di Angela Panzera - Definitive le condanne sulla cosche Aquino e Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica. La seconda sezione della Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibili i ricorsi di sette imputati del troncone ordinario del processo "Circolo Formato" condotto dalla Dda contro vertici e affiliati alle cosche accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa e di reati in materia di droga. La Suprema Corte ha quindi sancito la definitività delle condanne per Cosimo Agostino (11 anni di reclusione in Appello), Nicola Pignatelli (11 anni), Domenico Agostino (18 anni e 3 mesi), Fabio Agostino (11 anni e 6 mesi), Francesco Ieraci (10 anni e 6 mesi), Ernesto Mazzaferro (12 anni e 6 mesi), Giuseppe Tuccio (13 anni e 6 mesi di carcere). Per tutti gli altri imputati alla sbarra, fra cui l'ex sindaco Rocco Femia- condannato in secondo grado a 10 anni di reclusione- la Cassazione ha disposto la trattazione del processo in una nuova data. Essendo tutti imputati a piede libero, ed essendoci stata l'astensione dei difensori in questi giorni in protesta nazionale, per loro l'udienza verrà discussa nelle prossime settimane. Al momento quindi si chiude con un'importante sentenza di condanna il processo condotto contro due delle 'ndrine più importanti della Locride, 'ndrine capaci di condizionare le elezioni e le istituzioni democratiche così come sostenuto dalla Dda dello Stretto. Dopo l'arresto di sindaco ed assessori, a Marina di Gioiosa Ionica fu nominata una commissione prefettizia e poi l'ente fu sciolto per le ingerenze esercitate della criminalità organizzata. L'operazione, condotta a maggio 2011 dalla squadra mobile di Reggio Calabria e coordinata dalla Dda reggina, fu chiamata "Circolo formato" poiché, durante le indagini, una squadra della polizia fu direttamente testimone di un battesimo di 'ndrangheta. Adesso quindi una parte del troncone ordinario dell'inchiesta supera lo "scoglio" della Cassazione che però nell'aprile dello scorso anno aveva invece annullato con rinvio le condanne emesse dalla Corte d'Appello reggina per gli imputati che invece avevano scelto di essere giudicati in abbreviato.
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Il 18 luglio del 2014 la Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Iside Russo aveva condannato a 9 anni di carcere Vincenzo Commisso, a 10 anni e 8 mesi Guerino Mazzaferro, a 9 anni, 9 mesi e 10 giorni di reclusione Salvatore Novembre; 12 anni e 4 mesi di carcere furono inflitti invece a Rocco Mazzaferro mentre ammontava a 9 anni la condanna disposta per Giuseppe Oppedisano, a 12 anni quella per Domenico Tarzia, a 9 anni e 8 mesi per Salvatore Frascà , a 11 anni per Luca Mazzaferro, difeso dagli avvocati Emanuele Genovese e Eugenio Minniti, a 6 anni e 8 mesi per Giuseppe Pugliese. La Suprema Corte inoltre ha annullato, assolvendolo quindi definitivamente, la condanna inferta a Francesco Marrapodi, l'ex assessore ai lavori pubblici del comune di Marina di Gioiosa Jonica, difeso dall'avvocato Leone Fonte, per cui i giudici di Piazza Castello avevano confermato quanto comminato dal gup ossia 6 anni e 6 mesi di reclusione. All'esito del processo d'Appello poi a Salvatore Coluccio furono confermati i 3 anni inflitti in primo grado. Assolti invece per non aver commesso il fatto Silvano Pugliese (12 anni in primo grado), Raffaele Scali (6 anni in primo grado); assoluzione anche per Vincenzo Gargiulo che in primo grado era stato condannato a 11 anni mentre per Rocco Totino sono cadute alcune accuse e rispetto ai 18 anni e 8 mesi di carcere del primo grado in Appello la condanna è ammontata a 2 anni di carcere e 6 mila euro di multa.
Tutte queste condanne quindi sono state annullate con rinvio sia per il reato di associazione mafiosa nonché quelle comminate per i reati aggravati dal metodo e dall'aver agevolato alla 'ndrangheta.
Adesso sarà un'altra sezione della Corte d'Appello a celebrare nuovamente il processo "Circolo Formato", un processo abbreviato che però verrà celebrato comunque una conferma piena, da parte della Suprema Corte, per i sette coimputati del troncone ordinario. Un dato processuale certamente verrà preso in considerazione dai giudici della Corte d'Appello in sede di rinvio.