Il sigillo della Cassazione sulla strage di Duisburg

1786828 strangiodi Angela Panzera - «Come già accaduto successivamente alla cosiddetta strage del 1 maggio 1993, anche dopo la cosiddetta strage di Duisburg del 15 agosto 2007 la 'ndrangheta sanluchese, con il coinvolgimento attivo di quella provinciale, ristabiliva l'ordine violato dalla degenerazione della guerra di mafia tra i Pelle-Vottari e i Nirta-Strangio; degenerazione che costituiva, per le inevitabili conseguenze in termini di esposizione mediatica e di assedio da parte delle forze dell'ordine, un gravissimo pericolo, una vera e propria metastasi, per gli interessi superiori dell'intera organizzazione. Non di autentica "pace" si era trattato, dunque, ma di una cinica tregua imposta dalla comune "ragion di 'ndrangheta"». Sangue lavato con altro sangue. La partita doveva essere pareggiata ed è per questo che da San Luca la scia d’odio e l’eco del rancore è emigrato in terra tedesca. Ad ogni costo. Sono i giudici della Corte di Cassazione a metterlo per iscritto nelle motivazioni della sentenza con cui il nove giugno dello scorso anno è stato confermato l’ergastolo per Giovanni Strangio ossia il giovane sanluchese dagli occhi di ghiaccio ritenuto l’autore e l’ideatore della mattanza tedesca, avvenuta a Duisburg il 15 agosto del 2007, e in cui furono uccisi sotto una pioggia di proiettili sei giovani, originari della Locride, ossia Tommaso Venturi, Francesco Giorgi, Francesco Pergola, Marco Pergola, Marco Marmo e Sebastiano Strangio. Una sanguinaria guerra in cui per anni sono state contrapposte le potenti famiglie mafiose dei Pelle-Vottari da un lato e Nirta-Strangio dall'altro e che nel giugno scorso ha visto porre il sigillo da parte della Cassazione. Gli Ermellini, oltre a confermare l’ergastolo per Strangio, hanno però annullato senza rinvio invece, le condanne rimediate da Sonia Carabetta, punita in Appello a 9 anni di carcere e Antonio Pelle, classe 1988 ,che invece era stato condannato a 12 anni di detenzione. Entrambi gli imputati uscirono quindi assolti da ogni accusa. L’ergastolo inoltre fu confermato per i fratelli Francesco e Sebastiano Vottari, riconosciuti colpevoli della cosiddetta Stage di Natale in cui perse la vita Maria Strangio. Carcere a vita anche per Francesco Nirta e Giuseppe Nirta, classe 1940, condannati in via definitiva per l’omicidio di Bruno Pizzata. Annullato invece con rinvio, ad un’altra sezione della Corte d’Assise d’Appello reggina, l’ergastolo per Francesco Pelle alias “Ciccio Pakistan”, accusato di aver preso parte all’organizzazione della Strage di Natale. Per lui i giudici capitolini confermarono “solo” la condanna per associazione mafiosa. Definitive le condanne infine, sempre per associazione mafiosa, a 14 anni di carcere per Giovanni Luca Nirta e a 12 anni per Sebastiano Romeo.

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La Corte d’Assise di Locri, che dispose il carcere a vita per Giovanni Strangio, riteneva che la "strage" di Duisburg, anche sotto il profilo della causale, portasse la firma dei Nirta-Strangio e costituisse l'ennesimo, anche se indubbiamente il più grave, atto di risposta all'omicidio di Maria Strangio I giudici di primo grado identificarono in Strangio uno dei quattro killers autori dell'azione omicidiaria di Duisburg sulla base del quadro indiziario ulteriormente rafforzato dal riconoscimento personale operato al dibattimento dal teste Walter Tomee che identificò nello Strangio la persona che lo invitò “a chiudere il becco” e ad allontanarsi dal luogo dell'agguato. Questa conclusione, è stata condivisa successivamente dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria e adesso dalla Cassazione. In tutti e tre gradi di giudizio quindi è stato valutato positivaente l’impianto accusatorio sostenuto, prima durante le indagini e poi durante il processo di primo grado, dai pm Nicola Gratteri, Federio Perrone Capano , Adriana Fimiani e Francesco Tedesco.

“Tutti i reati per i quali Giovanni Strangio ha subito condanna - ovvero la partecipazione ad associazione di tipo mafioso; l'omicidio pluriaggravato e la detenzione e porto di armi, sono dei reati per i quali- scrive la Suprema Corte- legittimamente lo Stato ha esercitato la propria giurisdizione, ai sensi dell'articolo 15 della Convenzione delle Nazioni Unite contro il crimine organizzato transnazionale, ratificata con legge 16 marzo 2006, n. 146. Questi reati, infatti, sono stati tutti commessi da un cittadino italiano; sono stati commessi solo in parte fuori dal territorio dello Stato (la 'ndrina Nirta-Strangio pur operando in varie zone del territorio italiano ed anche all'estero è connotata dallo specifico radicamento territoriale nel Comune calabrese di San Luca) e sono stati commessi (l'omicidio plurimo) in danno di cittadini italiani”. In buona sostanza è stato giusto e doveroso celebrare in Italia, e precisamente a Locri, il processo sulla strage avvenuta in terra tedesca, ideata e compiuta dal giovane sanluchese.