Processo "Toro", chiesta la conferma delle condanne per la cosca Crea di Rizziconi

Toghe500di Angela Panzera - «Confermare le condanne per la cosca Crea». Lo has richiesto ieri, alla Corte d'Appello reggina, presieduta da Bruno Muscolo con a latere Francesca Di Landro e Stefania di Rienzo, il sostituto procuratore generale Giuseppe Adornato impegnato a sostenere l'accusa nel processo di secondo grado scaturito dall'inchiesta "Toro". Il pg ha infatti invocato la conferma della sentenza emessa dal Tribunale di Palmi. All'esito del processo di primo grado il Collegio presieduto da Antonio Battaglia ha inflitto 20 anni di carcere al boss Teodoro Crea,15 anni ciascuno ai suoi figli Giuseppe e Domenico. Per il pg anche in Appello i tre imputati vanno condannati. Nelle scorse udienze il pg Adoranto aveva chiesto e ottenuto la deposizione del collaboratore di giustizia Maurizio Maviglia il quale ha riferito di aver appreso della consegna di un carico di armi consegnato ai Crea dopo l'attentato subito dal boss Teodoro. Nel frattempo poi il Collegio ha acquisito la sentenza, emessa dalla Cassazione, che ha confermato il 18 gennaio scorso la condanna per la 'ndrina di Rizziconi relativa al tentativo estorsivo perpetrato all'ex consigliere Pasquale Inzitari e ai suoi due soci Rosario Vasta e Ferdinando De Marte, imprenditori che avevano messo in piedi il centro commerciale "porto degli Ulivi".

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La Suprema Corte ha infatti confermato quanto deciso in Appello ossia sono divenute definitive le condanne a 8 anni di carcere a Teodoro Crea, 7 anni a Giuseppe e Domenico Crea. Le vicende del processo "Toro" sono infatti, strettamente collegate alla storia della maxiestorsione di 800mila euro che il clan Crea ha imposto ai tre soci Devin - Pasquale Inizitari (poi condannato nell'operazione Saline per concorso esterno in associazione mafiosa a 3 anni e quattro mesi), Ferdinando De Marte e Rosario Vasta - per la costruzione del centro commerciale di Rizziconi. Struttura sorta su terreni comprati dalla Devin proprio dai Crea. Una indagine divisa in due tronconi, quella della Dda di Reggio Calabria, partita dall'ipotesi che la Devin potesse essere una società attraverso la quale i Crea ripulissero denaro sporco, poi allargata, con Toro, al sistema mafioso rizziconese. Nel prosieguo delle indagini, però, gli investigatori riuscirono a capire che Inzitari, De Marte e Vasta erano oggetto delle richieste estorsive di Domenico e Giuseppe Crea, su mandato di Teodoro.