Reggio: gli studenti del "Panella" incontrano i detenuti di Arghillà

Stamattina, presso il Carcere di Arghillà, si è conclusa la prima fase del progetto "Giovani dentro, Giovani fuori", che ha visto il coinvolgimento degli studenti dell'Istituto "Panella Vallauri" e i detenuti delle Carceri reggine. Ad aprire e coordinare l'incontro è stato Mimmo Nasone, docente e referente di Libera, che ha ringraziato i quaranta studenti che hanno partecipato al progetto e i detenuti che hanno scelto di aderirvi volontariamente. L'intento del progetto era di aprire uno spazio di confronto e uno scambio di esperienze tra gli studenti delle ultime classi del "Panella-Vallauri" e i detenuti, liberandosi dai facili pregiudizi e dalle semplificazioni. L'obiettivo in tal senso è stato pienamente centrato, ha precisato Nasone, "gli studenti hanno avuto l'occasione, di aumentare la propria consapevolezza di cittadini e di comprendere che anche le persone che commettono degli errori hanno diritto a compiere un percorso di piena riabilitazione sociale". La coordinatrice del Progetto, Patrizia Surace, complimentandosi con gli studenti, ha illustrato gli step del progetto che ha previsto anche la somministrazione di un test iniziale per sondare la percezione dei concetti di legalità e illegalità. "Somministreremo ai ragazzi ulteriori test anche per verificare l'efficacia del percorso" ha precisato la dott.ssa Surace "al fine anche di verificare un eventuale cambio di opinione nei ragazzi a seguito del loro confronto diretto con i detenuti". E' intervenuto anche il Commissario della Polizia Penitenziaria, Domenico Paino, che ha sottolineato il forte valore di prevenzione del progetto, rammentando a studenti e detenuti l'importanza di incontri e scelte di vita che possono essere determinanti; "ciò che è doloroso dentro il carcere non è tanto il rumore della porta che si chiude alle proprie spalle, ma lo strazio dei familiari. Per questo è necessario conoscere la dimensione carceraria, per avere maggiore consapevolezza e compiere scelte responsabili."

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Il progetto ha avuto il supporto concreto dell'agenzia di comunicazione Iamu.it che ha realizzato un breve video documentario sapientemente diretto da Sergio Conti. "Non un video spot – ha precisato Conti – bensì un racconto reale fa comprendere la percezione che i giovani hanno della sofferenza di chi vive recluso. Nelle video-interviste gli studenti hanno dimostrato grande sensibilità ma pongono anche degli interrogativi importanti." Interrogativi ai quali hanno fornito delle prime risposte Angelica Incognito e Daniela Tortorella, entrambe Magistrati di Sorveglianza, che hanno sottolineato l'occasione offerta agli studenti di conoscere concretamente la dimensione carceraria, di confrontarsi con i detenuti, ascoltare le loro dirette testimonianze, capire che le braccia della comunità devono sempre essere aperte. "Va perseguita una strada orientata verso la cultura – ha dichiarato la dott.ssa Incognito – perché cultura e legalità vanno di pari passo". "Lo spirito del Codice è di creare una osmosi tra carcere e comunità, – ha aggiunto la dott.ssa Tortorella – il reato e la devianza in generale sono spesso la conseguenza di fattori che non scegliamo, come ad esempio l'impossibilità di accedere allo studio o il vivere in contesti di marginalità sociale".

Il bilancio positivo del progetto è stato evidenziato dalla Dirigente scolastica dell'Istituto "Panella-Vallauri" Anna Nucera che ha esortato i suoi studenti: "A volte, certe scelte si compiono in una frazione di secondo; questa esperienza di confronto così forte e dirompente con i detenuti deve aiutarvi proprio quando vi ritroverete in quella precisa frazione di secondo, quando dovrete compiere scelte che si ripercuoteranno nella vostra vita, ricordandovi sempre che niente è mai del tutto perduto e anche allorquando si commettono degli errori c'è sempre una seconda possibilità di riscatto. Spero che ogni studente possa portare con sé questa esperienza e raccontarla agli amici e ad altri giovani."

"L'esperienza positiva di dialogo tra Scuola e Carcere non termina qui – ha assicurato Mario Nasone, referente del Centro Comunitario AGAPE, che ha fortemente promosso il progetto che è stato sostenuto dalla Regione Calabria – un ulteriore evento finale attende i ragazzi per la fine di Maggio e si lavorerà da subito per estendere le modalità di azione".

"E' una pratica che non deve limitarsi solo alla provincia di Reggio Calabria – ha concluso l'Assessore regionale Federica Roccisano – ma deve allargarsi su scala regionale per continuare a costruire comunità educanti ed una Calabria aperta ed inclusiva".