'Ndrangheta-curva Juve, Agnelli deferito dalla Procura federale: "Inaccettabile"

Cura Juve nuova 1"Alcuni si sono esercitati in ipotesi riguardanti il cambio del management della Juventus. Mi dispiace deludervi, ma questo gruppo dirigente, formato dal sottoscritto, dal vicepresidente Pavel Nedved, dall'ad Giuseppe Marotta e dal direttore sportivo Fabio Paratici, ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo". Annuncia il suo deferimento e poi va all'attacco. Il presidente della Juventus Andrea Agnelli anticipa tutti e dice di essere stato deferito nel procedimento sui presunti rapporti tra i boss della 'ndrangheta e la curva, nato sulla base dell'inchiesta della Procura di Torino, che si è conclusa senza conseguenze per il club bianconero. Un provvedimento "inaccettabile, frutto di una lettura parziale e preconcetta nei confronti della Juventus e non rispondente a logiche di giustizia", ha tuonato Agnelli, rendendo noto di avere ricevuto la notifica. Con il presidente bianconero sono stati deferiti l'ex dirigente Francesco Calvo, il security manager Alessandro D'Angelo e il manager della biglietteria Stefano Merulla.

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"Anziché limitarsi a contestare eventuali irregolarità nella vendita dei biglietti - è l'osservazione del presidente della Juve - la Procura Federale ha emesso un deferimento nel quale il mio nome e quello dei nostri dipendenti rivestirebbe un ruolo di 'collaborazione' con la criminalità organizzata". Agnelli ha scelto la sala stampa dello Juventus Center, a Vinovo, per leggere una lunga dichiarazione. "Difenderò - ha detto - il buon nome della Juventus che per troppe volte è stato infangato o sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva". Sul caso è intervento John Elkann, presidente di Exor, la holding della famiglia Agnelli: "Sono certo che la piena disponibilità della Juventus a collaborare con la giustizia farà emergere la totale estraneità della società". Elkann ha colto l'occasione per "ribadire la mia totale fiducia nell'operato di mio cugino Andrea, che ha guidato la Società e il suo gruppo dirigente fino ad oggi, e che continuerà a farlo anche in futuro". Agnelli ha ripetuto di "non avere mai incontrato boss mafiosi. Se alcuni di questi personaggi hanno oggi assunto una veste diversa agli occhi della giustizia penale, - ha spiegato - questo è un aspetto che all'epoca dei fatti non era noto, né a me, né a nessuno dei dipendenti della Juventus. E se qualcuno potrebbe opporre che gli ultras e i loro capi non sono stinchi di santo, condivido ma rispetto le leggi dello Stato e queste persone erano libere e non avevano alcuna restrizione a frequentare lo stadio e le partite di calcio". Agnelli sarà sentito dalla commissione Antimafia, dove mercoledì prossimo proseguirà l'audizione del legale del club bianconero, Luigi Chiappero. "La Juventus, i suoi dipendenti e il sottoscritto - ha sottolineato ancora Andrea Agnelli - non ha nulla da nascondere o da temere. Nei mesi scorsi i dipendenti della Juventus hanno collaborato con la Procura di Torino in veste di testimoni, veste che è stata sottoposta a un controllo invasivo e meticoloso, e non è mai mutata. Erano testimoni e sono rimasti testimoni fino alla chiusura delle indagini penali".