“Reggio all’avanguardia nell’accoglienza dei migranti”

Confmigrantidi Natale Iracà-Avanguardia dell'accoglienza. Il Comune di Reggio, attraverso il sindaco e gli assessori delegati, snocciola dati e allontana le accuse di città poco accogliente, arrivate dopo i noti servizi sulla tv nazionale. Quasi tre anni di attività sono stati rendicontati questa mattina nel salone dei lampadari di palazzo San Giorgio. A fianco del sindaco Falcomatà, c'erano: il consigliere delegato alla protezione civile, il socialista Antonio Ruvolo; l'assessore alle Politiche sociali, Lucia Nucera; i titolari alle deleghe relative a legalità, Angela Marcianò, e Ambiente, Giovanni Muraca. Ad offrire i dati di carattere generale, ha pensato il sindaco, Giuseppe Falcomatà. I migranti arrivati in riva allo Stretto dal 2014 a oggi sono stati 48mila. «È come se un'altra città fosse arrivata nelle nostre coste. Gli sbarchi sono stati continui e costanti. 46mila migranti - chiarisce il primo cittadino - sono rimasti in città, mentre altri 2mila sono statiaccolti in altri centri della provincia». Oltre all'accoglienza, contemporaneamente, è stato necessario definire le regole. I risultati dicono che «Reggio Calabria fa scuola su procedure, sbarchi, accoglienza e inclusione. A poche chilometri da noi - il riferimento è al Veneto - in regioni con benessere superiore al nostro, viene vietata l'iscrizione ai nidi a chi non è veneto da due generazioni. Questa non è soltanto una violazione della Costituzione ma anche dei diritti umani». Reggio, inoltre, è centro di primissima accoglienza, ma ha dovuto fare di necessità virtù.«Dopo le visite mediche, i migranti avrebbero dovuto essere trasferiti nelle città sede di centri di accoglienza. Avremmo potuto girarci dall'altro lato - ancora il sindaco - Naturalmente non l'abbiamo fatto. Il nostro è un popolo che sa cosa significa chiudere col laccio la valigia». Non avendo strutture idonee, il Comune ha dovuto reperirne delle altre da adattare, «come il teatro di Rosalì», che era «pronto per essere inaugurato». Adesso, tutte queste sedi adattate (come lo Scatolone, la palestra di Archi e il teatro di Rosalì) «saranno restituite a loro normale utilizzo».

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Il Comune, inoltre, si è occupato di dare degna sepoltura alle 74 vittime del mare.«Ci siamo fatti carico di tutto - rivendica il sindaco - anche di un luogo dove andarli a piangere questi nostri morti. Quelle salme non hanno un numero, ma un nome. Ogni 3 giugno - l'annuncio - sarà per la nostra città la giornata dedicata alle vittime del mare. I nostri figli dovranno sapere come la città ha affrontato un determinato periodo storico». Il sindaco, in sede Anci, chiederà che gli sbarchi non siano dislocati solo tra Calabria, Sicilia e Puglia, ma che coinvolgano anche «Liguria, Lazio, Marche e Veneto». «Il concetto è che fare tutti di più, significa fare meglio». Sulla fase di sbarco, invece, è stato Ruvolo a spiegare come le operazioni abbiano «impegnato 1.500 volontari in tre anni». «Prima - afferma il consigliere - le operazioni si concludevano nell'arco di qualche ora, adesso si arriva fino a due giorni. Il numero di migranti arrivati negli ultimi anni è stabile e in flessione - ancora Ruvolo - mail lavoro per gli uffici non è più semplice perché aumentano sempre i minori non accompagnati». A snocciolare i numeri sulle spese affrontate, invece, è stata l'assessore Marcianò. «Le cifre spese dall'amministrazione comunale per l'accoglienza sono ingenti e non sono state ancora rimborsate - puntualizza - Ci sono state decine e decine di interventi quotidiani. Nel solo 2016 abbiamosostenuto 470mila euro di spese non rimborsate. Ci sono stati problemi sanitari ingenti. Ci siamo fatti carico, inoltre, delle spese di sepoltura per le 74 salme, per altri 100mila euro». L'etichetta di Reggio città non accogliente, è smentita anche dal giudizio dello Stato. «Abbiamo visto riconosciuto - annuncia l'assessore - un premio da 400mila euro che serviràper ristrutturare palestra di Archi e Scatolone». A spiegare la situazione dello Scatolone, è stato l'assessore Muraca. «Lo Scatolone doveva essere una struttura aperta per due o tre giorni - spiega il titolare alle Politiche ambientali - Ci rendiamo conto che c'erano difficoltà, ma non potevamo fare altrimenti. C'era un gruppetto di sette-dieci persone, sulle 107 totali, che voleva andare a Roma o Milano e ha protestato e poi danneggiato la struttura. In molti sono stati bene e non volevano andar via».