Ritiro deleghe, PCI: "Falcomatà caccia la Marcianò e si elimina dalla politica"

Il primo cittadino, accecato dall'invidia e dal risentimento, ritira le deleghe al "'suo" assessore più trasparente e prestigioso e,dal punto di vista politico,praticamente si suicida .
Per anni la Marciano' e' stata celebrata dal Sindaco e dai suoi scadenti coriferi come il non plus ultra della legalità, della competenza e della trasparenza, un talento assoluto, ma improvvisamente ci viene descritta come una modesta , quanto provinciale, arrivista, non degna di far parte di una giunta formata da autentici fenomeni.
Attendiamo , con curiosità, la reazione dei vertici nazionali del P D, i quali , a questo punto, dovrebbero porsi il problema se per caso hanno commesso un madornale errore ad aver cooptato,nella massima assise nazionale, un elemento ritenuto, dal suo sindaco, inidoneo a stare in una giunta comunale di una piccola città di provincia.
Noi, fossimo la Marciano', ribalteremmo subito la situazione in segreteria nazionale e porremmo la questione negli stessi termini in cui e' stata posta , dal sindaco, nei suoi confronti : "o me o lui", lasciando alla massima struttura di scegliere chi è' veramente incompatibile con l' appartenenza nel partito.

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La stragrande maggioranza della gente ha perfettamente compreso che il provvedimento di allontanamento non ha nulla di politico, ma che si tratta invece di una vile e becera vendetta personale dettata da una inconcepibile invidia infantile, e che, allontanando la giovane assessora, si allontana anche la competenza e la trasparenza da un assessorato strategico, per anni dominato del malaffare.
Si prospettano, per la città , tempi tristissimi; rimane solo la speranza che il tempo che rimane per la prossima tornata elettorale cittadina trascorra velocemente e senza produrre danni irreversibili per consentire alla gente di sottrarsi da una iattura simile. La nota di Avv. Salvatore Chindemi, Responsabile per le politiche della città metropolitana per il PCI.