosarno, nonché avrebbe visitato i latitanti Giovanni e Pasquale Tegano, ad uscire dal carcere attraverso il ricovero presso la sua clinica. «Non pare esservi dubbio dell'assoluta consapevolezza dell'indagato- chiosava il gip- di rapportarsi e favorire la cosa Bertuca ( e gli altri interessati che a questa si rifanno per gli stessi fini) sia alla luce dell'affermazione indicata per cui sono primariamente interessati a recarsi presso la clinica gestita dall'indagato solo i soggetti detenuti in carcere ( e non certamente chi à già ai domiciliari) senza contare che Cellini si rapporta non solo con i fratelli Bertuca, ma anche con altri "sodali del gruppo" (Liotta per esempio) a cui chiede all'occorrenza "favori" quale univoco segno della consapevolezza dell'indagato di agire con compartecipi del gruppo Bertuca-Zito(..)La cosa "ancora più grave"- che legittima l'urgente attivazione della procedura di prevenzione, sono poi i "faori ( di natura non meglio specificata) che il Cellini richiede ai Bertuca (e ai sodali della cosca) laddove Liotta "riprende" il medico "ricordandogli" che non si possono assumere due atteggiamenti diversi quando si "chiede" e quando di contro "si dà" ( Liotta: oggi si ricorda e domani si dimentica?). E ancora si devono sottolineare gli "omaggi" che in occasione delle festività Cellini è solito ricevere dal vertice "in persona" della cosca». Comportamenti gravi quindi, ma che per il gip non furono sufficienti a spedirlo in galera.

Durante l'interrogatorio svoltosi davanti al gip, subito dopo il fermo eseguito dai militari dell'Arma del comando provinciale reggino, uno degli indagati decise di intraprendere un percorso di collaborazione con la giustizia. L'indagato Vincenzo Cristiano, infatti diventó a tutti gli effetti un "pentito" è attualmente si trova inserito all'interno di un programma di protezione. Anche per Cristiano i pm hanno chiuso le indagini a suo carico. Vincenzo Cristiano, detto "Enzo", è accusato di essere un uomo del clan Zito-Buda-Bertuca attivo a Villa San Giovanni e dintorni. L'accusa mossa nei suoi confronti è quella di associazione mafiosa in particolare, si legge nelle carte dell'inchiesta "Sansone", di essere un «partecipe dell'assetto mafioso facente capo alla cosca Zito-Bertuca, con il compito di trasmettere- su disposizione del Bertuca- i messaggi della cosca agli imprenditori cui veniva richiesto il pagamento del pizzo e di curare le relazioni con gli affiliati alla cosca Codello, al fine di procurare degli incontri chiarificatori fra i referenti delle due cosche di 'ndrangheta, per concordare il riparto dei proventi illeciti ed evitare una duplicazione delle richieste estorsive». In buona sostanza faceva da trait d'union fra le due 'ndrine. Il tutto per evitare di chiedere due volte le estorsioni agli imprenditori che le cosche avevano scelto di vessare.

L'elenco degli indagati:

1. Araniti Carmelo, classe 1957

2. Battaglia Michele, classe 1982

3. Benestare Angelo, classe 1962

4. Bertuca Felicia, classe 1955

5. Bertuca Pasquale, classe 1957

6. Bertuca Pietro, classe 1970

7. Bertuca Vincenzo, classe 1950

8. Bonforte Domenico, classe 1972

9. Buda Santo, classe 1944

10. Calabrese Domenico, classe 1953

11. Calabrese Pasquale, classe 1953

12. Cellini Francesco, classe 1951

13. Condello Domenico, classe 1956

14. Condello Domenico, classe 1972

15. Condello Luciano, classe 1946

16. Cotroneo Attilio, classe 1959

17. Cristiano Vincenzo, classe 1967

18. Falcone Grazia, classe 1963

19. Ficara Gioele, classe 1994

20. Filoso Pietro, classe 1977

21. Fortugno Sebastiano, classe 1963

22. Giustra Francesco, classe 1978

23. Idone Alessandro, classe 1981

24. Idone Antonino, classe 1976

25. Laganà Fortunato, classe 1958

26. Latella Giacomo, classe 1956

27. Liotta Alfio, classe 1955

28. Malara Giovanni, classe 1972

29. Marcianó Giuseppe, classe 1979

30. Marra Renato, classe 1952

31. Megale Roberto, classe 1982

32. Megale Sebastiano, classe 1980

33. Morgante Roberto, classe 1968

34. Oliveri Antonio, classe 1981

35. Oliveri Giovanni, classe 1976

36. Palermo Andrea, classe 1991

37. Plutino Antonino, classe 1970

38. Riniti Antonino, classe 1962

39. Ripepi Giuseppe, classe 1983

40. Romeo Maria Caterina, classe 1951

41. Saccà Giorgio, classe 1958

42. Scappatura Giuseppe, classe 1961

43. Scarfone Alberto, classe 1989

44. Scarfone Rocco, classe 1989

45. Scopelliti Francesco, classe 1988

46. Sottilaro Antonino, classe 1946

47. Sottilaro Francesco, classe 1976

48. Sottilaro Vincenzo, classe 1985

49. Sottilotta Lorenzo, classe 1964

50. Tegano Bruno Antonino, classe 1973

51. Vazzana Andrea Carmelo, classe 1969

52. Vermiglio Giuseppe, classe 1957

53. Versace Francesco Maria, classe 1994

54. Viglianisi Domenico, classe 1961

55. Zito Domenico, classe 1954