"Fiore": regge in Appello l'accusa contro i Gallico di Palmi

Toghe500di Angela Panzera - Regge in secondo grado del processo "Fiore", celebrato contro la cosca Gallico di Palmi. Ieri la Corte d'Appello reggina ha confermato le condanne rimediate, all'esito del primo grado, da Domenico Nasso, Ivan Nasso, Rocco Bartuccio, Rocco Brunetta Emanuele Cosentino e Antonino Gallico. Lieve sconto di pena per Loredana Rao condannata a sette anni di carcere, rispetto agli otto rimediati in primo grado. Antonino Cosentino passa invece, da una condanna a 9 anni e 7mila euro ad una di sette anni di reclusione e 10 mila euro di multa.

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Si è chiuso ieri quindi con oltre mezzo secolo di carcere il secondo grado del processo, celebrato con il rito abbreviato, nei confronti degli otto
imputati finiti nell'inchiesta "Fiore" messa a segno dalla Squadra Mobile della Questura reggina e dagli agenti del commissariato di Palmi, coordinati dalla Dda dello Stretto. In primo grado il gup Davide Lauro ha comminato 6 anni e 8 mesi di carcere, più 5 mila euro di multa per Rocco Bartuccio, 4 anni e 4 mesi, e 1800euro di multa, per Rocco Brunetta, 7 anni e 5mila euro di multa a Emanuele Cosentino, 5anni e 4mesi di carcere, 12 mila euro di multa, a Antonino Gallico. Infine il gup Lauro condannò Domenico Nasso a 7anni e 4 mesi di reclusione e 6mila e 800 euro di multa e Ivan Nasso a 8 anni e 6 mila euro di multa. II collegio dei difensori era composto tra gli altri dai legali Guido Contestabile, Davide Barillà e Gianfranco Giunta. Alla luce di queste condanne disposte dalla Corte d'Appello reggina regge in pieno l'impianto accusatorio sostenuto durante il processo di primo
grado dal pm antimafia Adriana Sciglio. Gli imputati alla sbarra erano accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e altri
reati. Dall'indagine è emerso infatti che c'era chi chiedeva un "fiore" per la famiglia e chi in modo esplicito cercava un aiuto economico per i parenti carcerati.

Per la Dda reggina, e adesso anche per i giudici di secondo grado, queste richieste però, erano estorsioni in piena regola perpetrate agli imprenditori di Palmi e territori vicini dalla cosca Gallico. L'operazione scattata nel novembre del 2013, e chiamata appunto "fiore", è stata realizzata
grazie al lavoro incessante dei poliziotti. Diversi imprenditori e commercianti, convocati in commissariato, hanno confermato di avere
subito estorsioni dal clan Gallico. Attraverso quelle testimonianze, la procura distrettuale ha emesso il decreto di fermo. La cosca Gallico quindi, a causa degli arresti prima, e delle condanne dopo, rimediate nel processo "Cosa mia" aveva, secondo l'accusa, bisogno di denaro. C'erano troppi parenti detenuti e la famiglia aveva bisogno d' aiuto. E queste richieste d'aiuto economico alla luce della decisione dei giudici di secondo grado sono costate davvero care agli imputati. Con la sentenza emessa ieri a Reggio Calabria i Gallico rimediano un'altra batosta giudiziaria. E l'inchiesta è frutto del lavoro dei pm antimafia Roberto Di Palma e Giovanni Musarò, premiato anche questa volta dai giudici di secondo grado che oltre alle condanne hanno disposto il risarcimento nei confronti della parte civile ossia l'imprenditore Giuseppe Cilona. Ci vorranno 90 giorni affinchè la Corte depositi le motivazioni delle sentenze, ma quel che è certo che anche questo processo risulta essere un successo per l'Antimafia reggina.